Quanto pesa la reputazione delle imprese negli appalti
Gli appalti pubblici rappresentano una parte importante dell'economia europea, pari al 15% del Pil. La Direttiva 2014/24/UE ha introdotto la possibilità di escludere dalla procedura i fornitori che hanno avuto comportamenti scorretti e prevede che l'aggiudicazione avvenga tramite una molteplicità di parametri legati non solo al prezzo. Si è così aperto uno spiraglio all'introduzione di meccanismi di premialità per le aziende che si sono distinte nell'esecuzione di precedenti appalti. Tali incentivi reputazionali possono infatti essere efficaci per migliorare le performance. Nel working paper Past Performance and Procurement Outcomes, Francesco Decarolis ha analizzato con Riccardo Pacini e Giancarlo Spagnolo i risultati di un esperimento condotto da una società multiservizi del Centro Italia. L'assegnazione del 25% del punteggio in base a un sistema di rating dei fornitori che si occupano della manutenzione della rete elettrica ha generato risultati estremamente significativi.
"Nell'arco di un anno, la conformità ai parametri contrattuali di qualità del lavoro e di sicurezza è salita dal 25% all'80%", spiega Decarolis. In una prima fase, caratterizzata da grande competizione fra le aziende, il miglioramento della qualità si è accompagnato a un calo dei prezzi. In un secondo momento, la qualità si è stabilizzata e i prezzi sono aumentati fino al 9%. "Un'analisi costi-benefici ha dimostrato che tale aumento non ha eroso il guadagno ottenuto grazie al miglioramento delle performance". Eppure il sistema europeo continua a vedere con sospetto il rating d'impresa, laddove negli Stati Uniti si tiene conto delle performance pregresse da un quarto di secolo circa. "C'è il timore di favoritismi e corruzione e che questi meccanismi disincentivino la formazione di un mercato unico europeo, favorendo i fornitori locali già vincitori di precedenti appalti".
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