
La guerra che accese il futuro
In una mattina di settembre del 1945, il fotografo Richard Peter si aggirava per le strade di Dresda, immortalando la devastazione causata dai bombardamenti britannici e americani. Il suo celebre scatto, “Veduta dalla torre del municipio”, è divenuto simbolo della violenza della guerra. La Seconda guerra mondiale fu un massacro di civili e scatenò forze distruttive senza precedenti.
Eppure, a quella distruzione si affiancò un’espansione economica. Le potenze alleate potevano contare su solidi sistemi manifatturieri, e la produzione mondiale crebbe complessivamente del 20%. La guerra mobilitò risorse immense e generò piena occupazione. Un paradosso: il conflitto si trasformò in catalizzatore della crescita economica e dell’innovazione tecnologica. Il PIL degli Stati Uniti, ad esempio, quasi raddoppiò.
In particolare, le potenze alleate - e soprattutto gli Stati Uniti - beneficiarono dell’aumento della spesa militare, nonostante la compressione dei consumi civili. L’inflazione fu contenuta attraverso il razionamento e il controllo dei prezzi. Lo sforzo bellico impose risposte radicali alla crisi, basate sull’attivazione di risorse enormi da parte degli Stati e sull’introduzione di meccanismi sofisticati di programmazione e pianificazione. Le competenze tecniche e la conoscenza che alimentarono la formazione di capitale fisso giocarono un ruolo fondamentale anche nella ripresa del dopoguerra, persino in economie devastate come quelle della Germania e del Giappone.
Il commercio internazionale, gli investimenti esteri e il settore primario subirono una contrazione generale, fatta eccezione per alcune aree come il Midwest statunitense e l’Australia, che invece videro miglioramenti nelle tecniche agricole e un aumento della produttività, incentivando la ricerca di tecnologie alternative.
Il conflitto vide un’espansione senza precedenti dell’industria bellica. Negli Stati Uniti, ad esempio, la spesa militare passò dall’1% del PIL nel 1939 al 42% nel 1944. Lo sforzo produttivo fu impressionante. Una volta fallita la strategia tedesca della Blitzkrieg, la superiorità economica degli Alleati si fece evidente, almeno sul piano quantitativo. Le potenze in guerra dimostrarono un’enorme capacità di espansione rapida della produzione complessiva, e di settori chiave in particolare: la Germania triplicò la produzione di armamenti in meno di tre anni; l’URSS la aumentò di due volte e mezzo tra il 1940 e il 1944; il Regno Unito incrementò del 50% la produzione di alluminio — sempre più usato nell’industria bellica — e triplicò la produzione di valvole per la comunicazione radio.
Questo aumento fu reso possibile non solo da infrastrutture industriali adeguate, ma anche dalla sospensione temporanea dei meccanismi tradizionali di mercato. I governi acquisirono competenze inedite nella regolazione dei prezzi, nel razionamento, e nell’adozione di misure per comprimere i consumi privati a favore della spesa militare. Si creò così un prezioso bagaglio di esperienze che, nel dopoguerra, avrebbe alimentato le future politiche economiche “miste”, basate su una visione dello Stato come attore attivo nella pianificazione e nella gestione ciclica dello sviluppo.
La guerra stimolò anche importanti innovazioni scientifiche e tecnologiche. Germania e Giappone puntarono sulla produzione di armamenti ad alta qualità. L’aviazione, in particolare, grazie alle nuove tecniche di bombardamento massivo a lungo raggio, conobbe notevoli progressi: nei propellenti, nei materiali da costruzione, negli strumenti di navigazione. Questi sviluppi contribuirono direttamente alla nascita dell’aviazione commerciale moderna. Altri settori — elettronica, informatica, comunicazioni — beneficiarono delle esigenze militari. Molte delle innovazioni sviluppate durante il conflitto divennero pilastri del nuovo paradigma tecnologico della terza rivoluzione industriale. Indirettamente, furono elementi chiave del processo di globalizzazione che prese slancio dopo la fine della guerra fredda.
Ma le innovazioni non riguardarono solo la tecnologia in senso stretto. Un impatto altrettanto decisivo si ebbe su un altro “abilitatore” fondamentale dell’integrazione globale postbellica: la creazione delle istituzioni della governance economica internazionale, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, concepiti nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods.
La guerra portò con sé una devastazione materiale e spirituale difficile da immaginare. Ma, al tempo stesso, liberò un’energia innovativa senza precedenti — nel bene e nel male. E soprattutto avvicinò l’umanità tanto al baratro da rendere la cooperazione per una prosperità condivisa l’unica via percorribile. Una lezione, oggi più che mai, da non dimenticare.