
Credere in se stesse è la ricetta del successo
Alle superiori aveva fatto ragioneria perché, se non avesse proseguito con gli studi, avrebbe comunque avuto in mano un diploma spendibile sul mercato del lavoro. Ma sua madre la vedeva farmacista, un ruolo che, in una cittadina tutto sommato piccola come Tortona, le avrebbe conferito anche un certo prestigio sociale. Ma Paola Pianciola voleva viaggiare, capire il mondo e la nostra società e frequentare nel frattempo un percorso di studi universitari che in futuro le avrebbe dato questa possibilità. Come, per esempio, economia e soprattutto la Bocconi, di cui alcuni amici le avevano parlato molto bene.
“Allora non c’erano le iniziative di orientamento che ci sono oggi”, ricorda Paola Pianciola, “le informazioni si raccoglievano soprattutto attraverso le conoscenze. Ho deciso di fare il test, l’ho passato e mi sono iscritta a Economia aziendale, indirizzo pubblica amministrazione. Mi interessava molto conoscere i meccanismi che regolano il funzionamento della cosa pubblica, anche se non ho mai avuto il desiderio di trovare lavoro in quell’ambito, perché il meccanismo dei concorsi non fa per me”. La tesi, nel 1996, era sul turismo ecosostenibile, tema all’avanguardia in quei tempi: “Sì, era una tesi sperimentale sul tema dell’ecosostenibilità in alcuni ambiti dell’economia. Mi è sempre piaciuto cercare cose nuove, stimolanti, che potessero avere un grande impatto sulla vita delle persone”, dice ancora Paola Pianciola. “Allora c’era anche una scarsissima letteratura sull’argomento”. Finiti gli studi in Bocconi, vola a Parigi, per un master a Hec: “La mia idea era andare a Parigi e sistemarmi in centro, invece finisco in questo campus lontanissimo, non si vedeva neanche la Torre Eiffel. Però sono stati anni bellissimi, quelli dei primi stage, con le aziende che venivano in università a cercare gli studenti, una cosa che in Italia non era così abituale. Incomincio a lavorare nel settore della consulenza, poi per Vivendi collaboro ai primi progetti internet applicati ai telefonini e all’ambito della sanità”, continua.
Fino a quando il suo manager dell’epoca non le chiede di seguirlo in una nuova avventura, aprire cioè un incubatore finanziato da Vivendi e finalizzato a lanciare progetti online realizzati da startup. L’avventura dura qualche anno, poi il rientro in Italia, dove un imprenditore francese, siamo nel 2006, le chiede di lanciare Smartbox: “Era allora una realtà molto piccola anche in Francia, dove era appena partita. In Italia siamo passati in tempi molto rapidi da 0 a 100 milioni di fatturato, con due team, uno a Milano e uno a Roma. Poi abbiamo preso in mano la Svizzera, la Germania, la Spagna, arrivando a circa 500 milioni di fatturato prima del Covid, che ha influito pesantemente sul settore, costringendoci a ristrutturare e a vendere alcune filiali”. Nel 2020 Paola Pianciola era diventata Ceo di Smartbox Group, ma il mondo nel frattempo era cambiato rapidamente e nel 2023 decide di lasciare: “Quando nel 2006 abbiamo cominciato il mondo non era così interfacciato, adesso le tecnologie sono accessibili a tutti, tutto il transato del mondo del turismo passa attraverso piattaforme tecnologiche. Quello che faccio con la mia nuova società, JungleGift, che ho creato l’anno scorso, è lavorare in White label per le aziende che già hanno un brand riconosciuto e dei prodotti esperienziali di qualita’. Offro la mia esperienza e mi occupo al 100% del loro business di cofanetti regali (fabbricazione, logistica, distribuzione, gestione, vendite, promozione e visibilità). In più sono anche business angel e lavoro con diverse startup”. Prima manager, adesso imprenditrice e business angel: che consigli può dare Paola Pianciola alle studentesse che incominciano a programmare il proprio futuro? “Ci sono settori ancora quasi completamente maschili, come quello dei business angel ma anche della finanza, per esempio. Altri, come le startup, in cui la presenza femminile è più numerosa. In quasi tutti i casi però la presenza femminile si assottiglia più si sale verso il vertice della piramide, anche se le statistiche dicono che, in Italia come in Francia, la situazione per le donne stia lentamente migliorando. La paura di non farcela, di non essere all’altezza, è molto più presente nella testa delle ragazze rispetto ai loro colleghi maschi e quindi spesso rinunciano ad ambire a posizioni che invece avrebbero le qualità per ricoprire. Io dico loro di non accontentarsi, di non cercare mai soluzioni che siano una via di mezzo ma di perseguire sino in fondo i propri obiettivi. Anche se sono molto sfidanti”.
