Per iniziare serve porsi un traguardo
"Se non ora, quando?" verrebbe da chiedersi. Con una crisi economico-sanitaria in corso e un'inflazione che torna a crescere, si fa più urgente la necessità d'investire nell'educazione finanziaria degli italiani, ricordando peraltro che non ha mai raggiunto livelli sufficienti. Allora, meglio attivarsi e vedere il risvolto della medaglia di una pandemia che, come tutti i periodi di contrazione economica, stimola i cittadini ad avere maggiori conoscenze e informazioni sulla materia. Perché? "Perché ogni crisi porta molte famiglie a toccare con mano il costo delle basse conoscenze finanziarie. E i dati ci dicono che c'è una correlazione tra conoscenza e resilienza finanziaria, chi sa di più è più protetto dai colpi della crisi", risponde Annamaria Lusardi, alumna Bocconi, University professor of economics and accountancy alla George Washington University, nella capitale degli Stati Uniti, e direttrice in Italia del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, istituito dal governo nel 2017. "Non solo, con un'inflazione al rialzo e molti risparmi che rimangono sui conti correnti", aggiunge Lusardi, "si vede, oggi più che mai, come le conoscenze finanziarie siano necessarie e utili". Ecco perché il Comitato diretto da Lusardi ha messo in campo, da tempo, una serie d'iniziative rivolte a tutti, giovani e adulti, uomini e donne, spaziando dalle webserie stile Netflix alle iniziative nelle scuole, a cui si aggiunge il Mese dell'educazione finanziaria, e ancora dagli eventi in piazza fino ai contributi nella sceneggiatura di una delle soap opera più seguite d'Italia, Un posto al sole.
È così seria la situazione?
Si, lo è. Abbiamo affrontato una pandemia che è durata due anni. Circa un terzo delle famiglie europee ha dichiarato di non aver mezzi o risparmi sufficienti per affrontare nemmeno un mese senza stipendio. Questa situazione richiede non un passo, ma un balzo in avanti. Inoltre va sottolineato, nel caso specifico degli italiani, che le statistiche indicano una conoscenza finanziaria bassa, anche rispetto ad altri paesi. Non si conoscono nozioni di base come quelle relative alla relazione rischio-rendimento. Investire i risparmi è una decisione difficile per molti. Ma l'obiettivo non è diventare tutti esperti professionisti, bensì far passare il concetto che vive più sereno chi ha fatto sue almeno le conoscenze finanziarie di base.
Eppure in passato i nostri genitori e nonni non sembravano aver queste preoccupazioni...
Certamente, perché il mondo era diverso: s'investiva in titoli di Stato che garantivano buoni rendimenti, si compravano case e la pensione pubblica era generosa. Oggi, ci troviamo ad affrontare tassi molto bassi o addirittura negativi. Le alternative del cittadino sono tante, diverse, quasi disorientanti vista l'ampiezza e la varietà di prodotti e servizi finanziari. Né va dimenticato il capitolo della pensione, di cui tutti dovremmo occuparci per tempo. Proprio per questo, l'educazione finanziaria è ora così importante. Comunque, a certe condizioni, promuovere un soddisfacente livello di conoscenza è un obiettivo raggiungibile, una "mission possible".
Quali condizioni?
Decidere d'investire in una serie di iniziative educative, formando prima una mentalità economica e arrivando, poi, a incentivare comportamenti più equilibrati. Per esempio, un quarto degli italiani sostiene di non porsi obiettivi economici nel medio-lungo periodo, secondo i dati Comitato Edufin-Doxa. Allora è comprensibile che non tutti avvieranno mai un piano di risparmio e d'investimento. Se invece si coglie l'importanza di prepararsi a raggiungere dei traguardi per sé e la propria famiglia, le cose cambiano. In questo modo non si ricade nella spirale per cui chi rimane lontano dai temi economico-finanziari non solo non investe ma non inizia nemmeno a risparmiare o, al massimo, risparmia di meno.
Ci sono parti della società più a rischio?
Ci sono alcune categorie cui prestare più attenzione. Ne voglio indicare in particolare due: i giovani italiani, che sono meno preparati dei coetanei stranieri. E per loro il mondo di domani sarà molto diverso dal passato. In parallelo voglio citare le donne. In Italia ci sono forti differenze di genere nella conoscenza finanziaria. E purtroppo queste differenze di genere iniziano molto presto, sono presenti già tra i quindicenni.
I genitori aprono conti correnti ai figli fin da piccolissimi. È una buona idea?
Poste le valutazioni caso per caso, prima s'inizia meglio è. Di partenza, i bambini sono incuriositi dai soldi. Occorre parlar loro di denaro e delle decisioni finanziarie, farli socializzare intorno a questi temi. A Paglieta, in provincia di Chieti, per esempio, alcune classi di giovani studenti hanno iniziato gestendo un orto, poi sono passati a vendere i prodotti coltivati e infine, tramite la scuola, hanno acquistato l'orto accendendo un mutuo. Il beneficio maggiore di questa esperienza è che, da grandi, non saranno frenati dai timori instillati da basse conoscenze finanziarie.
Biografia
Laureata all'Università Bocconi in Economia politica, Annamaria Lusardi ha conseguito un dottorato in Economia presso l'Università di Princeton. Del periodo di studi in Bocconi ricorda le amicizie, nate all'università e durate nel tempo, e le lezioni di Economia monetaria del professor Mario Monti, che è stato suo advisor per la tesi. "Devo a lui l'interesse per l'economia, il desiderio di continuare gli studi all'estero e d'intraprendere la carriera accademica", dice Lusardi. "Studiare in Bocconi è stato fondamentale: gli studi di allora e l'esperienza di lavoro mi hanno convinto che l'abc della finanza è necessario come saper leggere e scrivere. Sono orgogliosa di poter lavorare su questi temi per il mio paese".