Le buone idee non hanno sesso
Da Perugia a Milano per volare poi a Bangkok con l’idea di fare davvero innovazione. Francesca Gargaglia, una laurea in legge in Bocconi, a 31 anni ha vissuto e lavorato in otto Paesi ed è oggi Co-founder & Coo di Amity la piattaforma tecnologica per la creazione di social network e comunità digitali. Sul suo profilo Linkedin si racconta come «un’imprenditrice appassionata con oltre 30 anni di esperienza nell'evitare la noia e nel cercare di essere la migliore».
Padre dirigente e madre medico, Gargaglia spiega di essere sempre stata una studentessa «diligente» che voleva scoprire il mondo oltre la provincia umbra. Da lì l’idea di studiare legge a Milano. Dice: «Sono sempre stata una persona curiosa, fin da piccola avevo mille interessi. Dopo la laurea ho cercato un lavoro che mi permettesse di viaggiare e costruire una carriera internazionale». Complice anche un’estate come volontaria in una favela di Salvador De Bahia, in Brasile, in Gargaglia si rafforza la voglia di vedere cosa succede a chilometri di distanza da casa. Arriva così lo stage alle Nazione Unite a Jakarta, in Indonesia, come consulente, a cui segue l’impegno a Dubai nello studio legale Baker McKenzie. «Sono poi passata in Pwc nel 2016 nella consulenza legale. Lavoravo a Johannesburg occupandomi di aziende con sede in Paesi emergenti, esperienza che mi è servita moltissimo per il ruolo che ho ora». Gargaglia ha infatti l’occasione di lavorare da consulente per le operazioni di fusione e acquisizione con alcuni dei migliori ceo del mondo. Imparando cosa significa espandere un’azienda in nuovi mercati. Nel 2017 diventa poi Manager, Italian Desk Lead ma inizia a capire che la consulenza non è il lavoro della sua vita.
Nel 2018 l’incontro con i due soci, anche loro Millennials, Korawad Cheravanont (classe 1994) e David Zhang (1990), con cui ha co-fondato Amity con l’idea di aiutare le aziende a trasformare le loro app rendendole a misura di comunità digitale. Dagli inizi la startup, che ha il suo headquarter a Bangkok, è passata da 10 a oltre 250 dipendenti e conta oltre 100 aziende clienti. Un’organizzazione che però ha mantenuto l’anima da startup innovativa. «Oggi abbiamo una struttura molto flessibile - spiega Gargaglia - la definirei liquida. Ci sono le cariche, è vero, ma non gerarchia. Ognuno ha competenze diverse e la nostra forza sta nel mixarle e nel sapere che ogni persona ha la responsabilità di far funzionare la macchina». Gargaglia spiega poi di essere spesso l’unica donna nella stanza. «Il gap di genere si vede soprattutto quando ci si relaziona con il mondo dei developer o degli investitori in qualità di founder. Però devo dire che il fatto di essere in qualche misura diversa mi è poi tornato utile nel riuscire a distinguermi». Alle sue coetanee dice: «Lanciatevi! Il mondo delle startup è vero: è ancora in prevalenza maschile ma è molto meritocratico, il mercato è l’unico giudice ed è capace di premiare le buone idee a prescindere dal fatto che vengano da donne o uomini».