
Difesa comune, eredità mancata
Il 17 marzo 2025 sarà una data da ricordare. È morto Hemingway. No, non quello che avete letto a scuola. John “Paddy” Hemingway era l’ultimo veterano della Royal Air Force sopravvissuto alla Battaglia d’Inghilterra. Tra il 1940 e il 1941, per un breve periodo, il Regno Unito fu l’unica grande potenza a resistere a Hitler, mentre il nazismo dilagava in Europa. Piloti come Paddy sono divenuti simboli eterni della resistenza al male. Nei tre anni successivi, la superiorità aerea britannica e americana devastò la Germania, mentre le truppe alleate liberavano l’Europa occidentale. I liberatori si trasformarono presto in garanti della pace e della libertà, di fronte al timore crescente dell’aggressione militare sovietica.
L’ombrello di sicurezza anglo-americano divenne un elemento permanente dell’architettura difensiva europea attraverso la NATO, nata nel 1949. La NATO è conosciuta come patto di difesa collettiva, ma fu soprattutto l’eredità diretta della liberazione anglo-americana dell’Europa occidentale. Il celebre Articolo 5, che considera un attacco contro uno come un attacco contro tutti, ha rappresentato in pratica un impegno del Regno Unito e degli Stati Uniti a difendere l’Europa. Non ci si aspettava, ad esempio, che truppe italiane o tedesche (occidentali) intervenissero in soccorso di altri Stati membri; le costituzioni del dopoguerra vietavano persino l’impiego delle forze armate all’estero.
I Paesi NATO sulla frontiera della Guerra Fredda - dalla Scandinavia al Mediterraneo, dopo l’ingresso di Grecia e Turchia nel 1952 - presidiavano i propri confini con eserciti di leva, sostenuti dalla presenza di truppe britanniche e americane e, soprattutto, dalla deterrenza nucleare. Durante la costruzione del Muro di Berlino e la crisi di Cuba, ben 400 mila soldati statunitensi erano stanziati in Europa. La British Army of the Rhine - istituita appena tre mesi dopo la fine del conflitto - mantenne, per oltre quarant’anni, dimensioni pari all’intero esercito di terra del Regno Unito di oggi. La NATO, insomma, non fu mai davvero un’impresa collettiva: lo “stare insieme” era più retorica che realtà. Il peso della difesa restava significativo finché perdurava la minaccia sovietica, ma la condivisione degli oneri non fu mai equa. La maggior parte dei membri spendeva tra il 3% e il 4% del PIL per la difesa, ma le tre potenze termonucleari - Francia, Regno Unito e Stati Uniti - spendevano il doppio.
Il vero nodo della difesa europea comune -— la capacità e la volontà di intervenire in difesa altrui con forze dislocate all’estero - è rimasto estraneo alla maggioranza dei Paesi europei. “Insieme, stiamo con l’Ucraina”… sì, ma ci offendiamo se ci chiedono di inviare truppe, anche solo per missioni di pace. I Paesi sulle nuove frontiere della vecchia-nuova Guerra Fredda si stanno riarmando in fretta, per difendersi da soli, mentre si aspettano che Londra e Parigi facciano “il lavoro sporco” e che Washington continui a garantire la sicurezza. A ben vedere, non è cambiato molto in ottant’anni.
L’opinione pubblica contemporanea riflette questa ambivalenza. Un recente sondaggio del Monitoring Democracy del Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Bocconi mostra che, sebbene la maggioranza degli italiani (73,4%) chieda una difesa europea più forte, molti ritengono che la stabilità globale dipenda ancora dalle grandi potenze militari. Solo il 17% considera fondamentali le istituzioni multilaterali come l’UE e l’ONU. “Il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader”, ha dichiarato di recente Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’UE per la politica estera. Ma la storia non fa ben sperare riguardo a una difesa pan-europea al di fuori dell’ombrello anglo-americano.
Già negli anni Cinquanta, la Francia — frustrata dal proprio ruolo subordinato nell’alleanza occidentale — propose la creazione di una Comunità Europea di Difesa autonoma, che coinvolgesse gli eserciti di Benelux, Francia, Germania e Italia. Il Trattato di Parigi fu firmato il 27 maggio 1952, ma la sua ratifica fu bloccata dall’Assemblea nazionale francese il 30 agosto 1954. Con la morte di Stalin e la fine della guerra di Corea, la minaccia di un nuovo conflitto in Europa appariva meno imminente. Alcuni vedevano nel trattato una minaccia alla sovranità nazionale, altri criticavano l’esclusione del Regno Unito. Alla fine, la Francia accettò la rimilitarizzazione della Germania all’interno della NATO, mentre il numero di truppe americane sul suolo francese raddoppiava.
Anche i numerosi tentativi di istituire una forza di reazione rapida dell’Unione Europea, a partire dagli anni Novanta, hanno subito la stessa sorte.
Con il riaffacciarsi dell’aggressione russa, sono riemerse le richieste di rafforzare la difesa europea. Ma, per ora, restano solo richieste. “Insieme, resistiamo”… ma resistiamo davvero solo se i nostri amici britannici e americani sono ancora disposti a difenderci. Sembra questa, ancora oggi, la realtà.
Grazie, Paddy.