Andrea Colli racconta l'economia degli Sposi Promessi
Baggiano è l'appellativo, secondo Alessandro Manzoni, con cui i Bergamaschi chiamavano gli abitanti dello Stato di Milano nel Seicento. Dietro questo curioso soprannome, si nasconde la realtà economica italiana dell'epoca, che viene spiegata da Andrea Colli, storico economico e direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche della Bocconi, in un video approfondimento parte del progetto Gli Sposi Promessi, realizzato dal Piccolo Teatro di Milano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Il progetto, che comprende una lettura integrale della versione originale in podcast e una serie di approfondimenti tematici in video, è stato ideato in occasione del bicentenario dall'inizio della stesura dei Promessi Sposi. Infatti, nel 1821 inizia la prima stesura dell'opera, che si intitolava ancora Gli Sposi Promessi, mentre i protagonisti, Renzo e Lucia, si chiamavano Fermo e Lucia.
Andrea Colli spiega che nel 1821 la Lombardia soffre una marginalità, sotto il profilo economico, sociale e di centralità culturale, le cui radici vanno rintracciate a inizio Seicento. Quelli degli Sposi Promessi sono infatti anni decisivi, in cui si compie una trasformazione radicale che culminerà nella marginalizzazione di quella che era stata una delle aree centrali dell'Europa rinascimentale.
In questo contesto, è ambientato l'opera del Manzoni, ambientata nel Ducato di Milano, ma che è lo specchio di ciò che accade in Italia. L'Italia aveva raggiunto un livello di sofisticazione nel settore manifatturiero grazie alla presenza di una struttura corporativa che selezionava le competenze lavorative, ma nello stesso tempo uccideva potenzialità innovative. Infatti, intorno al 1630 questa posizione di primato si è trasformata in marginalità a causa della concorrenza aggressiva delle manifatture dell'Europa settentrionale (Francia, Inghilterra, Olanda e Germania), che producevano a costi più bassi e senza irrigidimenti corporativi.