Contatti
Università

Formare studenti a prova di futuro

, di Andrea Celauro
Il ruolo dell'Universita' nella ricerca e nella societa', il desiderio di portare a compimento il percorso verso un grande Ateneo delle scienze sociali, l'aspirazione di lasciare un segno positivo nel mondo generando nuove idee e formando giovani pronti per tutte le sfide: il nuovo rettore Francesco Billari e la sua squadra di dean si raccontano

C'è un ricordo che torna prepotente alla memoria di Francesco Billari quando gli si chiede dove abbia avuto origine il suo interesse per la demografia, della quale è ordinario all'Università Bocconi: la sua tesina di quinta elementare sulle lingue più parlate del mondo e per la quale studiò e mise insieme i dati di ogni paese, poiché "non esisteva una statistica già pronta". Così facendo, già allora stava unendo quegli elementi lo avrebbero accompagnato per la vita: la passione per i dati, per la geografia e per lo studio del mondo attraverso lo studio delle persone. Mancava un luogo da sentire come casa, in cui poter dare forma e sviluppo a tutto questo. Questo luogo è diventato la Bocconi. Una casa dalla quale esce per alcune esperienze internazionali, tra le quali la leadership di un gruppo di ricerca nell'allora neonato Max Planck Institute for Demographic Research di Rostock e la direzione del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Oxford. Ma una casa ("di cui desidero prendermi cura") nella quale fa sempre ritorno e che, dal primo novembre, guida in qualità di rettore.

Cosa vede nel futuro della sua Università?
L'ambiente esterno cambia molto rapidamente, noi dobbiamo reagire sia in termini di ricerca che di didattica. Nella ricerca dobbiamo essere in grado di anticipare le tendenze e fare ricerca che possa cambiare, anche di poco, le traiettorie della società. Nella didattica, dobbiamo essere in grado di formare studenti 'future proof', a prova di futuro. Ragazzi pronti alle prossime tendenze del mondo del lavoro. Ma anche studenti che vogliano avere un impatto positivo nella società.

Quale elemento di innovazione vorrebbe portare?
Il compimento della Bocconi come grande università globale che si occupa di scienze sociali in senso ampio. Per questo dovremo occuparci di scienze cognitive e comportamentali, esplorando il modo in cui le persone prendono le loro decisioni in diversi ambiti e momenti.

Importante in questo senso sono i role model e i maestri a cui ispirarsi. Quali sono stati i suoi?
Carlo Maccheroni e Giuseppe Micheli, per la demografia. Quando sono rientrato in Bocconi dopo la prima esperienza all'estero, Michele Cifarelli, che mi ha chiamato proprio per occuparmi di quella parte di statistica più orientata a descrivere il mondo. E Lorenzo Peccati, che mi ha trasmesso molto dell'amore per la Bocconi e mi ha sempre consigliato.

E fuori dall'Ateneo?
La mia relatrice della tesi di dottorato, Fausta Ongaro, che mi ha trasmesso il rigore e la serietà nella ricerca.

Quali role model vorrebbe incontrassero in Bocconi gli studenti?
Professori e leader che al di là delle loro competenze e del loro ruolo in azienda o in istituzioni abbiano come obiettivo quello di costruire un mondo in cui le nuove generazioni possano vivere e crescere. Che mettano al centro i valori dell'inclusione in ogni azione. Non importa se lavorano nella Finanza o nelle Organizzazioni non governative: tutti dobbiamo concorrere a ridurre le disuguaglianze e a rendere il mondo più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Abbiamo bisogno di donne e uomini in grado di lasciare un'impronta positiva sul mondo e che siano di ispirazione per i giovani.

Dai role model al modello di Università...
Penso che il ruolo di un'università come la Bocconi sia fondamentale nel formare manager e leader di imprese e istituzioni che siano capaci di prendere le innovazioni e trasferirle a valle alla società. Facciamo l'esempio di un vaccino: è un bene che lo si inventi, ma se poi non si ha la capacità di diffonderlo a tutti, non abbiamo risolto la sfida per la società. Ma questo è possibile solo se la didattica è strettamente collegata alla ricerca. Bocconi si è consolidata come research university cioè università che genera idee.

Cosa rappresenta quindi la ricerca per lei?
Un modo per contribuire alla formulazione di quelle politiche che plasmano la società. Ciò non vuol dire che serva soltanto la ricerca applicata. La chiave della ricerca Bocconi, per esempio, sta nel suo bilanciamento tra la ricerca di base, teorica, visionaria, proiettata al futuro, e la ricerca applicata, che ha impatto sull'economia e sulle imprese.

Il tema demografico è un tema caldo per il nostro paese. Sente di avere una responsabilità, in quanto demografo?
I demografi sono stati molto bravi a comunicare la cosiddetta 'demografia lenta', ossia quella che parte dall'idea che società sia caratterizzata da megatrend che cambiano molto lentamente. Ma esiste anche una demografia veloce: la demografia non è esogena, è anche conseguenza delle politiche. Tutto ciò che succede in Italia in termini di comportamenti delle famiglie dipende anche dalle decisioni politiche. Se vogliamo cambiare una popolazione, ripopolare un'area o rallentare lo spopolamento, dobbiamo pensare a migrazioni verso quei luoghi. Sento quindi il dovere, come demografo, di studiare e raccontare l'impatto della demografia veloce.

Da demografo ha sempre usato i dati per la sua ricerca. Qual è il loro reale valore oggi?
Max Roser è un economista che ho avuto il privilegio di conoscere durante il periodo che ho trascorso lavorando all'Università di Oxford. È uno startupper delle idee e dei dati. Nel 2011, quando aveva 28 anni, ha fondato OurWorldinData.org, una piattaforma online che è ad accesso libero e che "presenta i dati e la ricerca necessaria per fare progressi". Ogni mese diversi milioni di persone accedono alla piattaforma, usata da giornalisti, funzionari e politici. I dati oggi sono alla base della ricerca e quindi del progresso. Dobbiamo imparare ad usarli sempre meglio e soprattutto non averne paura.

Dal Max Planck a Oxford: cosa ha imparato da queste esperienze?
A Rostock mi sono proposto per quella che allora sembrava una posizione folle per i criteri italiani: leader di un gruppo di ricerca con un budget separato. Ma di fatto è il modello che avrebbe poi dato forma ai progetti dell'ERC, l'European Research Council. Serve puntare sulle buone idee e far crescere così i ricercatori. A Oxford, da direttore di Dipartimento si è responsabili tanto della parte accademica, quanto della parte amministrativa. Quindi ha significato fare un bagno di realismo nel dover gestire il trade off tra l'eccellenza accademica, che a Oxford si dà per scontata, e il budget. Oxford non può permettersi di pagare i salari di Harvard o Stanford, pur vendendo un pacchetto che è attraente e che viaggia costantemente nelle prime tre posizioni al mondo.

I diversi ruoli che ha ricoperto in Bocconi possiamo dire che siano stati una palestra, un allenamento verso il ruolo che oggi ricopre.
Nel 2005 nasceva il progetto del Centro Dondena per la ricerca sulle dinamiche sociali e io venivo chiamato a occuparmi della sua creazione. Il Centro, lanciato nel 2006, prendeva l'approccio statistico e lo applicava a temi importanti come la mobilità sociale, le dinamiche demografiche, il gender, l'inclusione, le famiglie. Tutti temi che allora non erano così mainstream. Soprattutto, decollano due concetti fondamentali per la Bocconi di oggi: l'interdisciplinarietà sui temi portanti e l'ampiezza disciplinare. Possiamo dire che nel mio ruolo di startupper di allora c'era già in nuce l'esperienza che dovrò affrontare come rettore.

L'esperienza e la responsabilità nel capire e gestire un'istituzione le arrivano anche da altre esperienze. Che ruolo hanno avuto i compiti di prorettore allo sviluppo, nel 2009 e di prorettore alla faculty, nel 2016?
Con il primo ruolo, nel quale fui chiamato dal rettore Guido Tabellini per rilanciare il fundraising (altro elemento che è presente nel piano strategico), ho avuto modo di prendermi cura concretamente della Bocconi, imparando a conoscerne tutte le anime e a dialogare con tutti. Il secondo ruolo, come prorettore alla faculty nel rettorato di Gianmario Verona, mi ha permesso di contribuire alla missione di attrarre i migliori talenti, in un periodo in cui l'Università stava puntando sull'allargamento dello spettro disciplinare e sulla qualità della faculty.

Tre ruoli che portano l'università a guardare fuori dalle proprie mura...
A un'università spetta il compito di coltivare il pensiero di base (inclusa la ricerca 'teorica') e quello 'applied', con una forte attenzione al secondo aspetto, proprio per non incorrere nel rischio di trasformarsi in una torre d'avorio. Alla società e alle istituzioni spetta invece il compito di finanziare non solo ricerca direttamente applicabile ma infrastrutture e ricerca teorica perché solo generando nuove idee si possono trovare soluzioni innovative. Tra università e aziende devono esserci reali rapporti di partnership che tengano insieme entrambe le dimensioni.

L'impatto delle idee che si generano passa anche attraverso i propri studenti...
Serve aumentare la diversità della propria community, essere inclusivi e quindi agire come motore di mobilità sociale. In questo la Bocconi sta facendo tanto con borse di studio, agevolazioni e progetti verso giovani che difficilmente avrebbero la possibilità di scegliere università di eccellenza. Faremo ancora di più. Inoltre, l'aspirazione è poter fare sempre di più anche a livello internazionale, accogliendo persone da paesi in difficoltà e rifugiati. Ragazze e ragazzi che hanno una motivazione a migliorare il mondo che è contagiosa, sia nei confronti degli altri studenti, sia verso le altre componenti della comunità Bocconi.

Fin qui lo studioso. Ma chi è Francesco Billari?
Una persona molto attenta ad ascoltare gli altri. All'esterno posso apparire molto tranquillo, posato, in realtà sono mosso dalla passione, in tutto. Oltre alla ricerca, sono due le cose che mi fanno battere il cuore: l'Inter e il vino, che ho approcciato con la stessa intensità con cui mi avvicino a un nuovo progetto di ricerca: raccogliendo dati e studiando. Oggi sono sommelier e degustatore.

elena carlettiantonella carùstefano caselli
catherine de vriesandrea fosfurichiara fumagallimyriam mariani
paolo pinottipaola profetaCarlo SalvatoPietro Sirena