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Persone Debora Revoltella

Cosa mi ha aperto gli occhi? Un training sulla negoziazione degli ostaggi

, di Andrea Celauro
Debora Revoltella, capoeconomista alla BEI, si racconta. E dalla sua sfida più complessa, ricostruire e rilanciare l’ufficio studi dell’Istituzione, trae un insegnamento per tutte: “Spesso vogliamo evitare il conflitto, ma dobbiamo essere in grado di porre subito dei paletti”

Osare, sempre. E rischiare, ma solo se si ha chiaro in mente quale obiettivo si sta cercando. Debora Revoltella, direttrice degli affari economici alla Banca Europea degli Investimenti (BEI), conclude così la lunga chiacchierata in un cui ripercorre tappe e sfide della sua vita. Un messaggio chiaro alle giovani donne dall’alto di una posizione ottenuta con il duro lavoro e una preparazione tecnica capace di mescolare ricerca, policy e business.

Laurea in economia politica, la passione per la ricerca e il dottorato, un inizio di insegnamento all’Università focalizzando la propria ricerca economica sui paesi dell’est Europa. “In quel periodo le banche italiane cominciavano a comprare istituti di credito in quei paesi. L’allora Banca Commerciale, che lo stava facendo, voleva saperne di più. Ero la persona giusta: mi proposi e mi presero”. Un periodo stimolante “con un mercato che cambiava molto in fretta”. Due anni dopo, l’approdo a Unicredit per costuire un ufficio studi dedicato a quell’area geografica: “Ero una giovane capoufficio studi con un team altrettanto giovane e dinamico. Non mi sono mai sentita messa alla prova in quanto giovane e in quanto donna. Serviva ambizione, ma non era affatto un ambiente gerarchico o restrittivo. Chi aveva capacità di fare, riusciva”.

Esperienza completamente diversa è invece quella che Debora Revoltella trova alla BEI, dove viene chiamata per ricostruire e dare nuovo slancio all’ufficio studi economici, che negli anni era stato spezzettato. “Qui mi sono inizialmente trovata di fronte a un ambiente molto chiuso e ristretto, con persone tutte cresciute professionalmente dentro l’istituzione. Io arrivavo da fuori, dal privato, non conoscevo nulla dei meccanismi di funzionamento della BEI”. Debora si trova di fronte a un muro fatto di diffidenza, “con una parte del team che vedeva di buon occhio la trasformazione e l’altra invece decisamente resistente. E con l’aggiunta di dover creare un ruolo e un’attività che non esistevano e ricostruire una visibilità dell’istituzione che si era persa”.

Un’empasse in cui Debora cerca di evitare tensioni e di accontentare tutti, ma senza risultati. Fino a quando non le capita di partecipare a un training sulla negoziazione per la liberazione degli ostaggi: “Mi ha aperto gli occhi. Non volevo scontentare nessuno, ma mi sono resa conto che stavo lasciando che alcuni soggetti mi tarpassero le ali. Mentre io avevo ben chiaro in mente cosa volevo fare e come avrei voluto farlo”. Da lì, il cambio e il lancio di due dei progetti per i quali la BEI è da anni al centro dell’attenzione nella ricerca economica: la survey sulle 12.500 imprese europee e il rapporto sugli investimenti in Europa.

Per Debora ne è derivata anche una consapevolezza per sé e un messaggio per tutte: “Spesso noi donne cerchiamo di evitare il conflitto, di guadagnare il consenso, soprattutto con il team. Questo va bene, ma fino a un certo punto, perché ci sono persone che non accetteranno mai il cambiamento. Forse l’esperienza mi ha insegnato a essere un po’ più autoritaria, a saper mettere prima dei paletti. Cerco sempre, però di creare un ambiente positivo”. 

Alle giovani che vorrebbero lanciarsi in una carriera internazionale come la sua raccomanda, oltre al coraggio di osare, l’attenzione per una solida base di competenze tecniche. Con una postilla, però: “Non fossilizzatevi solo su quelle della vostra attività di competenza, ma apritevi ad altre esperienze che possono arricchirvi nel vostro lavoro. Grazie al lavoro sia nel settore pubblico sia nel privato, io ad esempio ho potuto associare a un profilo tecnico di ricerca anche un profilo di policy e manageriale. Questo mi permette di cogliere le implicazioni di business da ciò che emerge dalla ricerca”.