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University press, protagonista in università

, di Anna Boccassini
Da un convegno in Bocconi nuovi stimoli per l'editoria universitaria


La casa editrice protagonista in università come interlocutore e mediatore intellettuale: è una nuova e stimolante immagine di university press, quella emersa dal convegno "Editoria e università per la cultura: modelli e opinioni a confronto", il 17 novembre scorso in Bocconi. Per la prima volta, a parlare di editoria e università non sono stati i soli addetti ai lavori, ma autori e lettori, docenti e professionisti.

Iniziativa nata per i 15 anni di Egea, casa editrice e libreria dell'Università Bocconi, il convegno è stato l'occasione per riflettere sul ruolo e sulle prospettive delle university press. Dal punto di vista dell'ospite, Egea, anche un'opportunità per confrontarsi con i percorsi già compiuti dalle "colleghe" inglesi, francesi e americane e per raccogliere spunti e stimoli per il futuro.

"Il convegno si è rivelato di gran lunga superiore alle aspettative, che pure erano alte" commenta Gianluigi Mariani, direttore della divisione editoriale di Egea. "Siamo riusciti a raccogliere idee, critiche, osservazioni di altissima qualità, preziose per il futuro. Siamo entrati nel convegno con alcune convinzioni di base. Ne siamo usciti con la conferma di quelle, e in più con nuove idee che stiamo cercando di esplorare".

Un'indicazione chiara è emersa, innanzitutto, su ciò che una casa editrice universitaria non deve essere: una sorta di mera cassa di risonanza, di amplificatore del mondo universitario, o, peggio, di "tipografia sotto casa". Il ruolo di una university press è nel cuore dell'università, protagonista della mediazione culturale che ha per destinatari studenti, docenti, laureati, professionisti. In una parola, i lettori.

Dal punto di vista del business, la university press deve stare nel mercato e lavorare per il mercato. Questo significa che deve, certo, far profitti per crescere e reinvestire. Ma, soprattutto, che deve custodire e far crescere il proprio "dividendo intellettuale" di idee, progetti, ipotesi di lettura, vero obiettivo di una società editoriale.

Il convegno è stato anche occasione per un bilancio sui vincoli e le opportunità offerte dalle diverse pubblicazioni. In particolare, sono state toccate le quattro aree su cui Egea lavora: ricerca, manuali universitari, testi professionali e saggistica.

Per quanto riguarda la pubblicazione di ricerche, è emersa unanime la richiesta che si applichi finalmente un sistema di referaggio, garanzia di qualità. "Da una parte i libri sono veicolo per vincere i concorsi, dall'altra non vengono adeguatamente certificati da referee indipendenti. La colpa non è dell'editore, né dell'autore, ma di un sistema che funziona male e dal quale è necessario uscire", commenta Mariani. Il settore deve oltretutto fare i conti col fatto che non c'è una vera domanda da parte del mercato. Quindi meno risorse da dedicare, per esempio, all'editing. E tanto meno a una certificazione indipendente.

Diversa la situazione dei libri di adozione. La riforma universitaria esige nuovi libri di testo, con diversi livelli di difficoltà a seconda che siano dedicati al triennio, al biennio o a corsi di specializzazione, master e così via. Le proposte emerse spingono sulla costruzione di un nucleo forte, un manuale di base. Intorno, una costellazione di testi di supporto, casi, esercitazioni guidate, rimandi a siti web e così via. Il testo, più duraturo, potrà essere valido per qualche anno, in modo da venire ristampato e andare a break-even. I supporti potranno invece essere cambiati in itinere.

Argomento delicato e difficile quello della pubblicistica professionale. Perché, innanzitutto, puntarvi? Per due motivi, spiega Mariani. "In primo luogo, perché crediamo, come la Bocconi, nell'importanza della formazione permanente. In secondo luogo, perché è importante produrre volumi in cui le informazioni per il pubblico specialistico vengano trattate unitariamente. Il nostro principale obiettivo è dare risposte operative senza perdere la forza della dottrina che sta a monte". Questo equilibrio risponde a un'effettiva domanda del mercato, diviso tra editori commerciali sbilanciati sull'"how to do", ma spesso poco attenti a correttezza e completezza, ed editori scientifici, che privilegiano la dottrina senza rispondere ai bisogni di operatività del professionista.

L'ultima grande area riguarda invece la saggistica. In Italia, osserva Mariani, il filone di opere riguardanti le scienze umane e sociali rischia di esaurirsi in testi dedicati per lo più alla polemica politica. "Noi abbiamo la presunzione – spiega Mariani – di voler allargare il dibattito, di uscire dalle polemiche e offrire contributi di riflessione. Vogliamo ampliare il pubblico di chi si occupa di scienze sociali ma non specificamente di dibattito politico". Strumenti di analisi, approfondimento, documentazione, che superino schieramenti e preconcetti, che aiutino a capire i fenomeni di una società sempre più veloce nel cambiare.

Emerge un mondo affascinante, anche se non privo di difficoltà. E moltissime sono le University Press che stanno ultimamente nascendo, un po' in tutta Italia. Qual è il parere di chi, dopo 15 anni di attività, ha una certa esperienza del settore? "Questi tentativi sono sempre da apprezzare – risponde Mariani –. Tuttavia, la sensazione è che non si tenga nel dovuto conto l'impegno economico-finanziario e di risorse umane necessario. Oggi sembra che ciascuna città voglia la propria università, per poi non avere però risorse economiche e culturali sufficienti. Non vorremmo che questo errore si ripetesse anche a livello di university press. Far buoni libri è relativamente semplice: farli leggere è il vero problema. La frammentazione rischia di disperdere energie, invece di verificare possibilità di cooperazione e collaborazione".