Venticinque novembre, un giorno che si tinge di rosso
Nel nostro paese, il simbolo della lotta alla violenza sulle donne è il rosso. Il colore del sangue. Lo stesso colore delle 33 paia di scarpe, Zapatos rojos, allineate nel 2009 a Juarez dall'artista messicana Elina Chauvet per richiamare l'attenzione di una città che divorava le sue figlie. Scarpe che da allora sono divenute uno dei simboli della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre, ma che non sono l'unico simbolo rosso scelto per ricordare i numeri agghiaccianti della violenza di genere. Nelle città di molti paesi, tra cui l'Italia, questa memoria è esemplificata anche da un altro simbolo: una panchina. Un luogo fisso, di sosta, per focalizzare l'attenzione su una tragedia che continua a consumarsi ogni giorno. In Bocconi, questa panchina rossa è proprio al centro del campus.
Nel mondo, la violenza contro le donne interessa una donna su tre. In Italia, i dati Istat mostrano che un terzo delle donne ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Nel 62,7% dei casi, gli stupri sono commessi da partner. Il Rapporto Istat del 2019 sulle donne vittime di omicidi riporta che, delle 111 donne uccise in quell'anno, l'88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare, il 49,5% dei casi dal partner attuale, l'11,7%, dal partner precedente, il 22,5% da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da amici o colleghi. Dati confermati anche dal Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato al 6 marzo 2022, secondo cui in Italia nel 2021 sono stati 119 gli omicidi con vittime di sesso femminile (117 nel 2020) e 103 sono state le donne uccise in ambito familiare/affettivo (nel 2020 sono state 101). Guardando poi al resoconto dei primi due anni di applicazione del cosiddetto Codice Rosso, che nel 2019 ha introdotto nuove fattispecie di reato e perfezionato meccanismi di tutela delle vittime, preoccupante è l'incremento dei casi di revenge porn: secondo il resoconto della Polizia Criminale, +45% di casi.
"Purtroppo, la violenza contro le donne e la violenza domestica sono aumentate durante la pandemia, la cosiddetta "pandemia ombra", in particolare durante i periodi di blocco", spiega Paola Profeta, prorettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità dell'Università Bocconi. "C'è un problema culturale che va affrontato, insieme a un problema economico: avere un reddito per le donne e un lavoro che sia parte della loro identità è un modo forte per prevenire o uscire dalla violenza. La ricerca suggerisce che dobbiamo investire in programmi che contrastino la mascolinità e gli stereotipi tossici e in politiche che sostengano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. L'Università Bocconi è fortemente impegnata a promuovere una cultura della parità di genere e a rimuovere gli stereotipi". Tra le altre iniziative, all'interno dell'Università è attivo un servizio di counseling (www.unibocconi.it/counseling; counseling@unibocconi.it) a disposizione di chiunque cerchi un aiuto o desideri confrontarsi anche su questi temi.
Ed è proprio per promuovere anche un cambio culturale che crei consapevolezza e che permetta di invertire il trend della violenza che, con la risoluzione 54/134, le Nazioni Unite hanno istituito nel 1999 la Giornata internazionale della lotta alla violenza sulle donne prendendo simbolicamente come data il 25 novembre. In quel giorno del 1960, nella Repubblica Dominicana, tre attiviste, le sorelle Mirabal, vennero stuprate, torturate e uccise dalla polizia del dittatore Rafael Leónidas Trujillo.
Nella risoluzione, l'Onu – riaffermando come debba intendersi per violenza contro le donne, "qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o possa provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica che in quella privata" – ha invitato "i Governi, le agenzie, gli organismi, i fondi e i programmi pertinenti del sistema delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali e non governative a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne".
La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare come la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani.