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L'Europa? Per Antonio e' il coronamento di un sogno

, di Pietro Masotti
Il desiderio di far parte delle istituzioni sovranazionali ha stimolato molto presto l'alumnus, che da dirigente del servizio legale della BCE spiega il proprio lavoro dietro le quinte. Lontano dalla visibilita' forse, ma che contribuisce in maniera concreta al processo di integrazione europea

"Lavorare per le istituzioni europee è stato il mio sogno di bambino". Dalla sua finestra nella sede della BCE a Francoforte, Antonio Luca Riso, studente Bocconi durante il dottorato in diritto internazionale dell'economia, ricorda con esattezza il momento nel quale è maturata l'ambizione di dare una dimensione sovranazionale alle sue prospettive professionali. "Negli anni Novanta il Consiglio regionale della Calabria inviava ai propri cittadini un magazine sulle sue attivitá istituzionali e un giorno, in allegato, mandarono anche il trattato di Maastricht", ricorda l'attuale Capo sezione dei Servizi orizzontali della Direzione generale Servizi legali della Banca centrale. "Lo lessi e non ne capii quasi nulla, ma mi fu chiaro che l'Unione europea stava diventando importante, che avrebbe riguardato il mio futuro e che avrei dovuto studiare legge per decodificarne le regole fondamentali". Da quella intuizione in poi è seguito un percorso di studi in legge concluso con una tesi sulle autorità di vigilanza bancarie che non è passata inosservata in un concorso della BCE e che si è rivelata in qualche modo profetica. "Quando nel 2012 le istituzioni europee decisero di creare il fondo salva Stati, il cosiddetto Mes, nel pacchetto delle misure previste era inserita anche l'attribuzione alla BCE di competenze come istituto di vigilanza. Era una funzione da creare da zero e per la quale abbiamo lavorato come in una startup per un anno e mezzo in modo pionieristico. Oggi la BCE è una delle autorità di vigilanza più grandi del mondo (se non la più grande) per numero di asset vigilati e, grazie al lavoro fatto in questi anni, il sistema bancario europeo è più armonizzato nell'applicazione delle regole, ha migliorato la propria efficienza a servizio dell'economia reale, ma soprattutto è più solido e ha dimostrato di resistere alle crisi".

Oggi, come dirigente del servizio legale, Riso ha la supervisione di quattro aree di lavoro. Una prima area è quella della gestione dei processi, con funzioni comparabili a quelle di una cancelleria in un tribunale. In quest'ottica si sviluppa il secondo filone di lavoro concernente l'avanzamento tecnologico, volto a valutare se e come integrare le innovazioni tecnologiche nei processi. Una terza area è quella del knowledge management, laddove l'obiettivo è di mantenere la conoscenza e le competenze sviluppate all'interno del servizio legale sempre al livello più alto possibile. Infine, una quarta area di lavoro riguarda la ricerca giuridica e concerne in particolare l'organizzazione di conferenze, incontri, ma anche scholarship e concorsi sui temi giuridico legali in materie di interesse per la BCE. "Si tratta, in molti casi, di lavori di backoffice, che si svolgono dietro le quinte, ma nei quali si esprime pienamente il valore della figura del funzionario europeo", commenta Riso. "Il successo di un funzionario, soprattutto di una banca centrale, è nella capacità di svolgere il proprio compito senza apparire, cercare le luci della ribalta o il ruolo di protagonista. Lavorare in questi ambiti probabilmente non è l'opzione migliore per chi abbia chiare ambizioni di visibilità". Questo non significa sminuire l'importanza del ruolo, anzi. "Garantire il funzionamento quotidiano delle istituzioni europee rendendo più efficiente la macchina burocratica è un modo molto concreto di contribuire al processo di integrazione europea. L'Unione europea e le sue istituzioni si fondano sul principio di legalità. Spetta a noi garantire che questo principio astratto trovi applicazione concreta nella moltitudine di decisioni che vengono quotidianamente adottate. E spetta a noi difendere queste decisioni e la loro conformità con la legge quando questa viene contestata in giudizio, ma anche mantenere un canale di comunicazione con l'accademia per fare in modo che i nostri pareri siano sempre all'altezza degli ultimi sviluppi nella dottrina legale, e favorire il dialogo tra gli stakeholder coinvolti."