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Una crisi strutturale

Egregio Professor Gatti, mi trovo sicuramente in accordo con Lei con riguardo alla ciclicità degli avvenimenti all'interno delle molte crisi che si sono susseguite negli anni, anche se penso sia da aggiungere (come sicuramente immagino abbia fatto a mente magari non aggiungendo nell'articolo per ovvi problemi di spazio) che, forse, questa crisi, a differenza di quelle per lo meno più recenti, sia più difficile da prevedere nei suoi sviluppi futuri. A mio parere infatti sono da considerare alcuni fattori specifici derivanti dal fatto che questa volta la crisi, oltre ad avvenire in un mondo molto più globalizzato che in passato, dove ormai addirittura economie solitamente meno correlate con quelle occidentali, come quelle ad esempio dei Paesi Mediorientali, iniziano a sentire gli effetti di un sistema che è collassato su se stesso. A differenza di altre crisi infatti questa si basa a mio parere su una vera e propria crisi strutturale, cioè se andiamo a pensare alle crisi più recenti, per quanto queste siano state forti non hanno intaccato alla radice un sistema, cioè, ora ci troviamo in una situazione in cui lo stesso modello di business degli intermediari finanziari non riesce a reggersi su se stesso, portandosi con se anche conseguenze per l'economia reale che stanno trasformandosi in una vera e propria recessione. Basterebbe andare a vedere il grafico dell'andamento del prezzo del petrolio per accorgersi di che entità sia questa crisi: i "salti" fatti in questo ultimo anno di crisi non sono avvenuti neppure in crisi come quella degli anni '70, e ancora meno in crisi come quella russa o come la dot.com bubble. A mio parere ora ci troviamo di fronte a una vera e propria crisi del liberalismo che ci è stato proposto fino adesso, basta pensare alla scomparsa di quello che era il modello della banca di investimento intesa in senso stretto. Forse, esagerando, ci troviamo di fronte all'inizio di un nuovo tipo di ciclicità, un nuovo tipo di "crisi" forse, che fungerà da "modello" per crisi future. Attendo con piacere il suo parere a riguardo. Riccardo Pellegrin