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Maria Vittoria Gronchi, il Covid19 ora e' il mio lavoro

, di Emanuele Elli
Il suo lavoro al New York City Health and Hospitals Corporation con l'emergenza sanitaria e' cambiato e ora si occupa dei dati relativi ai posti in terapia intensiva nella Grande Mela. E per questo, dati alla mano, dice, in troppi qui hanno sottovalutato la situazione

Dalle finestre del suo appartamento in Downtown Brooklyn, Maria Vittoria Gronchi guarda New York brulicante e affollata e un po' si arrabbia. Sullo schermo del suo pc, infatti, scorrono i dati dei reparti di terapia intensiva degli ospedali pubblici della città e solo negli ultimi giorni i numeri dei ricoveri mostrano leggeri segni di miglioramento. "La situazione è ancora critica, la sanità newyorkese sta reagendo bene, ma la popolazione non sembra avvertire davvero i rischi". Toscana di Pontedera, un Double Degree in Economics and Management of Government and International Organizations in Bocconi, Maria Vittoria a soli 26 anni è project manager nella New York City Health and Hospitals Corporation, l'associazione di ospedali e cliniche pubbliche di New York City, l'equivalente di un'Ats della sanità pubblica della Grande Mela. "

Mi occupo di dati in generale e in questo frangente ogni giorno ho il compito di censire i posti letto in terapia intensiva, monitorare se e quanti sono liberi e se sono stati aperti o convertiti nuovi reparti per le esigenze legate al Covid-19. Sono informazioni che poi passo alla task force della Corporazione e della City che li analizzano e a volte li rendono pubblici", racconta. "In realtà questo è un incarico straordinario, legato all'emergenza, che si aggiunge al mio solito programma che invece si occupa di integrare le cure per i pazienti con disturbi mentali all'interno degli ambulatori. Adesso anche questo aspetto è stato adattato e cerchiamo di fornire tutti i servizi con gli strumenti della telemedicina".

Parla come una veterana del settore Maria Vittoria, e in effetti, nonostante la giovane età, il suo curriculum nella sanità pubblica USA è già di quelli importanti, avendo lavorato per il settore nel NYC Mayor's Office del sindaco Bill de Blasio, e prima ancora, durante l'MPA alla NY State University, alla NY State Assembly di Albany. "Mi è sempre interessata la gestione della Pubblica amministrazione", ammette la manager. "A questo interesse, dopo le esperienze dell'internship nella WHO, si è unito quello per la sanità e anche per il modo, tutto americano, di risolvere i problemi. La sanità USA non è sempre come molti la raccontano; è vero che in molti stati, nei quali non c'è servizio sanitario pubblico, senza assicurazione non si accede alle cure, ma questo per esempio a New York City non accade. Il Sistema sanitario pubblico di NYC, in particolare, è il più grande degli USA e cura tutti, dai turisti agli immigrati senza documenti, indipendentemente dalla capacità di spesa e dall'assicurazione. Ha reagito bene anche in questa emergenza, seppure anche qui ci siano stati un po' di ritardi e di difficoltà nel fare i test".

Maria Vittoria lo ha verificato personalmente essendo stata tra le prime contagiate dal Covid-19, monitorata per la polmonite proprio in un ospedale di NY e oggi dichiarata ufficialmente guarita (ma, anche qui, senza alcun test di follow up). E forse anche per questo la folla che gremisce i parchi e trascura le mascherine proprio non le va giù. "E' così, ma ho imparato da tempo che per gli americani la libertà individuale viene prima di tutto. Ogni norma che in Italia è stata imposta qui è rimasta sul piano della raccomandazione. Da italiana all'estero sono orgogliosa per il lavoro egregio che si sta facendo in Italia. Ci è toccato essere pionieri nella risposta a un evento mai verificatosi nel mondo e non è stato un ruolo facile. All'inizio forse qualcuno ha un po' snobbato l'emergenza, ma oggi vi assicuro che si guarda all'evolversi della situazione italiana molto più di quanto non si voglia dare a vedere".