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Una lean startup per le riforme

, di Carmelo Cennamo - assistant professor presso il Dipartimento di management e tecnologia
Come applicare alla politica la metodologia che ha già consentito di creare nuove imprese di successo nel mondo, minimizzando i costi e il rischio di fare cose inutili
Carmelo Cennamo

A ogni campagna elettorale e formazione di un nuovo governo seguono annunci solenni di riforme epocali che cambieranno la vita dei cittadini e il destino della nazione. Poi comincia un lungo dibattito tra le parti politiche, per lo più una serie di annunci televisivi, su cosa sia utile al paese e quale sia la riforma migliore da implementare. A questo si aggiungono le contro-opinioni delle cosiddette parti sociali (ma non sono i partiti le 'parti sociali', rappresentando essi la pluralità della società?), che apportano istanze diverse e quindi ulteriore complessità a temi già complessi.

Ci si avvia così a una lunga mediazione che nel migliore dei casi, quando si riesce a varare la riforma, porta alla stesura di un testo risultato di un lungo compromesso tra le parti. Dopo due-tre anni, la riforma è legge dello Stato. Dopo ulteriori due-tre anni i primi effetti della riforma cominciano a essere visibili e ricomincia il dibattito su se e come quella legge debba essere cambiata. Nel caso affermativo, occorrono altri due-tre anni per vararla e altrettanti per capire se il nuovo testo corregge i difetti del precedente e apporta i benefici sperati. Risultato: nel migliore dei casi, dove si arriva a un testo di riforma 'funzionante' dopo solo due iterazioni, occorre circa un decennio, con tutto ciò che questo comporta in termini di costi economici, sociali e politici, e perdita di competitività del paese.

Questo approccio 'top-down', dove le leggi vengono calate dall'alto senza prima comprendere attraverso una qualche evidenza oggettiva cosa può funzionare, risulta non più sostenibile nell'era in cui l'economia si muove alla velocità di un click.

Occorre cambiare metodo ed approccio. Contrapporre al "governo pesante" il "governo leggero", seguendo quel metodo "lean startup" adottato dalle imprese in fieri per comprendere velocemente e con il minimo spreco di risorse quale modello di business possa meglio funzionare e quali funzionalità e caratteristiche del prodotto rispondano meglio alle esigenze dei consumatori.

Implementata per la prima volta nella metà degli anni 2000 da Eric Ries (coadiuvato da importanti mentor quali Steve Blank), la metodologia ha preso subito piede e oggi è il metodo con cui si creano startup di successo nella Silicon Valley e nel mondo. In breve, il principio-pilastro della metodologia è quello di trattare ogni nuova attività imprenditoriale come un esperimento, identificando gli elementi del piano di azione per quello che sono, semplici assunzioni/presunzioni invece che fatti, che quindi necessitano una validazione prima di essere trasformati in un vero e proprio prodotto su cui costruire il successo dell'azienda. Attraverso un prototipo sottoposto a potenziali clienti, si cerca di capire quali caratteristiche del prodotto meglio rispondano alle esigenze dei consumatori; si validano quindi alcune idee alla base del progetto imprenditoriale e se ne rigettano altre. Il tutto attraverso un processo iterativo che permette in un arco temporale contenuto di massimizzare l'apprendimento e minimizzare i costi e il rischio di costruire qualcosa che nessuno vuole o usa.

Il metodo è stato già applicato con successo ad esempio dall'amministrazione Obama nel 2010, prima per creare una nuova agenzia per la protezione dei cittadini da prodotti e servizi finanziari altamente rischiosi (Consumer financial protection bureau), e poi per la creazione dell'agenzia per la salvaguardia della salute (healthcare.gov), quest'ultima istituita in soli 90 giorni, e a un costo bassissimo, ma con un efficacia che si è dimostrata dirompente. Un approccio simile di tipo sperimentale è stato attuato anche in Italia di recente dall'ex ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, e con ottimi risultati.

Adottare l'approccio startup in politica non solo ridurrebbe le inefficienze e i costi della politica, ma ne aumenterebbe l'efficacia e i benefici, contribuendo a rendere più professionale la gestione della cosa pubblica e aumentandone quindi la serietà, quella vera, basata sull'evidenza dei dati.