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Come Enron e Parmalat hanno cambiato la vita di Stefano Rossi

, di Claudio Todesco
Quando sono scoppiati i due scandali finanziari, il nuovo full professor del Dipartimento di Finanza stava studiando a Londra. Si e' cosi' rafforzata la sua volonta' di studiare la corporate governance

Stefano Rossi, recente acquisto del Dipartimento di Finanza, stava trascorrendo il periodo di dottorato presso la London Business School quando scoppiarono gli scandali Enron e Parmalat. "La realtà contraddiceva la dottrina economica prevalente all'epoca, secondo cui gli amministratori delegati e i membri del consiglio d'amministrazione agivano nel miglior interesse degli azionisti e degli investitori. Gli scandali societari fornirono una spinta decisa alla mia attività di ricerca nella corporate governance". Oggi Stefano si occupa, fra le altre cose, anche di diritto e finanza, crisi del debito sovrano, finanza internazionale.

Per Stefano si tratta di un ritorno in Bocconi, dove si è laureato nel 1998. "Non ricordo di avere mai avuto altri interessi accademici oltre alla finanza aziendale", ammette. "Scoprii molto presto che la matematica, di cui ero appassionato, non era un esercizio astratto, ma poteva spiegare i fenomeni economici e quindi aveva implicazioni sulla vita delle persone. Fu una rivelazione". Dopo il servizio militare, il Master in Economia ancora in Bocconi e il PhD in Finanza a Londra, Stefano ha insegnato alla Stockholm School of Economics e all'Imperial College Business School. Si è poi trasferito negli Stati Uniti per prestare servizio alla Cornell University di Ithaca, New York, e alla Purdue University, nell'Indiana.

Lettore vorace, appassionato suonatore di pianoforte, amante del calcetto che ha sofferto durante i cinque anni negli Stati Uniti, "perché laggiù football vuol dire tutt'altra cosa", Stefano si è occupato anche di debito sovrano e dei meccanismi che incentivano i governi a non dichiarare il default, "con intuizioni poi corroborate dall'emergere della crisi in Grecia e poi in Europa". Più di recente, si è dedicato allo studio del fenomeno del quantitative trading. Tornare in Bocconi dopo oltre quindici anni fa un certo effetto. "Sono impressionato dall'enorme salto compiuto dall'Università e dalle prospettive per il futuro. È un gran momento per essere in Bocconi".