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Un viaggio non pianificato: la strada di Monica Possa

, di Diana Cavalcoli
Monica Possa, oggi Group Chief HR & Organization Officer in Generali, racconta come la sua carriera non sia stata lineare né pianificata. Dopo una laurea in Discipline Economiche e Sociali alla Bocconi, ha trovato la sua strada attraverso esperienze diverse, dall'insegnamento alla consulenza, fino alle risorse umane

“La mia carriera non è stata un percorso lineare, non avevo pianificato nulla. Ho capito dove volevo andare solo a viaggio iniziato. 
Ed è quello che suggerisco ai più giovani: sperimentate e poi capirete la vostra strada.” Monica Possa si è laureata nel 1989 in Discipline Economiche e Sociali in Bocconi. Oggi è Group Chief HR & Organization Officer in Generali, in cui è entrata nel 2013 dopo otto anni in RCS Media Group. 

Racconta: “Un punto di svolta per me è stato il periodo in Bocconi come ricercatrice e assistente. Lì ho capito che, a differenza di alcuni miei compagni di corso, amavo applicare i modelli teorici che studiavamo. Mi piaceva fare interviste, parlare con le persone e con gli studenti”. Una passione per le persone che l’ha poi portata a fare una scelta “pazza” dopo le prime esperienze lavorative. “Una volta laureata – spiega – sono andata a lavorare nella consulenza prima in Capgemini e poi in BCG. Avevo un percorso avviato ma mancava qualcosa. Così ho deciso di cambiare e ricominciare da zero nelle risorse umane in Omnitel. Mai decisione fu più azzeccata per me” aggiunge. In Omnitel, dove entra nel 1999, Possa cresce e diventa prima Direttrice delle Risorse Umane Italia poi Direttrice delle Risorse Umane Sud Europa e infine Direttrice Risorse Umane Semea (Sud Europa, Medio Oriente ed Africa). “Sono poi arrivata in RCS per affrontare nuove sfide tra cui la possibilità di lavorare in una quotata italiana e in un settore, quello editoriale, che ho sempre amato, da grande lettrice” aggiunge. 

In Generali arriva poi l’occasione di lavorare in una grande multinazionale e avere un impatto ancora più rilevante. “Sono cresciuta molto anche come manager. Qui vige un sistema di feedback articolato per cui soprattutto i primi tempi ho dovuto lavorare non tanto sui contenuti che portavo quanto sull’apertura e sulla capacità d’ingaggio dell’organizzazione. Ho imparato a essere anche meno orientata al controllo, più aperta alla sperimentazione e al rischio e a dare fiducia ai miei collaboratori e colleghi.” La maternità ha poi contribuito molto alla crescita umana e professionale. “Mio figlio mi ha insegnato sia che non posso controllare tutto, sia l’importanza dell’ascolto, perché devi misurarti per la prima volta con qualcuno che è profondamente nella tua vita ma è diverso da te. E questo confronto continuo, se elaborato, è una grandissima ricchezza e crescita personale” aggiunge. 

Sulle poche donne al vertice, Possa ammette che le statistiche italiane lasciano ancora a desiderare e che le discriminazioni esistono e vanno contrastate. “Ho avuto la fortuna di lavorare in ambienti meritocratici in cui veniva valorizzata la competenza a prescindere dal genere. Però parlo con le donne e, anche se io non ho mai avuto la necessità di essere ‘uoma’ o non ho sperimentato discriminazioni, non significa che non ce ne siano. Anzi, bisogna avere il coraggio di cambiare la cultura. In questo senso mi sento responsabile visto il mio ruolo nel promuovere il cambiamento” aggiunge. 

Non è un caso quindi se in Generali si sono moltiplicati negli anni i programmi legati allo sviluppo della carriera femminile e all’inclusione. Possa dice: “Per far bene sul lavoro, alle ragazze dico: fate più esperienze possibili e alla fine, quando si tratta di decidere, non ascoltate troppo gli altri, osate con coraggio e non preoccupatevi sempre di essere ‘superadeguate’ alle richieste del ruolo, ma seguite la vostra passione. Perché non esiste una ricetta preconfezionata, ma il vostro percorso ‘giusto’ alla fine è solo vostro”.