Contatti
Opinioni

Il ritorno di Lula in Brasile

, di Antonella Mori - ricercatrice presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche
Il presidente, eletto dopo una dura battaglia con Bolsonaro, ha promesso che governera' per tutti i brasiliani. Solo il tempo dira' se ci sara' riuscito

Sarà Luiz Inácio "Lula" da Silva a governare il Brasile dal 1° gennaio 2023 dopo aver battuto il Presidente Jair Bolsonaro lo scorso 30 ottobre. Prima volta che in Brasile un Presidente in carica non viene confermato per un secondo mandato e prima volta che un Presidente governerà per la terza volta, essendo Lula già stato Presidente dal 2003 al 2010. La campagna elettorale è stata molto dura, polarizzata e spesso violenta; i prossimi giorni si prefigurano ancora molto tesi a causa di manifestazioni dei sostenitori di Bolsonaro, che non accettano la sconfitta sulla base di ipotetici brogli elettorali e di prospettive catastrofiche (ad esempio, chiusura di tutte le chiese) alimentate dalla disinformazione dei mesi passati. Nonostante le manifestazioni di questi giorni e i timori per possibili tentavi di golpe, la tenuta delle istituzioni democratiche non sembra in discussione. Anche Bolsonaro, che non ha riconosciuto la vittoria di Lula, ha comunque dichiarato di voler rispettare la Costituzione e ha avviato il processo di transizione al nuovo governo.

Lula inizierà a governare in una congiuntura economica meno favorevole. C'è un ampio consenso che il paese crescerà meno il prossimo anno: il FMI, per esempio, stima che la crescita del PIL scenderà all'1% nel 2023 rispetto al 2,8% nel 2022. Il contesto internazionale sarà peggiore a seguito del rallentamento della crescita nelle maggiori economie mondiali - USA, Europa e Cina –, della probabile diminuzione dei prezzi delle materie prime e della politica monetaria restrittiva americana. Per il Brasile questo significa minori entrate da esportazioni e una possibile fuoriuscita di capitali finanziari attirati dai maggiori rendimenti in attività in dollari americani. Non dovrebbero comunque emergere vulnerabilità sul debito pubblico, perché la componente estera del debito pubblico è bassa e il paese ha abbondanti disponibilità di riserve valutarie. Anche la politica monetaria restrittiva della Banca centrale del Brasile sarà un freno alla crescita. Gli alti tassi d'interesse riducono la spesa per investimenti delle aziende, con effetti negativi sull'accumulazione di capitale fisso e sulla dinamica della produttività. Non sembra comunque che Lula abbia intenzione di intervenire sulla Banca Centrale, che ora è indipendente, visto che ha sempre considerato l'inflazione il peggior nemico dei poveri.
Sulla base delle prime indicazioni, le tre principali sfide interne che Lula intende affrontare nei prossimi quattro anni sono la pacificazione del paese, la riduzione della povertà e della disuguaglianza e la protezione dell'Amazzonia. Il risultato delle elezioni ha evidenziato un paese spaccato in due, Lula ha vinto con un ridottissimo vantaggio, di circa 2 milioni di voti su 124 milioni di votanti, e la campagna elettorale ha polarizzato i due gruppi pro-Bolsonaro e pro-Lula.

Nel suo primo discorso da Presidente eletto, Lula ha detto che vuole governare per tutti i brasiliani, solo il tempo dirà se riuscirà a vincere questa sfida. Per ridurre la povertà e la disuguaglianza, Lula cercherà di puntare su una politica fiscale più espansiva e redistributiva, mantenendo comunque un'attenzione all'equilibrio dei conti pubblici. Ha dichiarato che intende rivedere i limiti all'espansione della spesa pubblica e attuare una riforma del sistema tributario, che molto probabilmente oltre a prevedere una necessaria semplificazione includerà un aumento della tassazione per i ceti più ricchi della popolazione. Non intende procedere a nuove privatizzazioni, per esempio della Petrobras, ma neppure bloccare le iniziative già prese. La scelta come Vice- Presidente di Geraldo Alckmin, ex candidato presidenziale del Partido da Social Democracia Brasileira (PSDB), principale rivale di centrodestra del PT dagli anni Novanta, segnala il suo orientamento verso la responsabilità fiscale. Per ogni proposta di riforma rimane comunque sempre l'ostacolo dell'approvazione del Congresso, che è sempre molto frammentato e più conservatore. Lula, che parteciperà alla COP27, intende invertire la distruzione dell'Amazzonia avvenuta dal 2018 e questo cambiamento, fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici globali, potrebbe anche sbloccare la ratifica dell'Accordo di associazione tra l'Unione Europea e il Mercosur.
Se riuscirà a fare progressi su queste tre importanti sfide nei prossimi quattro anni, Lula avrà reso il Brasile un paese più inclusivo, con meno disuguaglianza nella distribuzione del reddito e con una migliore sostenibilità ambientale.