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Giorgio Sacerdoti, un giurista che scala le montagne

, di Andrea Costa
Gli ottanta anni di una figura poliedrica tra accademia, impegno civile e organizzazioni internazionali

Dirlo oggi sembra quasi un'assurdità, ma c'è stato un lungo periodo durante il quale gli studi giuridici in Bocconi erano marginali, poco più che un complemento degli studi economici. Questo, nonostante il prestigio dell'Istituto Sraffa come centro di diritto comparato e il fatto che la Bocconi avesse avuto più d'un rettore giurista, tra i quali proprio Angelo Sraffa negli anni 1930. Solo a metà degli anni 1990 fu lanciato un corso di diritto ed economia, il CLELI, e, a ruota, il corso di laurea in giurisprudenza all'inizio del 2000. Di qui il progressivo rafforzamento del gruppo dei docenti di materie giuridiche, tra cui Giorgio Sacerdoti, prima professore a contratto (dal 1986) e poi ordinario di diritto internazionale dal 1994, come è stato rievocato durante un affollato incontro in suo onore alla Bocconi nello scorso marzo in occasione del suo ottantesimo compleanno, con interventi del rettore Francesco Billari, del senatore Mario Monti, della senatrice Liliana Segre, dei colleghi Piergaetano Marchetti, Nerina Boschiero e Gadi Luzzatto Voghera.

Tra i primi giuristi italiani a intuire quanto sarebbe diventato importante il diritto europeo, Sacerdoti si è dato fin dall'inizio un profilo internazionale, e non solo negli studi, a partire da un Master in diritto comparato alla Columbia University, subito dopo la laurea italiana, nel 1967. In parallelo all'impegno accademico, viene chiamato infatti a ricoprire importanti incarichi in organizzazioni internazionali, sia come esperto italiano che in rappresentanza dell'Unione europea.

Nel 1995 diventa vicepresidente del Comitato dell'OCSE sulla corruzione nel commercio internazionale e poi presidente del Comitato di redazione della Convenzione OCSE anti-corruzione del 1997. A partire dal 2001 e fino al 2009, è membro del massimo tribunale del commercio internazionale, l'Appellate Body della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) a Ginevra, di cui è eletto presidente nel 2006-2007. In questa veste è chiamato a decidere controversie fondamentali tra Stati in materia di commercio, ambiente e sviluppo. Successivamente, e ancora oggi, è spesso chiamato ad arbitrare controversie internazionali tra investitori esteri e Stati presso il centro arbitrale della Banca Mondiale a Washington. Alcune delle sue decisioni hanno fatto giurisprudenza: così nel primo caso contro la Cina al WTO e a proposito del trattamento degli investitori stranieri in Argentina durante la crisi finanziaria dell'inizio del 2000.

Questi impegni internazionali e la vita accademica si sono rinforzati a vicenda: nel 1990 fa nascere in Bocconi il programma di dottorato in International Law and Economics, allora unico nel suo genere in Italia, creato fin dall'inizio con una forte vocazione interdisciplinare. In quel dottorato, non a caso, si sono formati oltre 100 allievi, italiani e stranieri, che poi hanno fatto carriera nell'accademia, in Italia e all'estero in uffici studi, organizzazioni internazionali, diplomazia, studi legali. "Ho incontrato recentemente un mio studente di quei primi anni," racconta Sacerdoti, "ora tra i massimi dirigenti della Commissione europea, che mi era ancora grato perché io gli avevo dato senza problemi l'autorizzazione a fare uno scambio all'estero con il riconoscimento del relativo esame, che a quei tempi era piuttosto difficile da ottenere. Ma per me era giusto che non rinunciasse a questa opportunità di formazione internazionale."

Non si può però parlare di Giorgio Sacerdoti senza ricordarne l'impegno civile per la libertà religiosa e la tutela delle minoranze. Sacerdoti nacque in una famiglia ebraica nel 1943, in un contesto di estremo pericolo, e solo trovando rifugio in Svizzera i suoi genitori e lui stesso, nato da pochi mesi, scamparono alle persecuzioni nazi-fasciste. Quando a metà degli anni 1980 l'Italia volle superare il Concordato del 1929, abolendo la religione di Stato e mettendo quindi tutte le fedi sullo stesso piano, Sacerdoti fu il presidente della Commissione giuridica che negoziò con il governo per l'Unione delle Comunità ebraiche l'intesa che disciplina lo status dell'ebraismo in Italia ai sensi dell'art.8 della Costituzione. Oggi è a capo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano che ha sede alla Stazione centrale negli spazi del Memoriale della Shoah, meglio conosciuto come Binario 21. "L'impegno degli ebrei in difesa dei valori di libertà ed eguaglianza è nell'interesse non solo proprio ma di tutti," dice Sacerdoti. Lo dimostra il suo volume del 2021 edito dal Mulino Diritto ed Ebraismo. Italia, Europa e Israele. Sessant'anni di interventi e battaglie civili che raccoglie oltre cinquanta suoi scritti in materia, tra articoli su quotidiani e saggi scientifici.

Il quadro non è ancora completo. Proverbiale è la passione di Giorgio Sacerdoti per la montagna, non solo da semplice escursionista. Sacerdoti è arrivato in cima al Cervino, al Kilimangiaro, al Ruwenzori ed ha partecipato a spedizioni sci-alpinistiche in Patagonia e Himalaya con gli sci ai piedi anche in un'età in cui molti scalatori avevano già appeso al chiodo gli scarponi. Parlando di montagna, gli si illumina l'espressione: "il Cervino non è la montagna più alta che ho scalato. Ma è forse quella che mi ha dato più soddisfazione, perché la salita è ripida e continua e non puoi mai fermarti a riposare." Sacerdoti ha affrontato la montagna, ci viene a dire, con lo stesso impegno che ha messo (e tuttora mette) nella ricerca, l'insegnamento e la formazione dei giovani.