Un video da premio sulla giurisdizione extraterritoriale
"Here, There, and Everywhere. Double Criminality Requirement for Extraterritorial Jurisdiction", di Camilla Mostardini e Tommaso Trinchera, ha vinto il premio WG Hart Legal Workshop 2021 per la migliore presentazione video.
Gli organizzatori del workshop su "New Perspectives on Jurisdiction and the Criminal Law", sono stati costretti a spostare l'edizione 2021 online e i partecipanti hanno avuto la possibilità di presentare i loro studi attraverso un video.
Nel loro video, Mostardini (una PhD candidate che sta per difendere la sua tesi su argomenti legati a quelli del paper), e Trinchera (un academic fellow presso il Dipartimento di Studi Giuridici della Bocconi) discutono se, affinché uno Stato possa punire un reato commesso all'estero, la condotta debba essere un crimine anche secondo le leggi dello Stato in cui è avvenuta.
Mentre molte condotte, come l'omicidio o il furto, sono considerate reati in qualsiasi giurisdizione, il problema si pone in relazione a controverse classi di reati legati a convinzioni etiche. Gli esempi proposti dagli autori sono la maternità surrogata; l'eutanasia e il suicidio assistito; l'aborto al di fuori delle condizioni stabilite dalla legge.
Gli autori propongono nuove basi per l'opinione che sia necessaria la doppia incriminazione. "È assimilabile a un principio naturale che si basa sull'idea delle aspettative sociali", dicono. "Quando vado in un paese straniero, devo rispettare le sue leggi, ma ho anche il diritto di godere dei gradi di libertà che mi offre".
Al giorno d'oggi, suonerebbe arrogante da parte di uno stato moderno pretendere che le proprie leggi seguano i cittadini ovunque nel mondo. "È tipico di uno Stato autoritario", dicono i due autori, e concludono che se la legge italiana sembra talvolta escludere il requisito della doppia incriminazione, ciò è probabilmente dovuto all'origine autoritaria del Codice Penale italiano, la cui prima stesura risale agli anni '30 del secolo scorso.