Climate COP28, corporate disclosure al centro
La lotta al cambiamento climatico è nulla senza la corporate disclosure. Ne è convinto Pietro Bertazzi, Global Director, Policy Engagement & External Affairs di CDP (Carbon Disclosure Project), oltre che alumnus del Master in Management and Economy of the Environment and Energy (Mager) dell'Università Bocconi, conseguito dopo la laurea in diritto internazionale, con specializzazione diritti umani. "Ero un giurista nell'ambito dei diritti umani, Volevo lavorare in ambito Esg, ma mi mancava la 'E'. Grazie al master ho potuto comprendere meglio il settore".
Forte di queste conoscenze, Bertazzi oggi lavora per CDP, l'organizzazione più importante sui temi di environmental disclosure. CDP lavora con 25 mila soggetti tra investitori, aziende, città, regioni e stati e sarà presente alla COP28, con una serie di eventi sul tema della trasparenza e dell'accountability e con una campagna per l'eliminazione dei combustibili fossili, in collaborazione con We Mean Business.
Bertazzi collabora nelle negoziazioni di policy e cercando di attivare le imprese e le istituzioni finanziarie tramite la disclosure. "Quest'ultima non era direttamente coperta dal trattato di Parigi del 2015, che però presentava due previsioni sulla trasparenza per monitorare il progresso verso gli obiettivi dell'accordo: l'istituzione della Global Stock-take e delll'Enhanced Trasparency Framework". La prima indica l'assessment dell'ONU per capire i progressi a livello globale verso gli obiettivi del Trattato di Parigi del 2015. La sua implementazione è stata finalizzata con un rulebook alla Cop26 di Glasgow del 2021 e la prima global stock take sarà lanciata nella COP28. L'Enhanced Transparency Framework prevede invece che ogni paese membro dell'Accordo di Parigi dovrà rendicontare il progresso verso gli accordi di Parigi a livello nazionale. Per rendere entrambi efficienti ed efficaci, è indispensabile che gli attori economici siano presi in considerazione.
Nel 2024 saranno prodotti i primi report nazionali che misureranno i progressi verso gli obiettivi di Parigi. "La misurazione è fondamentale perché finora le emissioni non sono state ridotte", precisa Bertazzi. La colpa è anche della finanza pubblica. "Non abbiamo coperture finanziarie per una transizione ecologica che risponda a obiettivi del trattato di Parigi. Occorre riallocare i flussi finanziari", sostiene il Global Director di CDP. A suo avviso, le banche multilaterali per lo sviluppo, come la Banca Mondiale, andrebbero riorganizzate e riformate. L'iniziativa della premier delle Barbados, Mia Mottley e presidente della Francia, Emmanuel Macron, è promettente in tal senso. Inoltre, uno dei risultati della COP27 è stata la creazione di fondo multilaterale che dovrebbe essere ospitato da Banca Mondiale, per il finanziamento di pratiche di adattamento a cambiamenti climatici.
E la COP28? "Sarà una COP di transizione. Ci aspettiamo alcune risposte alle domande sullo stato di avanzamento degli obiettivi su accordo di Parigi con la Global Stock Take, ma credo che avremo informazioni più granulari solo dal 2024 con l'avvio dei report nazionali. Sul fronte delle notizie positive, mi aspetto novità importanti sul sistema alimentare, che ha un impatto sull'ambiente ed emissioni. Tenere la COP28 in uno dei paesi tra i maggiori produttori di petrolio verosimilmente non porterà a risultati eclatanti sulla transizione energetica e l'uso dei combustibili fossili, nonostante la forte spinta da parte di una larga coalizione di Governi. Ma al contempo può agevolare il raggiungimento di obiettivi in altri ambiti, come quello del sistema alimentare", dice Bertazzi. Che ritiene erroneo vietare l'accesso alla conferenza ai produttori di combustibili fossili che devono, per necessità, essere partecipi delle soluzioni alternative all'uso di combustibili fossili. Anche in questo caso, la via maestra è la trasparenza su chi ogni partecipante alla COP rappresenta e quali interessi porta al tavolo.