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Persone Roberta Gatti

Tante domande e l’economia come risposta

, di Diana Cavalcoli
Roberta Gatti oggi è capo economista per la Regione del Medio Oriente e Nord Africa alla Banca Mondiale, un lavoro impegnativo ma molto gratificante

“Quando frequentavo il Liceo Scientifico Galileo Galilei di Alessandria il mio sogno era diventare filosofa. Devo a mia madre l’esame di coscienza che mi ha portata a studiare economia in Bocconi. Mi sono resa conto solo poi che l’economia consente di rispondere alle domande che mi animavano da giovane: perché le persone si comportano in un certo modo? Cosa determina le scelte della società?” Roberta Gatti oggi è capo economista per la Regione del Medio Oriente e Nord Africa alla Banca Mondiale. Racconta di una carriera “sorprendente, impegnativa e gratificante” e spiega come a spingerla sia sempre stata una grande curiosità verso il mondo oltre che l’amore per lo studio. 

Dice: “Dopo la laurea ho fatto domanda per i programmi di dottorato negli Stati Uniti. Sono approdata a Cambridge, nel Massachusetts, con un gruppo di compagni di classe straordinari, alcuni dei quali sono diventati gli amici di una vita”. Però i libri e l’accademia non le bastano. “Volevo vedere il mondo, capire perché alcuni paesi sono molto più poveri di altri e confrontarmi con qualcosa di grande. È qui che entra in gioco la Banca Mondiale. Sono entrata venticinque anni fa e non l’ho più lasciata” aggiunge. 

Il primo incarico nel 1998 è nel Development Research Group. Gatti gestisce programmi di ricerca sulla crescita economica, la produttività delle imprese, il genere, l’inclusione sociale e il mercato del lavoro. Insegna anche nelle università di Georgetown e Johns Hopkins. Del suo mestiere spiega di amare gli stimoli intellettuali e i valori che ne sono alla base. “Mi identifico pienamente con la missione della mia istituzione: Un mondo libero dalla povertà su un pianeta vivibile; interagisco poi ogni giorno con colleghi favolosamente intelligenti provenienti da tutto il mondo e viaggio spesso, incontro persone, accademici e politici.” Una vita sempre di corsa fatta di complessità per Gatti che è madre di tre figli. “Non mi annoio mai” scherza. 

Gatti spiega che nel costruire una carriera internazionale la perseveranza è stata uno degli elementi chiave ma è stato anche fondamentale l’avere dei punti fermi: una stella polare. Dice: “Mia mamma, Francesca Violetta Prandi, è stata una costante fonte di ispirazione. Originaria di un paesino del Piemonte e orfana, mi ha insegnato a non limitare i miei orizzonti. Era più giovane di me quando ha perso la sua lunga battaglia contro il cancro al seno. Ma il suo esempio di forza d’animo, generosità e, ancora, perseveranza, mi guida 

ogni giorno”. 

Valori che hanno aiutato Gatti anche a reagire alle difficoltà e ai bias che nel mondo dell’economia sono ancora ben radicati. “Quando ero più giovane e non venivo ascoltata, cosa che accadeva abbastanza spesso, era facile cadere nella trappola del ‘sono io, non loro’: Sono abbastanza intelligente? Sto parlando troppo a lungo? Ho indossato il vestito sbagliato? È incredibile la quantità di domande che si affollano nella testa di una persona quando le viene fatto credere di non essere adatta. Però ho cercato di essere parte attiva del cambiamento.” Come? Oggi Gatti è mentore per le nuove generazioni di economiste dello sviluppo. E dice: “È una delle parti più soddisfacenti del mio lavoro”.