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Persone Francesca De Gottardo

Sognando Indiana Jones sono diventata imprenditrice

, di Valentina Gatti
L’alumna del MiMec racconta la sua carriera, dall’archeologia alla sua startup, che unisce i tessuti africani al design italiano

Dal sogno di fare l’archeologa dopo aver visto i film di Indiana Jones al lancio di una startup tra Italia e Tanzania. Questo il percorso di Francesca De Gottardo, 39 anni, ceo e cofondatrice di Endelea, startup che unisce il design italiano ai tessuti africani. 

Il sogno di De Gottardo di fare l’archeologa si è scontrato con la dura realtà degli sbocchi lavorativi per i laureati in archeologia molto presto. “Laurearsi in quella materia nel pieno della crisi economica significava fare stage non retribuiti. Ho capito presto che se avessi voluto lavorare nel settore, sarei dovuta entrare da un'altra porta”, racconta. Così su suggerimento del suo responsabile in Mondadori, si è iscritta al MiMec (Master in marketing e comunicazione) in Bocconi, che le ha permesso di ottenere il suo primo lavoro retribuito, presso un’agenzia digitale a Brescia. Parallelamente, ha avviato il suo primo progetto imprenditoriale: Svegliamuseo, un blog dedicato alla comunicazione digitale nei musei, che dopo il clamoroso successo su Facebook, è stato menzionato anche dall’allora Ministro della cultura Massimo Bray. Un progetto che ha attirato l’attenzione di altri musei, per cui ha collaborato, come lo Smithsonian Institution di Washington, la Galleria Campari, Palazzo Grassi e la Fondazione Carriero. “Facevo quello che avevo sempre voluto, ma ero pagata pochissimo, per cui ero costretta a fare anche la social media manager per varie aziende la sera e nei weekend”, ricorda De Gottardo. Che per questi motivi, ha deciso di accettare un’offerta come social media manager di Furla. Ma si è ben presto resa conto che l’impiego nella celebre maison di moda non era nelle sue corde. 

Così a cavallo tra il 2016 e il 2017 è partita alla volta dello Zambia per un’esperienza di volontariato. Una volta lì, si è fatta fare una gonna, dal tessuto bellissimo e dal design pessimo. “Ho capito che avevo bisogno di un lavoro che rispecchiasse i miei valori e la voglia di creare ponti. Tornata a Milano, ho rivisto una collega di Furla, Serena Izzo, con cui ho deciso di aprire Endelea nel 2017 per creare un impatto positivo in un paese in via di sviluppo”, dice De Gottardo. Che è tornata in Africa per presentare all’ambasciata italiana la sua idea di startup. L’ha avviata e ha dato le dimissioni da Furla nell’agosto 2017. Nel 2019 Endelea è diventata una startup innovativa e nel 2020 è stata accelerata da B4i, l’acceleratore dell’Università Bocconi, grazie a cui De Gottardo ha imparato “a dialogare con gli investitori e a fare business”. Oggi Endelea vanta due round di investimento, 23 soci, 17 collaboratori in Tanzania a 15 in Italia. 

“Il 90% del mio lavoro consiste nella mediazione culturale. Ma nei miei sette anni da imprenditrice sono cresciuta tanto a livello personale, guardando le cose da una prospettiva diversa e vivendo tra l’Africa e Milano”, racconta De Gottardo. Fare impresa permette a suo avviso di crearsi “il posto di lavoro perfetto, dove si adotta la propria dimensione di tempi, spazi e risorse umane”. Ma non mancano le sfide, in primis la burocrazia e la difficoltà di capire il linguaggio del business e degli investimenti. Ma anche la fatica, anche fisica, di portare avanti un’azienda tra l’Italia e la Tanzania, facendo i conti con importanti differenze geografiche, climatiche e culturali, oltre che sacrificando la propria vita personale. “Ho una vita piena, ma non facile. L’impresa si prende tutto della testa e del cuore, è come avere una figlia”, sottolinea De Gottardo. Che ai giovani imprenditori suggerisce di “dotarsi di un bravo commercialista e di prestare molta attenzione al proprio equilibrio mentale”.