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La Lotta al Terrorismo nel discorso elettorale statunitense

, di Chiara Graziani
La sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo sono sempre stati temi caldi nella politica statunitense. Due tentativi di assassinio contro il candidato repubblicano Donald Trump hanno reso la questione ancora più divisiva.

La corsa alle elezioni presidenziali, con Kamala Harris e Donald Trump che si contendono la vittoria, sta riaccendendo il dibattito sulla sicurezza nazionale negli Stati Uniti.

Quando si affrontano le politiche di lotta al terrorismo negli Stati Uniti, ci sono tre principali aree che meritano attenzione. La prima è il terrorismo internazionale, che non ha mai smesso di essere una minaccia, anche se attualmente non è sotto i riflettori come in passato. La seconda area è il terrorismo domestico, la cui recrudescenza ha caratterizzato gli ultimi anni, e la terza riguarda le misure da adottare durante l'attuale campagna elettorale per prevenire potenziali attacchi violenti, che possono essere visti come una sottocategoria della lotta contro il terrorismo.

Partendo dal terrorismo internazionale, gli Stati Uniti hanno una storia molto lunga. Essendo stati il bersaglio della tragedia dell'11 settembre, il Paese ha inaugurato un'“era” di politiche anti-terrorismo spesso incredibilmente dure, come le rendition straordinarie e gli omicidi mirati.  
L'amministrazione Biden ha seguito un percorso simile a quello dei suoi predecessori, anche se con un approccio leggermente più orientato ai diritti. Ad esempio, Biden ha introdotto standard legali più chiari per l'uso degli omicidi mirati, lavorando anche per trasferire i prigionieri da Guantánamo.  
Tuttavia, il terrorismo internazionale non è stato il fulcro dell'amministrazione Biden, che si è invece preoccupata di affrontare la crescente minaccia del terrorismo domestico, come esploreremo nel resto dell'articolo.  
La minaccia persistente – sebbene meno visibile rispetto al passato – del terrorismo internazionale viene però utilizzata dai repubblicani come dispositivo retorico. Questi ultimi hanno affermato in diversi spot elettorali che l'attuale amministrazione democratica sta esponendo gli Stati Uniti a un ritorno degli attacchi jihadisti, a causa di politiche di sicurezza nazionale inadeguate.

La seconda area su cui bisogna soffermarsi è la lotta al terrorismo domestico. Uno dei primissimi problemi che l'amministrazione Biden ha dovuto affrontare è stato l'attacco al Campidoglio, avvenuto il 6 gennaio 2021 e classificato come vero e proprio atto di terrorismo, al punto da portare a un impeachment (poi archiviato) dell'allora Presidente Donald Trump e alla condanna penale di diversi rivoltosi.  
Durante i primi due anni della presidenza di Biden, il tema del terrorismo domestico è stato preso sul serio, come dimostrato dal fatto che è diventato il primo presidente statunitense a pubblicare una Strategia Nazionale per Contrastare il Terrorismo Interno nel 2021.

Per attuare questa strategia, tra il 2021 e il 2022 sono stati introdotti diversi disegni di legge al Congresso. Un esempio notevole è il *Domestic Terrorism Prevention Act*, che mirava ad ampliare i poteri di varie agenzie federali per frenare l'aumento dell'estremismo domestico. A queste agenzie sarebbero stati concessi nuovi poteri di sorveglianza più invasivi per affrontare meglio la crescente minaccia.

Tuttavia, osservando l'iter di questi disegni di legge, vediamo che – tra il 2023 e il 2024 – sono stati abbandonati o, come il progetto di legge del Domestic Terrorism Prevention Act, sono rimasti bloccati al Congresso, ostacolati dai membri del partito repubblicano. Di conseguenza, l'attivismo iniziale dell'amministrazione Biden in questo ambito non ha trovato un'applicazione pratica nelle norme legali.

Durante l'attuale campagna elettorale, i candidati repubblicani non hanno perso l'occasione di criticare aspramente questo tema, accusando i democratici di fingere di essere proattivi. Questa critica è alquanto paradossale, dato che molti sostenitori di Trump sono stati etichettati come "terroristi" durante gli attacchi al Campidoglio.

L'ultimo aspetto riguarda gli strumenti per evitare la violenza politica durante la campagna elettorale stessa, un tema molto legato alla dimensione del terrorismo domestico.

Tutti abbiamo sentito parlare del tentativo di assassinio contro Donald Trump durante un comizio elettorale a luglio 2024. Questo evento, che riecheggia episodi di violenza del passato contro i presidenti statunitensi, ha evidenziato la necessità di mettere in atto strategie specifiche per garantire lo svolgimento tranquillo della campagna elettorale.

Secondo i dati pubblicati da RAND, sono in corso sforzi operativi a livello dipartimentale per attuare piani preventivi, ad esempio designando squadre di risposta alle crisi a livello statale e conducendo esercitazioni sul campo per prevenire e, se necessario, rispondere alla violenza politica durante i comizi.  
Il miglioramento delle forze contro la violenza può facilmente migliorare la risposta al terrorismo domestico in generale e fungere da “lezione appresa” dagli eventi avvenuti nel gennaio 2021 e nel luglio 2024.

Si stanno compiendo sforzi per migliorare le strategie anti-terrorismo, più dal punto di vista operativo e politico che da quello legale. Inoltre, i riferimenti al terrorismo, soprattutto nella sua forma internazionale, vengono utilizzati più come strumenti retorici per screditare l'avversario politico, piuttosto che come oggetto di piani concreti e agende elettorali. Migliorare il quadro legale sarà quindi una sfida che la nuova amministrazione dovrà affrontare.

Gli Stati Uniti non stanno facendo molto per aumentare l'affidamento sulla tecnologia come strumento per contrastare (tutti i tipi di) terrorismo. Ad esempio, leggendo il recente ordine esecutivo sull'intelligenza artificiale firmato dal Presidente Biden, non si fa alcun riferimento all'uso di questi strumenti in un'ottica di sicurezza. Questo è un altro punto auspicabile da affrontare per la prossima amministrazione.

CHIARA GRAZIANI

Bocconi University
Dipartimento di Studi Giuridici

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