La mia Europa
Mario Nava, Direttore DG Financial Stability, Financial Services and Capital Markets Union, Commissione Europea
Il periodo del mio esame di maturità, giugno 1985, ha coinciso con il Consiglio europeo di Milano tenutosi al Castello Sforzesco poco distante dal mio liceo. Quel Consiglio ha gettato le basi per il mercato unico, poi diventato legge dal 1992 e realtà nei decenni successivi. Mentre preparavo la maturità, nell'afosissimo giugno milanese, divoravo con enorme curiosità tutte le notizie che riuscivo a ottenere su cosa succedeva dentro il Castello. Mi era chiarissimo che la Bocconi, cui mi sarei iscritto a settembre, mi avrebbe aiutato a traghettare dal latino e dal greco (meravigliose scuole di vita) al policy making europeo. Questo sogno si è nutrito e ha preso forma concreta durante gli anni dell'università e del Ph.D quando ho maturato la certezza che candidarsi a un concorso europeo e lavorare nelle istituzioni era il miglior modo per far fruttare e rendere alla società civile tutto quanto di buono avevo ricevuto durante gli anni di scuola e università.
Dal giorno in cui ho iniziato a lavorare a Bruxelles, il primo settembre 1994, sono passati 25 anni. Ho visto l'Europa passare da 12 a 28 stati (e ora, forse, a 27?), ho visto susseguirsi 5 presidenti e innumerevoli commissari, e ho cambiato 9 posti di lavoro, sempre nei settori economico finanziario, con crescenti livelli di responsabilità. Ma soprattutto ho visto l'Europa, la nostra casa, il nostro mondo, cambiare e migliorarsi. Telefonare, viaggiare, studiare, lavorare, acquistare, investire, pagare, sono solo alcune delle cose che nel 1994 erano essenzialmente attività nazionali e ora sono diventate europee, creando così incredibili opportunità per tutti e soprattutto per i giovani. L'Unione Europea ha assicurato il più lungo periodo di pace e il livello più alto di prosperità mai ottenuto in questo continente, garantendo ai suoi cittadini uno stile di vita (limitate diseguaglianze sociali, buon bilanciamento lavoro-vita privata, abitudini alimentari sane, attenzione all'ambiente ecc.) che è invidiato in tutto il mondo. Non è un risultato che si può dare per scontato. È un risultato che va difeso e mantenuto ogni giorno.
Lavorare nelle istituzioni europee è incredibilmente eccitante. In 25 anni, never a dull day! I colleghi offrono una ricchezza di culture e conoscenze inimmaginabile in qualunque contesto nazionale, il che permette un confronto aperto e costruttivo. C'è un agire e un sentire comune che pervadono i comportamenti e le azioni di tutti. Il paradosso è proprio questo: la diversità culturale fa l'Unione degli intenti, ciò che unisce è il perseguimento dell'interesse pubblico. Le alte competenze e la professionalità rendono l'ambiente di lavoro competitivo ma in modo sano e stimolante. Non c'è tempo e modo di abbandonarsi a ripicche e dispetti, come può accadere nelle amministrazioni nazionali. Ho sempre percepito il lavorare nelle istituzioni come una grandissima fortuna professionale, ma anche come un dovere civico e sociale verso il resto della popolazione e verso i nostri figli e nipoti. Per lavorare nelle istituzioni bisogna crederci, bisogna avere la passione per l'Europa che permette di andare col cuore, e non solo con la legge e col cervello, al di la delle difficoltà. Viva e grazie Europa!
Guido Fara, Auditor, European Court of Auditors
E' stata proprio la nostra università, nel 2012, a fornirmi l'opportunità di conoscere il mondo delle istituzioni europee attraverso un tirocinio estivo a Bruxelles presso la Direzione generale della concorrenza. Sin da quell'esperienza, mi sono presto reso conto che l'attività lavorativa non si esaurisce nei compiti istituzionali quotidiani, ma rappresenta un esempio tangibile di collaborazione ed impegno comune per risolvere sfide ormai troppo grandi per i singoli Stati membri.
Nel mio attuale ruolo di performance auditor alla Corte dei Conti Europea, mi interrogo ogni giorno, al fianco di colleghi appassionati provenienti da tutta l'Unione, su come rendere più efficace l'azione dell'Unione Europea e il suo impatto positivo verso cittadini e stati membri, ben consapevole della necessità di migliorare molti aspetti, ma certo di dare il proprio contributo per il ruolo chiave che l'Unione continua a giocare nello sviluppo di un'Europa più prospera, coesa e libera da conflitti.
Andrea Enria, Presidente del Consiglio di Vigilanza della Banca centrale europea
Lavorare per l'Europa è per molti versi entusiasmante: ci si trova impegnati alla frontiera dei temi più rilevanti nei dibattiti sulle politiche pubbliche, in qualunque campo; consente di lavorare a contatto con colleghi di grande qualità provenienti da tutti i paesi dell'Unione, in una formidabile contaminazione di culture; nonostante processi decisionali spesso pesanti e difficili, si ottengono risultati concreti e visibili. La partecipazione attiva al progetto europeo rende il lavoro appassionante. Jean Monnet diceva che nulla è possibile senza gli uomini (e io aggiungerei le donne), nulla è durevole senza le istituzioni. Grandi uomini e donne si sono adoperati per realizzare il sogno di un'Europa unita. Oggi più che mai abbiamo il dovere di assicurarci che questo sogno duri nel tempo.
Guido Bichisao, Director Institutional Strategy Department, European Investment Bank
Dopo una lunga esperienza nell'area finanza, negli affari istituzionali e nel credito nella Bei credo che lavorare per l'Europa e una sua istituzione possa essere qualificato da quattro concetti . Decisione per consenso: il sistema decisionale si fonda sul principio del bilanciamento delle forze e del controllo incrociato. La consultazione dei servizi interni di un'istituzione e, in Europa, delle diverse istituzioni che la formano, permette di soppesare tutti gli aspetti necessari a una decisione articolata anche se questo implica la ricerca di un compromesso. Respiro internazionale: oltre a lavorare e interagire in un ambiente multilinguistico e multiculturale, un'istituzione europea interagisce con una moltitudine di attori nazionali e internazionali, privati e pubblici. Costruzione europea: il respiro internazionale permette la ricerca seria di soluzioni adeguate ai problemi sociali, economici, di sviluppo e innovazione che richiedono la comprensione di tutti gli aspetti rilevanti contribuendo allo sviluppo di una Ue più efficace. Economic diplomacy: l'Europa si presenta spesso divisa nei rapporti internazionali. Le istituzioni europee lavorano per presentarla in modo più coeso bilanciando la promozione dell'internazionalizzazione delle nostre imprese con la necessità di ridurre gli squilibri mondiali fonti di tensioni sociali e politiche, promuovendo i valori e gli standard a noi propri. Lavorare per l'Europa significa immaginare il futuro e contribuire a renderlo migliore sapendo che "il futuro significa perdere quello che si ha ora e veder nascere qualcosa che non si ha ancora" (Haruki Muakami).
Maria Bianchi, Economic analyst at the European Commission, Directorate-General for Economic and Financial Affairs
Inizio, crescita e superare i confini. È questo che lavorare per l'Europa alla Commissione Europea significa per me. Inizio, perché ho dato il via alla mia carriera professionale alla Commissione Europea, in un ambiente vivace, dinamico e internazionale nel cuore dell'Europa.
Crescita perché, in meno di due anni, ho acquisito una conoscenza profonda di come le decisioni dell'Unione vengono prese e di come vengono preparate le posizioni della Commissione. Ho avuto l'opportunità di collaborare con colleghi ed 'esperti nazionali' provenienti da tutti gli stati membri. Sono costantemente messa alla prova da punti di vista differenti e dalla necessità di coniugare opinioni diverse in una posizione unitaria finale.
Superare i confini perché vivere all'estero, imparare una nuova lingua, viaggiare liberamente tra le città europee sia per lavoro che per tempo libero mi ha permesso di considerare l'Europa la mia casa, e i valori europei i miei stessi principi.
Mi sento privilegiata e onorata di far parte del progetto europeo, non solo per tutte le opportunità di crescita personale e professionale, ma anche (e soprattutto) perché sono consapevole che il fine ultimo del mio lavoro non è nient'altro che l'interesse e il benessere di tutti i cittadini europei.
Chiara Landolfo, Advisor to the Director, European Parliament
Da laureata Clapi, lavorare per l'Unione Europea rappresenta uno degli sbocchi naturali del mio percorso di studi. Ho scelto di trasferirmi a Bruxelles nel 2010 grazie al programma di tirocini Schuman del Parlamento Europeo.
Qui ho dato inizio alla mia esperienza professionale all'interno degli uffici amministrativi della Direzione comunicazione del Parlamento, dove tutt'ora lavoro occupandomi di controllo interno e gestione delle risorse. Lavorare per l'Europa significa per me contribuire ad un'amministrazione efficiente, mettendo al servizio delle istituzioni europee le competenze acquisite in Bocconi in termini di efficacia dei processi, orientamento al risultato e accountability. Significa anche rappresentare il mio paese oltre i confini nazionali in un'ottica di qualità ed eccellenza, applicando rigorose metodologie di analisi e gestione della performance per comunicare attivamente sui risultati concreti ottenuti dal Parlamento europeo.
Infine lavorare per l'Ue significa avere un contatto diretto con i cittadini europei, in particolare con i giovani, al fine di informarli e sensibilizzarli sul perché sia cruciale esercitare il proprio diritto di voto alle prossime elezioni europee del 23-26 maggio.
Alessandro Malchiodi, Policy Officer, European Commission
è un grande onore, ed il coronamento di una vocazione che ho coltivato in Bocconi. Mi basta chiudere gli occhi per trovarvi assonanze: la necessità di riconciliare punti di vista diversi, coi tanti lavori di gruppo al Velodromo a fare da palestra; il dialogo tra teoria, nel ricordo del timore quasi reverenziale degli uffici dei professori, e pratica della formulazione delle politiche pubbliche, che ahimè non è materia da libro di testo, ma deve comprendere le analisi per potersene alimentare; la proficua tensione tra prospettive europee e nazionali, simile a una replica in scala di quella tra macro e micro, per cui porto in dote il curriculum accademico; la complessità del diritto comunitario, da scomporre grazie ai docenti che hanno anteposto il ragionamento alle nozioni; il confronto con la varietà di culture che animano l'Unione, allenato dalle lingue studiate in via Calatafimi e dalle valigie preparate per gli scambi; e, in fondo, anche l'istinto che serve per alzare la mano in un'aula gremita in via Sarfatti ed azzardare una risposta alla domanda di un professore, così come per proporre un'intuizione per uscire dall'impasse in una riunione a Bruxelles!
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