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Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa ha riscritto la sua strategia energetica, sostituendo il gas russo con forniture da Norvegia e GNL. Ma la volatilità dei prezzi e la dipendenza dai mercati speculativi restano problemi aperti. Tra nuove infrastrutture, riforma del mercato elettrico e obiettivi di decarbonizzazione, il futuro energetico europeo è ancora un equilibrio precario tra sicurezza e sostenibilità

A quasi tre anni dall’invasione dell’Ucraina il mondo dell’energia non ha ancora trovato un definitivo assestamento. L’Unione Europea reagì in modo compatto risvegliandosi da un percorso di decenni, segnato da una quota molto elevata (45%) di importazioni del gas naturale dalla Russia a prezzi stabili e convenienti, che alimentavano i sistemi industriali ed energetici di molti paesi, tra cui due dei giganti industriali, Germania e Italia. Il gas, da sinonimo di sicurezza degli approvvigionamenti a buon mercato, si rivelò in pochi giorni una potente arma geopolitica che spinse l’Unione ad un cambio radicale di rotta, con l’obiettivo di affrancarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia.

Dal lato dell’offerta, le importazioni dalla Russia hanno subito sin dal 2022 una brusca frenata, passando dai 150 mld di m3 del 2021 a 78,8 nel 2022 e a 43 nel 2023 (i dati per il 2024 non sono ancora disponibili).  A controbilanciare questa fortissima contrazione hanno contribuito il forte aumento delle forniture dalla Norvegia e le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e da altri paesi.

Dal lato della domanda, questa a livello Europeo è rimasta sostanzialmente invariata nel 2022 rispetto al 2021 (334 mld m3), con una significativa caduta nel 2023 (290 mld m3), sia per gli strumenti di riduzione volontaria varati dalla Commissione e adottati da molti paesi che per l’impatto dei prezzi elevati dell’energia sugli utilizzatori.

Le inevitabili tensioni di un cambiamento così brusco e radicale del mercato del gas si sono scaricate infatti sui prezzi, che dopo un decennio di stabilità, a partire dal 2021 hanno iniziato a crescere per poi impennarsi a livelli mai raggiunti, con un picco nell’estate del 2022, per assestarsi successivamente a livelli comunque superiori del 50% rispetto ai valori precedenti. Una analoga dinamica hanno conosciuto i prezzi dell’energia elettrica, trascinati dalle quotazioni richieste dalle centrali a gas che in molte fasi della giornata fissano il prezzo nel mercato all’ingrosso dell’elettricità.

Se quindi le politiche della Commissione hanno garantito la sicurezza degli approvvigionamenti, con un contenimento della domanda e un cambio radicale nei flussi di fornitura, pur scontando questo brusco processo con un aumento nel costo dell’energia, restano aperti molti problemi ancora in agenda.

Dal lato delle forniture, il vuoto lasciato dall’abbandono dei gasdotti russi non può che essere colmato dalle forniture, via nave, di GNL. Che richiede la predisposizione di nuove infrastrutture, i terminali di rigassificazione, e di un potenziamento delle connessioni all’interno del continente su nuove direttrici. 

Il prezzo del gas naturale risulta troppo esposto alle oscillazioni dei mercati all’ingrosso, in primo luogo l’olandese TTF, nelle cui transazioni prevalgono motivazioni di natura finanziaria che portano a bolle speculative e rialzi ingiustificati rispetto agli squilibri reali del mercato. Inoltre, per quanto i quantitativi di gas scambiati su questi mercati siano molto inferiori rispetto al gas che viene acquistato con contratti di lungo periodo, l’indicizzazione di queste ultime forniture al prezzo del TTF trasmette le oscillazioni nel prezzo spot alle forniture nel loro complesso. Una sfida è quindi quella di allentare questo legame e ridurre le componenti speculative dei mercati spot.

Un’altra sfida sta nella riforma del funzionamento del mercato all’ingrosso dell’energia elettrica, in modo da attenuare il legame tra prezzo del gas e dell’elettricità, un percorso che l’Unione Europea ha intrapreso con le proposte dell’ultimo anno. 

Una sfida ulteriore riguarda il coordinamento tra le politiche energetiche e di sicurezza degli approvvigionamenti e le politiche di decarbonizzazione, per le quali l’Unione Europea vanta un primato. Se lo sviluppo delle energie rinnovabili porta con se una riduzione nei consumi di gas per produrre energia elettrica, e l’efficientamento dell’edilizia riduce il consumo di gas per riscaldamento, il percorso appare ancora lungo, e gli investimenti necessari imponenti.