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Persone Anna Gervasoni

Voglio aiutare le ragazze a non dover cedere i propri spazi

, di Pietro Masotti
La neo rettrice della LIUC ripercorre la propria carriera nell’accademia, dove certe tutele nei confronti delle donne non sono così sviluppate come nelle aziende, che nel prossimo mandato punta anche a dare grande attenzione alle giovani

“Nel programma del mio mandato da rettore per il prossimo triennio ci saranno alcuni temi di fondo, l’internazionalizzazione, l’innovazione, il rapporto con le imprese. Ma in modo trasversale vorrei dare grande attenzione ai giovani e soprattutto alle giovani. Per esempio, mi piacerebbe incoraggiare le giovani ricercatrici e studentesse a non mollare dando loro strumenti, tutele e sostegni che, paradossalmente, in università sono persino meno presenti che in altri ambienti professionali”. Alla vigilia del suo insediamento al vertice della LIUC- Università Cattaneo di Castellanza (Va), Anna Gervasoni, professoressa di Economia e Gestione delle imprese, riavvolge il nastro della carriera e del proprio vissuto personale nell’ambiente accademico, a cominciare dagli esordi in Bocconi. “Mentre decidevo che cosa fare dopo la laurea, il mio relatore, Alberto Dessy, mi chiese di collaborare col nostro Istituto e mi affidarono un progetto per il comitato direttivo degli agenti di cambio di borsa. Mi ero appena laureata, tra le primissime, nella specializzazione in finanza, e fu per me un avvio a temi di ricerca affascinanti. Se sono rimasta in università, però, è per la didattica, per il rapporto con gli studenti: mi ha conquistata tanto che non ho mai sentito le sirene delle aziende, dei fondi di investimento o del mondo del venture capital che nasceva in quegli anni e nel quale avrei potuto trovare un soddisfacente impiego”.

Coinvolta fin dalla seconda metà degli anni 80 in Aifi, l’associazione che raduna i fondi di private equity, venture capital, private debt e di cui è direttore generale, Anna Gervasoni approda come ricercatrice alla nascente LIUC quando l’ateneo era ancora in fase di startup. “Per un periodo ho mantenuto due incarichi, in Bocconi e a Castellanza, ma con il primo figlio ho dovuto razionalizzare la mia vita. In fabbrica timbri il cartellino, hai la maternità, alcune tutele sindacali, in università è diverso: io non ho dichiarato di essere incinta se non al parto perché, se mi fossi assentata, le mie ore di lezione sarebbero state assegnate a un collega, i progetti di ricerca si sarebbero fermati, il libro rimandato… e farsi ridare questi spazi indietro sarebbe stato complicato. È su questo che voglio aiutare le ragazze: a non essere sostituite al primo accenno di maternità o di impegno personale. L’università mi ha dato grandi soddisfazioni, ma ho vissuto anche momenti di sconforto e delusione, come capita quando sei giovane e perdi un concorso senza sapere perché, o non ti viene riconosciuto il merito e non sei valorizzato nemmeno economicamente”.

Sarà forse per l’innato senso materno di protezione, che la neo rettrice dell’ateneo di Castellanza sconsiglierebbe ai figli di seguire le sue orme in università. “Per fare questo percorso, che ha tempi lunghi e scoraggianti, devi essere molto forte dentro. All’inizio è come fare l’artista, non si è riconosciuti né ripagati per l’impegno. Il mio segreto è stato quello di compensare le delusioni con altre soddisfazioni, a cominciare dai figli ma anche dall’incarico in Aifi per il quale ricevevo molti apprezzamenti. Consiglio a tutti di coltivarsi un proprio giardino interiore, con un bel recinto intorno, nel quale potersi chiudere dentro ogni tanto e risentire tutta la voce della propria forza. Mai rinunciare alla propria vita privata per il lavoro. Detto questo, l’attività accademica è il mestiere più bello del mondo. Rifarei tutto”.

L’altro leit motiv che ha guidato le scelte di carriera di Anna Gervasoni è quello di sposare i progetti, più che le istituzioni o le aziende. “Le persone e i progetti si devono unire in qualunque situazione, così si lavora bene, si è davvero utili e ci si sente realizzati. La stessa decisione di accettare il ruolo di rettore per me è legata al nuovo progetto di Confindustria Varese e LIUC che rafforzerà ancor più il legame tra ricerca, formazione e imprese. È il progetto che ha scelto me, e io ho accettato perché mi sento adatta”.