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Persone Mara Panajia

Mamma mia!

, di Diana Cavalcoli
Un punto di riferimento e uno stimolo continuo a fare sempre meglio: così Mara Panajia, oggi presidente e ad di Henkel Italia, ha fatto sue le domande della madre. Che oggi sfrutta anche come mentor

«Devo molto a mia madre che era maestra elementare. Anche quando ero una manager affermata non ha mai smesso di chiedere cosa volessi fare ancora. Mi diceva: quando diventi direttore generale o amministratore delegato? Quando è mancata nel 2011 quelle sue domande sono diventate le mie». Mara Panajia nei suoi quasi 25 anni in Henkel quelle cariche le ha poi raggiunte. Oggi è presidente e ad di Henkel Italia oltre a general manager HCB. Nel 2021 è stata citata da Forbes tra le 100 donne italiane di maggior successo.

La sua storia inizia a Reggio Calabria, «dove mi svegliavo ogni mattina e vedevo il mare», e la porterà lontano da casa, nella Milano della nebbia degli anni Novanta, una città in divenire molto diversa dalla metropoli internazionale ed europea di oggi ma già piena di promesse. L’idea di Panajia è chiara: studiare marketing. «Da bambina - dice - ero appassionata di pubblicità ed etichette, mi piaceva leggere gli ingredienti, capire meglio i prodotti. Che cosa fosse davvero il marketing però l’ho scoperto solo all’università. Dopo aver concluso gli studi classici, su consiglio di mio padre e mia sorella maggiore, ho scelto la Bocconi invece che ingegneria a Roma». 

A 18 anni Panajia fa quindi le valigie e parte per Milano. «Sono stati anni di crescita e maturazione: vivevo da sola e ho imparato cosa significa essere autonomi, dal pagare le bollette al fare il bucato oltre ovviamente a gestire studio ed esami». La laurea in Economia aziendale indirizzo marketing arriva nel 1993. Poi il salto nel mondo del lavoro. Dice: «Ho iniziato in una società di revisione poi sono passata in Danone dove sono rimasta per cinque anni dal 1995 al 2000. Mi occupavo di controllo di gestione e successivamente di marketing. Di quel periodo ricordo la pubblicità con i fratelli Inzaghi, un’idea che funzionò alla perfezione e lanciò il modello con due testimonial». L’approdo in Henkel è nel 2000 come Brand manager per la marketing unit del Laundry Care e la porta a gestire un marchio come Dixan. Il passo successivo è diventare marketing manager prima e marketing director Laundry Care poi. Ruoli che sono il punto di partenza per la sua crescita all’interno della multinazionale. Diventa infatti marketing director Laundry & Home Care Italia, Grecia e Cipro tra 2008 e 2012. 

Quello che non si legge sul suo curriculum è che in quegli stessi anni Panajia si sposa e diventa mamma: due figli, Andrea ed Emma. «Ero felicissima di aver avuto una bambina, ero abituata a vivere in una famiglia con molte donne: dalle zie alle cugine. In quel periodo però viene a mancare mia madre, la piccola aveva appena 6 mesi. Un lutto importante che mi ha spinta a reagire facendo miei gli insegnamenti con cui ero cresciuta. Racconto sempre che rientrata dalla maternità chiesi al mio capo cosa avrei dovuto fare per ottenere il suo posto». La risposta è duplice: prima un’esperienza nell'area vendite in Italia poi il trasferimento in Germania nella sede tedesca di Henkel a Düsseldorf.  Qui Panajia ricopre il ruolo di corporate vice president marketing internazionale. «Non semplice - racconta - perché i bambini erano piccoli. Mi dividevo tra l’Italia e la Germania e dovevo combattere con il senso di colpa legato al non esserci. Partivo il lunedì e tornavo il giovedì lavorando da remoto il venerdì. La salvezza è stata avere un marito su cui fare affidamento e la tata». 

A fine 2018 il ritorno in Italia alla guida della divisione Laundry Home Care Henkel, nella posizione di general manager fino alle cariche attuali. Panajia descrive la sua leadership come gentile: «Una volta questo stile sarebbe stato confuso con la debolezza, resto convinta invece che nel nostro lavoro i rapporti umani sono quelli che fanno la differenza. Bravi nel proprio lavoro si diventa con l'esperienza ma essere in grado di costruire relazioni e regalare il proprio tempo a qualcuno penso sia più importante. Per questo faccio mentoring alle più giovani e cerco di guidare con l’esempio». Anche perché secondo la manager più donne ai vertici, grazie a congedi e policy a sostegno delle famiglie, fanno bene alle aziende e alla società. Che, ad ogni modo, ha fatto passi da gigante dagli anni Novanta sottolinea: «È sempre bello sapere che le bambine di oggi possono vedere come normale che una donna sia amministratrice delegata e presidente».