Patrizia Pighini, la signora del calcio
Bionda ed elegante, un vocabolario da perfetta manager, Patrizia Pighini, 42 anni, demolisce un certo antico stereotipo che vuole i procuratori dei calciatori personaggi un po' pittoreschi.
Nella sua ormai lunga carriera, infatti, ha gestito star del calibro di Roberto Baggio, Salvatore Schillaci, David Trezeguet, solo per citare alcuni nomi.
Patrizia, che ai tempi dell'università aveva un'avviata carriera di modella che l'ha portata in giro per il mondo, oggi è titolare con Antonio Caliendo di una società, con sede a Montecarlo,che gestisce i guadagni di numerosi calciatori, una delle poche donne nel mondo a svolgere una professione da sempre ritenuta maschile.
Patrizia con Sepp Blatter, presidente Fifa |
"Devo confessare che quando mi trovai a decidere quale università frequentare", dice con sincerità, "la Bocconi non era in cima ai miei pensieri, non sentendomi particolarmente attratta dall'economia, ma adesso riconosco che la mia famiglia, che mi ha spinto in questa direzione, ha avuto ragione". Poi, terminati gli studi, l'incontro che le ha cambiato la vita.
"Ho conosciuto Caliendo, in pratica colui che ha inventato questo mestiere", prosegue, "subito dopo essermi laureata, e ho accettato la sua proposta di lavoro. Dapprima mansioni umili, la classica gavetta che mi sembrava un po' umiliante per chi aveva in tasca la laurea di un'importante università, ma poi ascoltando e imparando ho maturato la mia professionalità".
Nel 1994 Patrizia Pighini supera l'esame della Figc (Federazione italiana giuoco calcio) e diventa procuratrice di calciatori, nel 1996 ottiene anche la licenza di agente Fifa (Federation internationale de football association), in un momento in cui le varie federazioni decidono di professionalizzare un ruolo ancora poco regolamentato.
"Da allora si sono fatti importanti passi in avanti nel riconoscimento di questa professione", dice ancora Patrizia, "anche se ancora oggi alcuni calciatori preferiscono affidarsi ad amici e parenti piuttosto che a professionisti preparati".
In realtà, con il crescere a livelli esponenziali dell'economia del calcio e di conseguenza dei guadagni dei giocatori, l'avere accanto un abile procuratore è diventato quasi indispensabile:"Oggi sono pochi gli atleti che scelgono di rinunciarvi. Un bravo procuratore è in grado di seguire i propri assistiti sotto tutti i punti di vista. Dalla stesura del contratto con la società nella quale giocano alla gestione delle sponsorizzazioni, dai consigli sugli investimenti per arrivare, talvolta, anche a risolvere problemi familiari".
Una serie di compiti che richiedono anche competenze specifiche, quelle apprese sui banchi dell'università: "Per quanto riguarda il mio percorso di studi in Bocconi, mi sono tornati soprattutto utili gli insegnamenti di marketing, in particolare nell'ambito dei contratti pubblicitari e dello sfruttamento dell'immagine, che oggi rappresentano una fetta consistente dei guadagni dei calciatori".
Nel frattempo però Patrizia Pighini ha modificato alcuni aspetti del proprio lavoro, rimanendo
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Patrizia premia Pavel Nedved |
più spesso in sede rispetto a quando, qualche anno fa, trascorreva più tempo in giro per il mondo che nel proprio ufficio. "Adesso mi occupo in prima persona dell'organizzazione di un evento, il Golden Foot, che è un premio internazionale alla carriera riservato a giocatori di età superiore ai 29 anni, di spiccata personalità oltre che qualità tecniche. Con il tempo vorremmo sostituirci al Pallone d'oro". Per quanto riguarda i calciatori, Patrizia Pighini segue attualmente alcuni giovani, il più talentuoso dei quali è Ederson, ventenne brasiliano del Nizza, "uno destinato a grandi cose", dice.
Ma non è tutto qui. Il socio di Patrizia, Caliendo, è diventato anche presidente, nonché azionista, della holding che controlla i Queen's Park Rangers, una tra le più antiche società calcistiche inglesi, che versa da tempo in cattive acque.
"E' in atto un tentativo di risanare la società, con lo scopo di riportarla agli antichi splendori, anche se l'arrivo degli 'italiani' qui a Londra non è particolarmente ben visto. Magari se ci fossero a disposizione i capitali di un Abramovich gli inglesi storcerebbero meno il naso...".