Simone, un amico che ascolta
Quando alza la cornetta di Telefono Amico, Simone Consonni si prepara ad ascoltare, a dare tempo, a raccogliere le "gocce", i "pezzettini" che le persone, quando si confidano, lasciano cadere. "Difficilmente si aprono al 100%", spiega, "chiamano perché hanno bisogno di sfogarsi, per solitudine, perché soffrono di disagi fisici ed emotivi, perché a volte è più facile parlare con un estraneo che con qualcuno che ci è vicino e può esprimere giudizi, cambiare opinione su di noi. E l'operatore deve attendere che si aprano lentamente, coi loro tempi, aiutarle a snodare il discorso quando si inceppa, rispettare i loro silenzi".
Simone Consonni |
Consonni svolge un lavoro di relazione (con gli studenti della Divisione Master SDA) anche alla Bocconi ed è volontario del Centro di Milano di Telefono Amico dal 2012. "Mi ritengo fortunato", spiega, "non ho figli e penso sia giusto restituire qualcosa alla società. Sono uno che ha sempre ascoltato e si è sempre interessato alle storie delle persone, così, quando mi sono finalmente deciso a fare del volontariato, mi sono subito rivolto a Telefono Amico".
La presentazione dell'associazione gli è subito piaciuta perché "asciutta, diretta, sincera. Non hanno indorato la pillola e hanno chiaramente spiegato che non è un servizio semplice: possono arrivare telefonate di ogni genere, anche fastidiose per l'operatore; a volte non si riesce a stabilire un vero rapporto con chi chiama. Insomma, non c'è un riscontro costante e continuo, ma quando si crea un contatto vero e spontaneo, quando si capisce di essere stati utili, si è ripagati di tutto".
I volontari seguono un corso che punta alla crescita sia nell'ambito del "saper fare" che del "saper essere". Tra gli strumenti utilizzati vi sono: sistematizzazioni teoriche, test, discussioni di gruppo e simulate. Queste ultime sono analizzate e commentate con grande attenzione. "Si spiega in che cosa consiste l'ascolto presente e attivo e si discutono gli approcci spontanei, ma da evitare, che condizionerebbero il rapporto con chi chiama".
L'operatore, nelle parole di Simone, "deve facilitare lo scorrere delle emozioni, del dolore, dare appoggio verbale senza sviare l'ascolto, senza spostare il focus su se stesso, senza dare consigli, sospendendo il giudizio, senza farsi trasportare dall'urgenza di riempire i vuoti". E mantenendo sempre l'anonimato, sia dell'operatore che dell'appellante.
I 21 centri locali della Penisola fanno capo a Telefono Amico Italia e rispondono a un numero unico (199.284.284 – ma il prefisso non deve spaventare: costa 0,06 euro alla risposta e 0,024 euro al minuto). Ai volontari è richiesta una disponibilità di tre ore consecutive la settimana e il centralino nazionale smista le telefonate agli operatori liberi, ovunque siano.
"Non è un'esperienza emotivamente facile, ma questa attività dà molto anche a me", sostiene Simone. "Si entra in contatto con situazioni e condizioni umane che una persona media non immagina, si deve imparare ad accettare la diversità, la debolezza degli altri e quindi la tua. Non puoi portarti dentro tutti i problemi che ti vengono presentati, ma un'eco rimane. E anche nella vita privata, quando un amico mi parla, ho imparato ad ascoltare molto di più".