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#BocconiCorrespondents da Parigi, Brigida Viggiano

, di Brigida Viggiano - Alumna e Digital transformation manager, Adone Conseil
Raccontare una citta' che non si vive piu' causa lockdown per l'alumna vera parigina e' strano. Ma mentre aspetta il primo figlio, tiene vivo il suo team di lavoro anche portando la vita della citta' in digitale

Mi chiamo Brigida, mi sono laureata in Bocconi un po' più di 10 anni fa e da allora vivo a Parigi. Lavoro come manager in una società consulenza specializzata nella trasformazione digitale nel settore del lusso e adoro il mio lavoro.

Fino al 16 marzo scorso ero una vera parigina, quasi uno stereotipo: sempre alla ricerca di un nuovo ristorante esotico, l'ultimo cocktail bar per finire la giornata con i colleghi, uno spettacolo a teatro, un concerto, una mostra, un film, l'uscita fuori porta nel weekend. Insomma, le ore passate a casa erano ridotte al minimo.

Ma dal 16 marzo, Parigi - come tutta la Francia - è in lockdown. E da allora sono uscita di casa una sola volta...per un appuntamento dal medico.

È difficile raccontare una città quando non la si vive più. Spesso mi chiedo cosa cambierebbe nella mia vita se il mio appartamento fosse teletrasportato altrove e probabilmente tutto sarebbe esattamente identico.

All'inizio ho avuto paura, paura di annoiarmi, di perdere tempo. Ma più di ogni altra cosa paura di ammalarmi o che i miei cari potessero ammalarsi, soprattutto in Italia dove l'epidemia è cominciata prima.

Fino ad oggi non ho avuto tempo di annoiarmi.

Durante la settimana, il mio lavoro si adatta benissimo allo smartworking, anche se ho dovuto riorganizzare le cose, specialmente per quanto riguarda l'animazione e l'organizzazione del mio team. Fra le pause caffè virtuali e gli aperitivi di team building a distanza siamo riusciti a mantenere la stessa convivialità di prima. Per far fronte alla situazione particolare, ho partecipato all'organizzazione di un programma di formazione, finanziato dalla mia società, a destinazione dei collaboratori che hanno avuto una riduzione del carico di lavoro a causa della crisi attuale.

E nel weekend ne approfitto per leggere, riguardare vecchi film, fare qualche lavoretto in casa e soprattutto prepararmi all'arrivo di un nuovo membro della famiglia a luglio.
Mi rendo conto di far parte dei privilegiati: sto bene, i miei cari stanno bene, posso continuare a lavorare senza troppe difficoltà, il mio appartamento è abbastanza spazioso per evitare i conflitti legati alla coabitazione 24 ore su 24, ho tutte le ragioni per essere fiduciosa per il futuro.

Ma i miei amici mi mancano, la mia vita di prima mi manca. E quello che mi manca ancora di più è la libertà di poter decidere di andare a trovare la mia famiglia quando ne ho voglia. Siamo abituati alla distanza, ma siamo anche abituati ai weekend improvvisati per ritrovarci a metà strada. L'idea di non avere i miei cari accanto a me il giorno della nascita del mio primo figlio mi fa paura. Ma so che avremo modo di recuperare il tempo e i momenti perduti.
E non è il caso di tutti, allora preferisco concentrarmi sugli aspetti positivi e dirmi che sono una ragazza fortunata.