Contatti
Opinioni

Pubblica amministrazione, motore del cambiamento

, di Miriam Allena - professore associato di diritto amministrativo, Universita' Bocconi
A far funzionare il PNRR sara' in gran parte il lavoro degli amministratori pubblici e per questo e' fondamentale modificare il contesto in cui operano e dare piu' fiducia e discrezionalita' alla PA, superando gli attuali pregiudizi

Con il 2022, sono iniziati i primi controlli della Commissione europea sulle riforme e sugli investimenti che il nostro Paese deve attuare per accedere alle varie tranches dei fondi del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: ogni sei mesi l'Italia deve infatti dimostrare di avere dato attuazione agli obiettivi qualitativi (i milestones, per esempio, l'approvazione delle varie leggi di riforma) e quantitativi (i targets misurabili, come la riduzione del gap salariale o la riduzione di un certo importo dei casi pendenti nei tribunali) per poter continuare ad acquisire i fondi da Bruxelles e scongiurare la sospensione o - nell'ipotesi più grave - addirittura la revoca degli stessi con conseguente obbligo di restituzione.

Certi obiettivi, come l'approvazione delle leggi di riforma, sono in qualche misura già attuati o in via di attuazione: il che è certamente positivo, visto che sono le buone norme a creare le condizioni di sistema per consentire il cambiamento. Tuttavia, è evidente a tutti che un conto è approvare una legge di riforma, altro è porre in essere le azioni amministrative concrete che a quella riforma danno attuazione: realizzare la transizione ecologica e la digitalizzazione della pubblica amministrazione, porre in essere interventi di rigenerazione urbana (dei quali componente essenziale è il potenziamento dell'housing sociale) e per la mobilità sostenibile, triplicare in meno di dieci anni la potenza installata di energia elettrica rinnovabile e costruire le infrastrutture necessarie per il rilancio economico del Paese, ridurre la disoccupazione giovanile e sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro anche attraverso il potenziamento dei servizi di assistenza all'infanzia, per citarne solo alcuni.

La "tensione verso il risultato" che percorre tutto il PNRR rimette dunque al centro la pubblica amministrazione come attore essenziale e fondamentale per realizzare quei cambiamenti strutturali della società e dell'economia italiana di cui tanto si parla.
Eppure, anche se in molti casi la nostra amministrazione ha dimostrato di sapere essere una amministrazione virtuosa o, come oggi anche si dice, "di risultato" (il successo della campagna di vaccinazione ne è un esempio), di essa conosciamo bene anche i limiti: i ritardi, la paura della firma, la eccessiva burocratizzazione dei processi, per citarne solo alcuni.

Sicché, la domanda sorge spontanea: l'amministrazione italiana sarà all'altezza del compito?

Tra le riforme approvate vi è il programma straordinario di assunzioni volto a rafforzare le competenze specialistiche (e non solo) delle pubbliche amministrazioni a vari livelli (decreto n. 80/2021): si tratta certo di un passaggio importante, ma non dimentichiamo che molte buone competenze nell'amministrazione già ci sono. E allora?

La verità è che sarà il contesto a fare la differenza: occorrerà dare fiducia all'amministrazione il che significa, in termini giuridici, attribuire maggiore discrezionalità alla stessa, riconoscere che l'attuazione del PNRR dipenderà in buona misura dalla capacità dei funzionari di ponderare gli interessi in gioco e di compiere le scelte più giuste. Con buona pace della paura della corruzione e degli abusi che - è noto - hanno indotto negli ultimi quarant'anni a guardare con crescente sospetto a quella discrezionalità, riducendola fino quasi ad annullarla, sia nel corso del procedimento (la sclerotizzazione delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici e dei concorsi pubblici ne sono l'esempio più lampante) sia nell'ambito del processo (dove il sindacato del giudice amministrativo è divenuto sempre più penetrante). Una versione più recente di questa tendenza è l'entusiasmo verso le decisioni algoritmiche che, ingessando l'agire amministrativo, garantirebbero - a detta di alcuni - soluzioni assolutamente imparziali e decisioni ottimali.

Ora che i fondi ci sono (dopo anni di spending review) è giunto il momento di cambiare paradigma e forse, più banalmente, approccio: occorre riconoscere che l'amministrazione è il soggetto più titolato a compiere determinate scelte e che in buona misura saranno le persone (i buoni funzionari ma anche la percezione che di essi avrà la società civile) a traghettarci verso il cambiamento.