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Amelia Compagni e' stata finanziata dalla Fondazione Cariplo per studiare l'impatto della telemedicina e delle app mobili sull'aderenza alle terapie nei pazienti cronici. Il caso dell'osteoporosi

Amelia Compagni, professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche della Bocconi, è il principal investigator del "PROGETTO TELIOT: TELemedicine for Improving adherence with anti-Osteoporotic Therapies", un progetto di ricerca finanziato con un grant da 125.000 euro da Fondazione Cariplo per sviluppare una migliore comprensione di ciò che contribuisce a far sì che i pazienti con malattie croniche seguano le cure con puntualità e per prevedere il rischio di non conformità.

La pandemia di COVID-19 ha spostato l'attenzione di tutti sulle malattie trasmissibili, ma quelle non trasmissibili sono responsabili di oltre il 70% dei decessi mondiali in tempi normali (41 dei 57 milioni del 2016).

La farmacoterapia può controllare le malattie croniche non trasmissibili e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, però, la non aderenza alla farmacoterapia è così diffusa che migliorarla potrebbe portare più benefici alla salute che lo sviluppo di nuovi trattamenti.

"Con il nostro progetto, miriamo a valutare l'impatto della telemedicina e della telemedicina potenziata (cioè, in combinazione con m-health sotto forma di una app a disposizione dei pazienti) sull'aderenza alla terapia nei pazienti osteoporotici e, in definitiva, sul loro stato di salute", dice Compagni. "Esploreremo anche l'esperienza dei pazienti e dei medici con la telemedicina e la telemedicina potenziata. I dati raccolti ci permetteranno di sviluppare un modello in grado di prevedere il rischio di non aderenza alla terapia con farmaci anti-osteoporotici".

Il progetto combina due studi. Il primo sarà uno studio retrospettivo su 80 pazienti osteoporotici che, durante l'emergenza COVID-19, sono passati dalla consultazione faccia a faccia col medico alla consultazione basata sulla telemedicina. L'interesse per la telemedicina è riemerso durante la crisi COVID-19, infatti, e nell'ultimo anno è stata osservata un'impennata senza precedenti nella telemedicina e un sostanziale passaggio alle visite a distanza.

I risultati dello studio retrospettivo sul comportamento dei pazienti e sulla loro percezione della telemedicina saranno utili al disegno di uno studio prospettico randomizzato che metterà a confronto 210 pazienti osteoporotici (residenti nella regione Lombardia) coinvolti in consulti faccia a faccia, in consulti basati sulla telemedicina o in consulti basati sulla telemedicina potenziata (comprensiva, cioè, di una app per contattare i clinici per un consulto al di fuori degli appuntamenti fissati).

"L'osteoporosi rappresenta uno scenario ideale per la scarsa aderenza ai farmaci, poiché è una malattia a lungo termine che è asintomatica fino a quando non si verifica una frattura, e i benefici percepiti dai pazienti che assumono farmaci anti-osteoporotici sono poco tangibili fino a quando non vengono effettuate valutazioni sulla densità delle ossa", spiega Compagni.

Il progetto prevede la collaborazione di ricercatori della Bocconi (Benedetta Pongiglione), di Humanitas (Gherardo Mazziotti e Andrea Lania) e del Politecnico di Milano (Andrea Aliverti e Maria Laura Costantino).