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Dalle simulazioni ai business game sulla base di dati reali, dagli instant poll alle competition, tutta la didattica Bocconi è pensata per creare una formazione efficace e che metta al centro lo studente anche attraverso l’esperienza sul campo

Prima ora, video-interview. Seconda, debate. Terza, complex online simulation. Nel planning quotidiano di uno studente di oggi le tradizionali lezioni sono declinate con nomi e forme sempre nuove. All’interno delle aule universitarie tutto si rinnova per definizione, dalle generazioni degli alunni alle materie di insegnamento, e lo stesso accade per la didattica. La volontà di mettere gli studenti al centro della vita universitaria in Bocconi si esprime anche attraverso l’obiettivo di insegnare (e imparare) a insegnare, lavorando per rendere le attività dei docenti non solo più attrattive e vivaci, ma più efficaci, con l’introduzione di metodologie, strumenti e tecnologie innovative.

“Una delle richieste più sentite che arriva dagli studenti è quella di potersi interfacciare con tutte le discipline in modo interattivo”, racconta Carlo Salvato, ordinario del dipartimento di Management & Technology e Dean della Graduate School. “È un obiettivo che condividiamo e al quale riconosciamo non solo un’efficacia reale nell’ottenere risultati migliori in termini di preparazione, ma anche la capacità di favorire la crescita di competenze trasversali perché spesso si associa al lavoro in team. L’interazione è dunque una linea guida per valorizzare la collaborazione insieme alla competizione, per avvicinare il lavoro in aula alla quotidianità del mondo del lavoro e anche per avvicinarsi agli studenti stranieri che spesso sono già più abituati a studiare con questo approccio nei loro paesi di provenienza”. 

Didattica all’avanguardia

All’innovazione nella didattica in Bocconi è dedicata una struttura ad hoc, il BUILT (Bocconi University Innovations in Learning and Teaching), centro di promozione della ricerca, sperimentazione e applicazione delle innovazioni per l’apprendimento. Nel 2024 BUILT ha seguito 82 progetti, 553 negli ultimi 6 anni, durante i quali il team di BUILT ha costruito insieme ai docenti 62 casi multimediali adottati in diversi insegnamenti e offerti a oltre 16mila studenti (il 60% della Undergraduate School) e ha realizzato 15 online simulation adottate oggi in 62 classi di insegnamento. Dal 2018 il centro ha supportato circa 650 docenti nell’erogazione degli esami online e altri 600 per introdurre metodi interattivi d’aula, attraverso incontri one-to-one, seminari, tutoring, ma anche veri e propri programmi di formazione per docenti, certificati Asfor, i BEAT e PhD BEAT (Bocconi Excellence in Advanced Teaching), il cui obiettivo è preparare la faculty a creare esperienze di apprendimento efficaci, studenti-centriche, e che sfruttino appieno le metodologie e gli strumenti digitali offerti dall’ateneo. “Per dare evidenza di tutto questo lavoro e per sottolineare ancora di più l’importanza e la qualità della didattica in Bocconi, da quest’anno sono stati istituiti gli Innovation in Teaching Awards”, aggiunge Salvato. “Durante una serata, che farà da pendant con la Research Night, saranno assegnati i riconoscimenti ai docenti in due categorie: per lo Student engagement, ovvero per la capacità di coinvolgere gli studenti, saranno premiati cinque corsi, uno per ognuna delle scuole della Bocconi, mentre per l’Innovation in Teaching sono previste cinque sottocategorie (Blended learning; Inclusive teaching and learning in higher education; Growth of students’ entrepreneurial mindset; Innovative approaches to assessment; Collaboration in learning) e per ognuna di esse ci saranno tre premiati. L'iniziativa di un premio alla didattica è qualcosa che sollecita i docenti a considerare questo aspetto come importante, ma parla anche agli studenti per sottolineare che la qualità di un’università non è solo nell’attività di ricerca o nell’efficacia del placement ma comincia dal lavoro che si fa in aula”.

Come si fa innovazione

Ma come nasce l’innovazione nella didattica? “NeI nostro lavoro convergono tante competenze diverse”, spiega Leonardo Caporarello, Delegato del Rettore per il digital learning e direttore di BUILT. “Innanzitutto, occorre essere esperti di metodologia della didattica, e poi conoscere le tecnologie, avere una visione da project manager e skill relazionali per interfacciarsi con molti stakeholder diversi, dalle strutture dell’ateneo ai singoli docenti, agli altri centri di Teaching and Learning in ambito internazionale. Ma soprattutto, essendo un change agent, dobbiamo essere consapevoli che non basta conoscere un’innovazione ma occorre saper trasferire il suo valore a chi la deve applicare senza rischiare di creare disagi o disequilibri dove non ce ne sono”. La didattica, insomma, è materia delicata e per questo la proposta di introdurre cambiamenti in un corso universitario non ha mai una genesi univoca. “Nei primi momenti di attività di BUILT la propulsione di idee innovative è partita da qui”, riassume Caporarello. “Con la crescita del contesto e l’evidenza dei buoni risultati, oggi, accanto a noi, si muovono gli stessi docenti, che magari chiedono di replicare l’esempio di un collega o di verificare la fattibilità di un’esperienza che loro stessi hanno sperimentato. E poi ci sono le proposte dei colleghi di altre strutture, soprattutto Technology o Academic services, che hanno il polso della situazione sulle tecnologie in uso e anche sul feedback da parte degli studenti per le diverse applicazioni”. 

Tecnologia e tecnologie

L’innovazione nella didattica in Bocconi si esprime a tutti i livelli e comprende interventi molto vari, dall’applicazione che facilita un test live in aula al software di una piattaforma che consente di lavorare in team a uno stesso progetto, alla simulazione di un ambiente virtuale nel quale applicare le proprie conoscenze. Nel primo caso rientrano, per esempio, gli instant poll per verificare, con un link o un QR code, la conoscenza o la comprensione di un certo argomento in maniera rapida. “In questo caso, anziché chiedere genericamente a un’aula gremita di studenti “Avete capito?” e attendere l’alzata di mano”, spiega il responsabile di BUILT, “il docente può preparare un breve sondaggio istantaneo a cui rispondere dallo smartphone e ottenere così una fotografia della situazione in modo rapido, chiaro e più inclusivo poiché permette di esprimere il proprio punto di vista anche a coloro i quali dovessero sentirsi inibiti a esporsi pubblicamente. In questo caso il miglioramento è legato alla tecnologia introdotta, ma più spesso è il processo attraverso il quale matura l’innovazione il vero valore aggiunto del lavoro che svolge BUILT: supportiamo la faculty a riflettere su come incanalare al meglio le proprie conoscenze verso gli studenti”. La tecnologia in sé, d’altra parte, consentirebbe di fare quasi tutto, anche corsi interamente online o con applicazioni di realtà virtuale che potrebbero sostituire quasi ogni lezione. “Ma non è questo l’indirizzo della Bocconi”, precisa Caporarello. “L’aula rimane il locus centrale dell’esperienza didattica; il digitale nelle sue diverse forme, e dunque anche l’online, sono parte di una formula blended che punta sempre ad arricchire la formazione “live” con simulazioni, esercitazioni, challenge, competition”.

Sfide, giochi ed esperienze collaborative

Challenge e competition sono declinazioni di didattica innovativa molto apprezzate dagli studenti e non è un caso che in Bocconi si contino esempi piuttosto longevi ed estesi su diverse classi. È il caso della Case competition del corso di Economia e management delle amministrazioni pubbliche (leggi qui), un modello applicato a maggior ragione nel corso di Strategia competitiva, nel quale gli iscritti si misurano con un vero e proprio Business Game (leggi qui). Nessun gioco, ma una vera esperienza di Collaborative Work quella in atto invece nel corso di Event e Mega event management della professoressa Deborah Raccagni. Qui infatti gli studenti si applicano su tre progetti reali proposti da brand o agenzie di eventi, uno in ambito sportivo, uno culturale e uno più strettamente di marketing. “I ragazzi devono stendere il masterplan di uno degli eventi, analizzando il target verso il quale posizionarlo, disegnando l’evento nel suo insieme e dettagliando il lavoro delle singole aree, dalle operations al marketing, dalla Legacy alla sostenibilità”, racconta la docente. “Replicando questa esperienza negli anni, ci siamo accorti che la difficoltà maggiore per i ragazzi è non perdere di vista il concept iniziale nel momento in cui si passa dalle idee alla loro realizzazione. Abbiamo lavorato perciò insieme a BUILT per individuare un supporto tecnologico che ci potesse aiutare e quest’anno abbiamo adottato nel corso l’uso della piattaforma Mirò che guida la creatività degli studenti step-by-step aiutandoli a essere innovativi ma anche a restare nei limiti stabiliti dai clienti nei brief, ad arrivare a un concept coerente e a metterlo in pratica perché l’evento sia nuovo e unico come oggi richiede il mercato”.

Stimolare la critica e le competenze trasversali

Nel corso di Storia Economica del professor Andrea Colli l’adozione di metodi innovativi si esprime in un’esperienza di televised learning in base alla quale le discussioni in classe sono innescate da video-interviste, alcune realizzate dal vivo e altre preregistrate, strutturate come una serie a “puntate” di Netflix, con il coinvolgimento anche di alcuni studenti dell’istituto Sciences Po di Parigi. Anche la flipped classroom del corso di Climate change economics della professoressa Valentina Bosetti ha lo scopo di aiutare gli studenti a sviluppare il pensiero critico e ad esprimere il proprio punto di vista nella discussione collettiva. In questo caso i ragazzi hanno a disposizione alcune video-lezioni da seguire in modalità self-study per apprendere alcuni concetti chiave e mettere alla prova la propria preparazione per arrivare pronti al dibattito in aula e naturalmente all’esame finale. Nel corso dell’anno sono previsti anche “takeaways speciali”, come identificare quanto studiato con il titolo di una canzone per comporre una playlist di classe su Spotify. Analogamente, per un’esperienza di apprendimento a tutto campo che sviluppi anche competenze trasversali, gli studenti del corso di Management of cultural industries and institutions della professoressa Paola Dubini, organizzati in gruppo, sono chiamati a far valere il proprio pensiero, ma anche a difendere posizioni non necessariamente coerenti con le proprie, durante due sessioni dinamiche di “reflection”, una discussione più strutturata e un debate, mentre un terzo team è rivestito del ruolo di conciliatore e incaricato di trovare una soluzione accettabile da entrambe le parti. 

Anche all’interno della scuola di Giurisprudenza non mancano gli esempi di “Law in action”, dalle Moot Court Competition, ai seminari di Scrittura giuridica, alle Cliniche legali (leggi qui).

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