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Contro la polarizzazione della civilta'

, di Camillo Papini
Anche per colpa dei social network, aumentano i rischi di radicalizzazione. In molti dei conflitti, oggi, la motivazione e' il contrasto identitario e per combatterlo servono ponti interculturali

Dalla fine dell'Unione Sovietica e in particolare dopo l'attacco alle Torri Gemelle, le divisioni che corrono trasversalmente ai paesi e alle società nel mondo sono diventate più di natura culturale che ideologica. I social network, molto diffusi soprattutto tra i ragazzi, rischiano di diventare megafoni che amplificano i rischi di radicalizzazione e di reclutamento, in particolare proprio tra i più giovani. "Maturare la consapevolezza che tanti degli attuali conflitti in atto sono motivati da contrasti identitari è il primo passo per, poi, cercare di sanarli costruendo ponti interculturali", sostiene Alessandro Girola, Programming Coordinator delle Nazioni Unite, impegnato nell'Alleanza delle Civiltà dell'Onu, entità specializzata nell'individuare le cause odierne delle polarizzazioni nelle civiltà. "Considerate le sfide attuali, è essenziale un approccio sistemico, ossia un coinvolgimento di tutti i componenti della società. Il settore privato, anche attraverso gli obiettivi della Csr, rappresenta un partner importante per attuare il mandato delle Nazioni Unite", prosegue Girola.

Secondo l'alumnus dell'Università Bocconi, laureato in Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali, "ci sono diverse zone del mondo che richiedono attenzione. Il Sud Est Asiatico ne è solo un esempio. Ma c'è anche il pericolo di attacchi terroristici motivati da ideologie di estrema destra, un fenomeno purtroppo in crescita anche nelle società occidentali".