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Tutta colpa della globalizzazione?

, di Gianmarco Ottaviano, Italo Colantone, Piero Stanig - rispettivamente professore ordinario e professori associati presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche
Il protezionismo e l'isolazionismo sono cresciuti in tutto il mondo, in quello che e' divenuto noto come il contraccolpo della globalizzazione. Utilizzando dati recentemente raccolti per 23 democrazie avanzate industrializzate e dati sul commercio globale, uno studio analizza il comportamento di voto e traccia gli interventi di politica commerciale

Un'animata discussione è nata intorno alla recente ondata di partiti populisti nelle democrazie avanzate. Uno dei fenomeni più rilevanti legati all'ondata populista è il cosiddetto "contraccolpo della globalizzazione". In un recente lavoro dedicato a questo tema con Italo Colantone e Piero Stanig, definiamo tale fenomeno come lo spostamento politico degli elettori e dei partiti in una direzione protezionista e isolazionista, con implicazioni sostanziali sulle politiche appoggiate e attuate dai governi.
Per documentare tale contraccolpo, impieghiamo dati recentemente raccolti per 23 democrazie avanzate industrializzate in Europa, Nord America e Asia. L'analisi copre il periodo 1980-2019. Iniziamo fornendo evidenze descrittive del contraccolpo in termini di sostegno elettorale per partiti con istanze protezionistiche e isolazionistiche. Guardando alla media aggregata, si nota un visibile declino dall'inizio degli anni '80 fino ai primi anni '90. Questa "ondata globalista" è poi seguita da una svolta protezionista a partire dalla metà degli anni '90. Tale tendenza è chiaramente rilevabile nella maggior parte dei Paesi. Risultati molto simili si ottengono quando si guarda alla composizione partitica dei parlamenti e dei governi. Questo suggerisce che il sostegno elettorale si è tradotto nella composizione degli organi decisionali.

Una svolta protezionista è rilevabile anche in termini di politica commerciale, dalla Brexit alla guerra commerciale Usa-Cina e allo stallo dell'organo d'appello dell'Organizzazione mondiale del commercio. Tuttavia, si possono osservare anche sviluppi più favorevoli agli scambi internazionali. Per esempio, il numero di accordi commerciali regionali attivi e, in particolare, di aree di libero scambio, ha continuato a crescere. Contemporaneamente, i dazi medi hanno continuato a diminuire. Nondimeno, le misure di protezione temporanee (come i dazi anti-dumping e compensativi) sono diventate più frequenti e marcate. Nel complesso, l'evoluzione della politica commerciale sembra coerente con le dinamiche politiche descritte sopra.

Il quadro diventa invece più variegato se guardiamo agli atteggiamenti individuali. Non troviamo prove evidenti di un peggioramento generalizzato dell'opinione pubblica rispetto alla globalizzazione. Tuttavia, ampie minoranze (e in alcuni casi grandi maggioranze) degli intervistati ritengono di non trarre alcun beneficio dal commercio internazionale.
Quali sono i driver del contraccolpo della globalizzazione? L'evidenza disponibile ci permette di concludere che il contraccolpo è quindi endogeno alla globalizzazione stessa. Per esempio, le regioni più esposte all'aumento delle importazioni dalla Cina tra i primi anni '90 e la crisi finanziaria del 2008, a causa della loro storica specializzazione industriale, sono state danneggiate in molti modi: da una maggiore disoccupazione a una minore partecipazione alla forza lavoro, da un maggiore utilizzo di invalidità e altre prestazioni sociali a salari ridotti, da una minore fornitura di beni pubblici a un peggioramento delle condizioni sanitarie.

Tuttavia, il contraccolpo è determinato solo in parte dal commercio internazionale. Altri fattori, come il cambiamento tecnologico, l'immigrazione, l'austerità fiscale seguita alla crisi del 2008, così come le preoccupazioni culturali, hanno svolto un ruolo simile nel guidare il cambiamento politico osservato. Prendendo in prestito dalla letteratura medica, descriviamo questa natura multi-causale del fenomeno attraverso il concetto di "comorbidità", per cui diversi fattori si sommano per generare il contraccolpo. Le democrazie avanzate devono imparare a gestire le conseguenze redistributive dei cambiamenti strutturali in modo più inclusivo.