Guido e lo sviluppo del trasporto intermodale
Con la presentazione del Green Deal europeo, alla fine del 2019, gli obiettivi di trasporto sostenibile si sono confermati definitivamente al centro delle politiche dell'Unione europea. In particolare, il trasporto intermodale è diventato uno degli aspetti più rilevanti, con il duplice obiettivo di ridurre sia la quantità delle merci circolanti su strada sia i relativi tassi d'inquinamento. Ma, con lo scoppio del conflitto in Ucraina e con la messa in discussione della Via della Seta, lo scenario globale è cambiato molto, secondo Guido Fara, auditor alla Corte dei Conti europea, che spiega così la sua personale opinione (e non quella della Corte stessa).
In particolare, la Ue intende promuovere politiche armoniche per riuscire a rispettare l'obiettivo, al 2030, di completamento della parte centrale delle reti transeuropee, composta dai cosiddetti Corridoi europei, e successivamente punta a tagliare il traguardo finale, al 2050, ricomprendendo pure la parte rimanente delle reti transeuropee, come ricorda il laureato all'Università Bocconi in Economics and Social Sciences, che di recente ha approfondito, tra le varie materie, proprio quella del trasporto intermodale e dal 2023 i temi legati alla sicurezza stradale.
"Nel quadro attuale, le raccomandazioni della Corte dei Conti Ue, per il trasporto intermodale, sono che l'Unione fissi obiettivi più specifici e che intervenga, soprattutto, nel quadro regolamentare per migliorare la competitività di questa forma di trasporto", ribadisce l'auditor dell'istituzione nata nel 1975 con il Trattato di Bruxelles che, per l'appunto, svolge anche funzioni di controllo di gestione perché gli investimenti Ue siano conformi alle politiche comunitarie e producano un impatto reale sul territorio.
Sempre a giudizio di Fara, infine, sul fronte dei nuovi argomenti che riguardano il mondo dei trasporti restano il potenziale dell'idrogeno per un trasporto green e il ruolo delle batterie per le auto elettriche, senza dimenticare la sicurezza stradale per cui è stato avviato il primo audit della Corte dei Conti. Il fine è verificare se l'Unione europea è in grado di raggiungere i propri obiettivi, ossia dimezzare il numero di morti e feriti gravi entro il 2030 e ridurlo a quasi zero entro il 2050. Nel 2022, nella Ue, sono decedute per incidenti stradali più di 20 mila persone, dato in crescita del 3% rispetto al 2021, ricordando che i livelli di traffico sono risaliti negli ultimi anni dopo lo stop alla circolazione imposto dalla pandemia.