La pandemia del futuro potrebbe essere silente
C'è stato il Covid e ci saranno altre emergenze sanitarie, magari meno gravi ma probabilmente più frequenti. Si aggiungono crisi economiche e geopolitiche, che drenano risorse finanziarie dai budget pubblici, mentre bisogna ancora trovare un equilibrio nell'impatto economico delle nuove tecnologie sulla gestione dei Servizi Sanitari Nazionali (SSN). Ecco perché il settore della sanità italiana e internazionale si trova oggi a un punto di svolta: «occorre capire su quali prestazioni fondamentali concentrare in futuro le proprie risorse in un contesto globale in cui, soprattutto, la popolazione tende a invecchiare sempre di più, aumenta la domanda di servizi sanitari di qualità e anche il contributo tecnologico, sicuramente positivo, comporta però costi maggiori», dichiara Francesca Colombo, responsabile Health Division dell'Oecd (Organisation for economic co-operation and development, Ocse in italiano), organizzazione internazionale che ha tra i suoi obiettivi proprio quello di ripensare gli attuali modelli in difficoltà.
Complessivamente, quindi, i budget pubblici nei Paesi Oecd registrano un esborso medio assorbito dalla sanità nel 2021 pari al 15,5% della spesa totale pubblica, in crescita rispetto al 14% del 2011, col caso particolare dell'Italia in controtendenza che riduce il proprio budget al 12,4% dal precedente 13,2%. Nel solo 2022, i costi della sanità sono arrivati a pesare il 9,2% del Pil, in media dei paesi Oecd, e il 9% in Italia, sempre secondo dati Oecd. «Il trend di spesa post Covid vede da una parte una contrazione come conseguenza del ritorno alla normalità», sottolinea Colombo, che si è laureata in Economia e Management presso l'Università Bocconi, «ma finiscono per pesare anche nuovi costi e ulteriori spese differenti, come quelle dettate dai conflitti internazionali che distolgono le risorse disponibili. Per questi motivi è il momento di scegliere in quale direzione deve andare la sanità, quale percorso vuole intraprendere la stessa società. Il futuro non è roseo e serve immaginazione per ripensare la sanità e massimizzarne i risultati».
Comunque, «la prospettiva è di garantire servizi più performanti a una popolazione che ha migliori prospettive di vita rispetto al passato e un'assistenza maggiormente personalizzata, per cui si parla di medicina di precisione, in un settore in cui anche l'offerta privata può essere un complemento di quella pubblica, purché non crei sperequazioni tra l'altro nell'accesso ai servizi, nella loro qualità e nell'assistenza di personale medico, la cui presenza omogenea sul territorio è un'altra importante sfida», rilancia la responsabile Health Division dell'Oecd. «Tuttavia, resta aperto il punto interrogativo se, puntando per esempio a una maggiore personalizzazione, si rischia di perdere le economie di scala oppure se, nonostante si facciano studi preventivi di valutazione dei costi-benefici sull'uso di nuove tecnologie, la crescita dei costi non finisce per mettere in dubbio i loro significativi benefici finali». Si prefigura, insomma, uno scenario in evoluzione in cui si fa strada l'Intelligenza Artificiale che, se ben gestita secondo un uso responsabile ed etico, potrebbe essere fonte di importanti benefici. Ne sono solo alcuni esempi l'ottimizzazione delle procedure cliniche, l'accelerazione di ricerca e sviluppo, una maggiore accuratezza delle diagnosi, senza dimenticare la riduzione di duplicazioni e sprechi.
A quali tipi di crisi sanitarie più frequenti ci dovremo abituare? «L'auspicio è che non siano gravi come quelle causate dal Covid», conclude Colombo, «ma le prossime emergenze non saranno innescate esclusivamente da elementi patogeni ma pure, per esempio, dalla resistenza agli antibiotici, la cosiddetta pandemia silente, o potranno essere legate pure al cambiamento climatico che porta tra l'altro a picchi di alte temperature, rischiose per determinate fasce della popolazione».
Francesca Colombo è diventata responsabile Health Division dell'Oecd (Organisation for economic co-operation and development), dopo essersi laureata in Economia e Management all'Università Bocconi. Si è specializzata in Development Studies presso la London School of Economics and Political Science.