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Zapatero non piace piu' alla Catalogna

, di Angelo Junior Soragni - dottorando in Diritto internazionale dell'economia alla Bocconi
Le ultime elezioni politiche nella comunità autonoma: un duro colpo per la sinistra spagnola

Il 28 novembre scorso il popolo catalano ha rinnovato il proprio Parlamento e le elezioni hanno sancito una pesante sconfitta per l'esecutivo socialista guidato da Josè Luis Zapatero. A vincere le elezioni catalane nonché a strappare la guida della Comunità Autonoma al Partito Socialista, che la deteneva dal 2003, è stato il partito autonomista-indipendentista di centrodestra Convergencia i Uniò fondato da Jordi Pujol nel 1974.

Una campagna elettorale strana, sancita anche da provocatori spot elettorali confezionati da alcuni candidati dei vari partiti in corsa per il rinnovo dell'Assemblea legislativa catalana. Tali elezioni hanno avuto una rilevanza nazionale non solo perché in tutto il Regno si avvicinano le amministrative del 2011 e le politiche della primavera 2012 ma anche e soprattutto perché in questa Regione, per ragioni sia di natura statutaria che di natura storica (forte identità nazionale) sono fortissimi i poteri legislativi primari e secondari, capaci certamente di mettere in grave difficoltà l'esecutivo centrale, nel caso di contrasto con l'esecutivo regionale a elevata autonomia. In questo contesto di per sé complicato si dovrebbero aggiungere altri elementi: i referendum per l'indipendenza della Catalogna promossi da associazioni indipendentiste e dal nuovo partito di sinistra ultraindipendendista Reagrupament; ma soprattutto la necessità per i socialisti alCongreso di Madrid di trovare un accordo con il secondo partito di centrodestra nazionale, ossia proprio CiU, principale avversario a Barcellona, per completare alcune vitali riforme in questo periodo di generale crisi economica. I risultati per il partito gemello di quello al potere a Madrid, il Psc (si tratta della sezione territoriale del Psoe di Zapatero ma se ne differenzia per alcuni aspetti: innanzitutto ha al proprio interno una grossa corrente nazionalista catalana e fortemente autonomista, in secondo luogo per diversi anni ha avuto un gruppo parlamentare autonomo anche a Madrid; ciò nonostante oggi la corrente alla guida del Partito è quella del presidente uscente della Comunità Josè Montilla, più vicino alla linea di Zapatero) si possono dire, senza troppi azzardi, addirittura catastrofici.Insomma una sonora sconfitta per la sinistra spagnola, con il CiU, Convergència i Unió, che si "prende" la Catalogna con il suo Segretario Artur Mas che diviene così presidente della Comunità dopo sette anni di opposizione. Non è ancora certo se il CiU concretizzerà un patto di legislatura con il PP, in forte crescita in questa Regione dove è notoriamente debole o, più verosimilmente, con alcune piccole forze autonomiste entrate in Parlamento. Sessantadue seggi su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona sono andati, come preannunciato, al CiU, fondato dallo storico leaderautonomista Jordi Pujol (ne aveva 48 in quello uscente), davanti ai socialisti del Psc, crollati a 29 deputati (contro i precedenti 37). La sinistra indipendentista repubblicana di Erc scende da 21 a 10 seggi, la sinistra verde da 12 a 10. Cresce il Partido Popular, come detto, tradizionalmente debole in Catalogna, che sale a 18 deputati, da 14, e registra il suo migliore risultato di sempre, mentre si stabilizza il centralista Ciutatadans con 3. Nel nuovo Parlamento entra anche, con 3 seggi, il nuovo partito indipendentista dell'ex-presidente del Barcellona calcio, Joan Laporta.Ha, invece, solo rischiato di entrare nell'assemblea autonomica di Barcellona il partito xenofobo catalano e questo dato, totalmente imprevisto, sicuramente fa riflettere sul crescente malcontento locale.
Davvero un brutto colpo per Zapatero, la cui popolarità è ai minimi storici: i sondaggi danno i socialisti nettamente staccati dalPartido Popularguidato attualmente da Mariano Rajoy, che, se si votasse oggi, potrebbe addirittura conquistare la maggioranza assoluta al Congreso.