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Tutte le strade di Norberto

, di Davide Ripamonti
Commercialista e poeta, benedettino e amministratore. Ritratto di padre Villa, che dopo la laurea, un impiego in banca e un'esperienza di lavoro in Eritrea ha scelto la vita monastica

La cosa che proprio non riesce a fare, padre Norberto Villa, è parlare di sé, del suo ruolo all'interno della comunità benedettina dell'Abbazia di Praglia, imponente edificio monastico ai piedi dei Colli Euganei le cui origini risalgono alla fine dell'XI secolo e di cui padre Villa è priore e amministratore, grazie anche alla sua formazione economica maturata in Bocconi, vista la fiorente attività "imprenditoriale" che vi si svolge.

Ma non è ritrosia o timidezza a frenare questa affascinante figura di religioso, intellettuale (è autore di una bellissima raccolta di poesie, La mia barca è una conchiglia) e amministratore, bensì l'essenza stessa di comunità per i benedettini, nella quale la dimensione spirituale, culturale, fraterna e lavorativa convivono a formare, come dice padre Villa, "un'esperienza totalizzante".

"La regola di San Benedetto", spiega padre Villa, "tiene in massimo conto i rapporti umani, è il risultato di un'economia di salvezza vissuta in modo spirituale positivo, sul piano culturale e fraterno. L'economia, quella spicciola, è solo un punto di arrivo, non di partenza. Il lavoro, secondo San Benedetto, è importante ma non deve distogliere dalla preghiera".

Questa perfetta commistione di spiritualità e praticità la si coglie passando da un locale all'altro dell'abbazia, da quelli dove i monaci vivono e pregano a quelli dove si produce perché Praglia è, anche, un'azienda. All'interno del complesso architettonico che si sviluppa attorno a quattro chiostri hanno sede infatti i laboratori di erboristeria, cosmetica e apicoltura, un ampio e attrezzato centro convegni e, fiore all'occhiello, "uno dei più qualificati laboratori in Italia di restauro del libro antico", racconta padre Villa mentre orgoglioso tiene in mano un raro volume del Cinquecento, "i cui committenti sono biblioteche e archivi". E, mentre ti apre le porte che conducono da un ambiente all'altro, in realtà padre Villa ti sta aprendo se stesso e il suo mondo molto di più di quanto non faccia con le parole.

Per gestire tali attività servono competenze specifiche, quelle che padre Villa ha maturato nel corso dei suoi studi in Bocconi: "Mi sono laureato nel 1971, poi l'anno successivo ho sostenuto l'esame di stato per diventare dottore commercialista, quindi ho frequentato il biennio di perfezionamento in economia aziendale", racconta padre Villa. "La mia prima esperienza lavorativa è stata in banca, a Chiasso, ma l'evento che forse ha influito sulle mie scelte future sono stati i 14 mesi trascorsi in Eritrea per conto di un'azienda che commercializzava carni", ricorda padre Villa. "Rientrato dall'Africa a causa della guerra civile, ancora segnato dalla povertà e dalle ingiustizie vissute laggiù, ho svolto qualche occupazione saltuaria mentre già stava maturando la mia conversione".

E' così che nel 1976 Norberto Villa prende i voti diventando padre Villa e si trasferisce per sempre a Praglia. Lontano, ma non assente, dalla frenesia del mondo contemporaneo, con il suo "frastuono sussultorio di traffico/e vorticoso tumultuare di vita/nella piazzamercato del mondometropolitano", come scrive in una delle sue poesie, che lui ha chiamato "salmi".

"Frastuono di traffico" che qui, a Praglia, non arriva. A Praglia regnano la pace e la tranquillità, ingredienti ideali per la meditazione e il lavoro. Come sa bene padre Villa, priore e amministratore, frate e bocconiano.