Catherine De Vries, scienziata politica che pensa all'Europa
Catherine De Vries, professore ordinario al Dipartimento di Scienze politiche e sociali della Bocconi dal 1° gennaio, si definisce «una specie di rifugiata di Brexit». Originaria dei Paesi Bassi, ha lavorato per quasi dieci anni nel Regno Unito (Università di Oxford e Università dell'Essex) prima di lasciare il Paese nel 2018, quando è diventata Westerdijk Chair & Professor Political Behaviour in Europealla Vrije Universitieit Amsterdam. «Ho deciso di trasferirmi in Bocconi alla ricerca di un'università in Europa continentale con un respiro veramente internazionale», dice. Con alcuni studiosi bocconiani, come Francesco Billari e David Stuckler, ha lavorato a Oxford, e con altri, come Piero Stanig, Italo Colantone, Massimo Morelli o Guido Tabellini, sente di avere affinità di ricerca.
Eminente politologo con una vivace presenza sui principali media internazionali, i suoi interessi di ricerca derivano dalla sua tesi di dottorato a Vrije (ma con un supervisore della University of North Carolina at Chapel Hill, che l'ha introdotta all'ambiente accademico americano) e riguardano la contestazione e lo scetticismo dell'Unione europea. «Ho progressivamente aggiunto nuovi strati allo stesso interesse», dice. «All'indomani della crisi finanziaria, per esempio, la percezione di corruzione ha giocato un ruolo importante nella caduta di alcuni governi europei e ho iniziato a studiare l'opinione pubblica con una prospettiva più ampia. Anche i miei studi sulle rimesse provengono dall'osservazione di ciò che accade agli immigrati nei paesi dell'Unione europea».
Il suo lavoro sulle rimesse, pubblicato sull'American Political Science Review, mostra che le persone che fuggono dai regimi autoritari e inviano rimesse alle loro famiglie ottengono l'effetto paradossale di rafforzare gli stessi regimi da cui stanno fuggendo. Il Kirghizistan è il terzo paese al mondo per dipendenza dalle rimesse in termini di quota del Pil. Studiando l'opinione pubblica di quel paese (e verificando i suoi risultati in altri 20), De Vries ha infatti scoperto che quando le rimesse aumentano, la gente attribuisce il proprio benessere al Presidente, e quando diminuiscono, la gente dà la colpa a lui.
Per quanto riguarda la corruzione politica, De Vries vuole capire perché rimane impunita così spesso. È certamente difficile da osservare e, anche quando lo è, i sostenitori dei politici corrotti tendono a respingerla in qualche modo e i politici sono molto bravi a far passare sotto silenzio la corruzione attraverso buoni risultati economici e così via. «Troviamo che, per essere punita, la corruzione deve mostrare una forte deviazione da ciò che gli elettori pensano sia la norma e deve essere accompagnata da un segnale forte», dice, «come l'affondamento del traghetto in Corea del Sud nel 2014».
In un libro di successo e molto dibattuto, pubblicato nel 2018, De Vries ha riassunto il suo pensiero sull'euroscetticismo. «Tendiamo a pensare che l'euroscetticismo dipenda dal comportamento dei politici dell'Ue, ma io trovo che non sia così, o almeno non solo», dice. «Il punto più importante è la disponibilità di una valida alternativa. L'euroscetticismo era in aumento nella prima metà degli anni 2010, perché lo Stato nazionale era stato individuato come una valida alternativa, soprattutto negli stati più ricchi del Nord Europa, anche se diversi paesi esprimevano lamentele diverse. Quando la Brexit si è rivelata più complicata del previsto, l'alternativa si è indebolita e la contestazione si è attenuata».
Nel giugno 2020 De Vries pubblicherà un libro sugli imprenditori politici. «Prendiamo in prestito la teoria di Schumpeter sull'innovazione e la applichiamo al cambiamento politico», dice. L'analisi mostra che gli imprenditori politici di successo adottano congiuntamente due strategie. In primo luogo, scelgono un tema mobilitante che crei un cuneo nella tradizionale divisione destra-sinistra. In questo modo i partiti dominanti, incapaci di etichettare i nuovi arrivati, reagiscono solo quando è troppo tardi. In secondo luogo, impediscono l'imitazione da parte dei partiti dominanti o dei nuovi sfidanti distruggendo la loro competenza agli occhi dell'opinione pubblica con una retorica volta a mostrarli incompetenti e indifferenti. Condizioni di contesto come le regole elettorali e il crollo dei precedenti equilibri politici hanno, in molti casi, favorito il successo di questi imprenditori politici.
A dicembre 2019, De Vries ha ricevuto un ERC Grant per il suo progetto di ricerca LOSS (Narratives of Loss: Unravelling the Origins of Support for Socially Conservative Political Agendas). «Il progetto LOSS sostiene che le esperienze di difficoltà economica si traducono in specifiche narrazioni di perdita che, a loro volta, innescano il sostegno alle agende politiche conservatrici volte a limitare i diritti dei gruppi emarginati», spiega De Vries.
Per saperne di più
Katerina Terytchnaya, Catherine De Vries, Hector Solaz, David Doyle,When the Money Stops: Fluctuations in Financial Remittances and Incumbent Approval in Central Eastern Europe, the Caucasus and Central Asia,in American Political Science Review, Vol. 112, 4, pp. 758-774, 2018, DOI: 10.1017/S0003055418000485.
Catherine De Vries, Hector Solaz, The Electoral Consequences of Corruption, in Annual Review of Political Science, Vol 20:391-408, May 2017, doi: 10.1146/annurev-polisci-052715-111917.
Catherine De Vries, Sara Hobolt, Political Entrepreneurs; The Rise of Challenger Parties in Europe, forthcoming in June 2020, Princeton University Press.
Catherine De Vries, Euroscepticism and the Future of European Integration, Oxford University Press, 2018.