Al timone della SDA Bocconi arriva un viaggiatore, Giuseppe Soda
La prima cosa che si legge, aprendo la pagina personale di Giuseppe Soda nel sito Bocconi, non è un curriculum e nemmeno un elenco di pubblicazioni. È la poesia di William Ernest Henley Invictus, la preferita da Nelson Mandela. "Sono parole perfette nel definire la perseveranza necessaria per affrontare i momenti difficili, quando le sfide si fanno davvero impegnative. È una poesia contro lo sconforto e che incita a guardare avanti con coraggio". A 18 anni Soda decide di studiare economia perché "da lì passano molti progetti per una società migliore". Mentre lavora alla tesi di laurea entra in un progetto guidato da Vincenzo Perrone chiamato Osservatorio Organizzativo del Centro Ricerche sull'Organizzazione Aziendale (CRORA). Una folgorazione. "Fu allora che decisi di fare il dottorato. Fra gli aziendalisti non era allora molto comune, ma nel gruppo di Organizzazione era un via obbligata". Mosso da curiosità verso l'agire umano nei contesti organizzati, segue gli studi di Organizzazione, "una disciplina-ponte fra economia, psicologia e sociologia".
Finito il dottorato, ecco un'altra folgorazione: alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh incontra David Krackhardt, uno dei maggiori studiosi di Network Analysis, che diventerà il cuore dei suoi studi sulle reti organizzative, iniziati durante il dottorato con Anna Grandori. Docente ordinario del Dipartimento di Management e Tecnologia, è dal primo novembre dean di SDA Bocconi e ne è particolarmente felice, "perché SDA è la componente nel sistema Bocconi in cui si è più vicini alla realtà della vita economica, e io sono convinto che l'ontologia di un ricercatore di management richieda un dialogo sistematico con chi può usufruire dei risultati della ricerca". Per Soda, la scoperta è sempre un piacere, sia sul luogo di lavoro, sia quando gira in barca il Mediterraneo. "Trovare risposte a domande rilevanti è un po' come girovagare nell'oceano della conoscenza e arrivare, prima poi, alla meta. In tutti si ricercatori si nasconde un viaggiatore. E come tutti i bravi viaggiatori, anche i ricercatori amano il viaggio in sé piuttosto che solo la meta. Come nella poesia di Antonio Machado: 'Viaggiatore, non c'è cammino, si fa il cammino camminando'. E nel viaggio bisogna spesso essere in compagnia, per confrontarsi, per capire meglio la direzione da prendere, correggere gli errori. La scoperta, anche quando attribuita ai singoli, è sempre un processo collettivo; per questo è importante costruire luoghi di lavoro in cui ci si possa confrontare, contaminare e aiutare. È con questo spirito che abbiamo costruito e rafforzato il Dipartimento di Management e Tecnologia in questi anni". Dal padre, maestro di scuola elementare, ha ereditato l'amore l'insegnamento e la trasmissione del sapere. "Un accademico deve sentire la passione dell'insegnare. Perché la conoscenza è come la felicità. E la felicità, come raccontano le ultime pagine del libro di Jon Krakauer Nelle terre estreme, se non è condivisa non è niente".