Le missioni possibili di Ugo Boni
Ha intrapreso la carriera diplomatica nel 2003, dopo aver superato un difficile e mai selettivo concorso. Oggi ricopre il grado iniziale di un percorso che potrebbe portarlo a ricoprire l'incarico di ambasciatore. Questo il recente curriculum di Ugo Boni. Trent'anni di Lecco, dottore in economia politica alla Bocconi, attualmente è in forza presso la direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri dove si occupa di allocare l'aiuto pubblico italiano ai paesi in via di sviluppo. "Quando mi sono iscritto all'università", racconta Ugo, "non pensavo minimamente di intraprendere la carriera diplomatica. Fu una folgorazione alla presentazione, in Bocconi, del Programma ambasciate da parte del Servizio relazioni internazionali. Da quel giorno incominciai ad appassionarmi a questo tipo di carriera". Correva l'anno 1999 e fu il Camerun la sua prima meta di lavoro, uno stage presso l'ambasciata. Dopo la laurea, in economia monetaria internazionale, frequenta un master all'Ispi, l'Istituto per gli Studi di politica internazionale, quindi il servizio militare, qualche stage fino ad approdare al concorso.
"Quella del diplomatico", prosegue Ugo, "è una carriera per generalisti, proprio perché le funzioni da assolvere sono le più diverse, anche se il coordinamento, la gestione sia degli uomini sia delle risorse, è l'attività principale". E' per questo che a chi intraprende una carriera di questo genere è richiesta una forma mentis eclettica, ma salda su alcuni principi che sono soliti nei manager.
"Il mio primo incarico", ricorda Ugo, "è stata l'organizzazione di una conferenza in Sierra Leone, a Freetown, sui bambini soldato. L'obiettivo era attirare l'attenzione sul problema e far capire l'impegno della cooperazione italiana. E' stata un'esperienza esaltante perché per la prima volta, dopo molte ore passate tra le carte in ufficio, ho potuto toccare con mano quello che la cooperazione italiana fa per alleviare le condizioni di persone che hanno meno di noi e cercare di dare loro un futuro migliore. Non dimenticherò mai la visita a una casa di accoglienza per bambini mutilati. E' gratificante vedere che il proprio lavoro serve anche per poter far studiare e crescere in un ambiente sereno questi bambini, che oltre ad aver perso molto spesso entrambi i genitori durante la guerra civile, hanno dovuto subire l'amputazione di uno o più arti durante rappresaglie nei loro villaggi da parte delle forze ribelli".
Sono già molti i momenti importanti a cui ha assistito e partecipato in soli tre anni di carriera. L'organizzazione della visita a Roma di Chirac, in occasione della firma della Costituzione europea, e in ultimo la presenza alle Olimpiadi di Torino 2006 nel cerimoniale a seguito della delegazione del re di Norvegia. Il futuro? Presto la sua trasferta all'estero, come è naturale per i funzionari diplomatici che passano mediamente i 2/3 della propria carriera all'estero presso ambasciate, consolati e rappresentanze permanenti presso organismi internazionali. "Anche se non so ancora dove", conclude Ugo, "ma certamente in un luogo più esotico che non le gettonatissime Parigi, Londra o New York".