Anche la cooperazione internazionale fa innovazione
Spezzare il circolo vizioso della povertà, offrendo a chi è in condizione di svantaggio e disagio nuove possibilità di socialità e di partecipare produttivamente alla società. Il Terzo settore può arrivare a questo traguardo, là dove lo Stato fatica a supportare il territorio, là dove il privato non sempre è presente. "Compiere quel passo in più rispetto a quello che farebbe la società è l'impatto positivo che lavorare nella cooperazione internazionale può infondere, a beneficio sia dello sviluppo equilibrato di una persona in difficoltà sia della stessa società, che in questo modo può contare su un soggetto in più per la sua crescita", afferma Alice Quagliato, capo delegazione in Burundi per Terre des Hommes, ong svizzera che nel paese africano è impegnata a tutela dei migranti interni al continente e di chi è a contatto con le autorità penali, in molti casi minori, oltre a svolgere attività di advocacy presso le istituzioni riportando casi di realtà diverse che, spesso, non hanno adeguato peso nel dibattito corrente.
Il mondo della cooperazione internazionale può offrire anche esempi d'iniziative innovative, come quello del programma che organizza asili nelle carceri burundesi secondo Quagliato, creando situazioni favorevoli per lo sviluppo equilibrato dei bambini. "Alla sua base c'è una metodologia che abbiamo elaborato e applicato con giochi e strumenti pedagogici, validata anche da protocolli scientifici e accademici, anche di Scuole Dottorali burundesi", sottolinea la capo delegazione di Terre des Hommes che ha conseguito all'Università Bocconi il Master of Science in Economy and Management of Public Administration and International Organizations (CLAPI).