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Le donne studiano di più, avanzano nelle posizioni di potere, ma il mercato del lavoro resta sbilanciato e la strada verso la parità è ancora lunga. L’Europa segna progressi, mentre l’intelligenza artificiale e i nuovi scenari globali ridisegnano le sfide. Tra politiche, numeri e strategie, il cambiamento è in atto, ma la domanda resta aperta: è sufficiente?

I divari di genere sono ancora dominanti nelle nostre economie. Dall’istruzione alla partecipazione al mercato del lavoro, dai salari alle carriere, le disuguaglianze di genere emergono e persistono nel tempo. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, il cambiamento è stato lento e i divari di genere rimangono sostanziali. Secondo il World Economic Forum, saranno necessari oltre 130 anni per colmare i divari di genere a livello globale. In Europa, l’Indice sull’Uguaglianza di Genere pubblicato dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE) offre un indicatore chiaro dei progressi compiuti. Nel 2024, l’Europa ha raggiunto un punteggio di 71 su 100, un miglioramento rispetto al passato, ma ancora distante dalla parità. L’indicatore mostra differenze sostanziali tra paesi, evidenziando la necessità di politiche che tengano conto dei contesti socioeconomici e culturali specifici di ciascun paese.

Il punteggio complessivo riflette diversi fattori. Le donne nell’UE superano gli uomini nei livelli di istruzione, con un numero di laureate superiore ai laureati in tutti i paesi. Tuttavia, rimangono sottorappresentate nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), limitando così la loro partecipazione in alcuni dei settori più strategici e remunerativi dell’economia contemporanea e futura.

Il dominio del potere è il settore che ha registrato i progressi più significativi negli ultimi anni. La rappresentanza delle donne in posizioni decisionali, sia in politica che nel mondo aziendale, è cresciuta costantemente. Nel 2024, le donne costituivano il 33% dei membri dei parlamenti nazionali nell’UE, un dato stabile rispetto al 2023 ma in aumento di 10 punti percentuali rispetto al 2010. Anche nei consigli di amministrazione delle maggiori aziende quotate, la presenza femminile è cresciuta dal 28% nel 2019 al 34% nel 2024. In Italia, uno dei primi paesi ad adottare quote di genere nei consigli di amministrazione, la percentuale di donne nei board delle società quotate ha superato il 40%.

Il mercato del lavoro rimane il terreno più complesso per raggiungere la parità di genere. Sebbene il tasso di occupazione femminile nell’UE sia in crescita, persiste un divario medio di 15 punti percentuali rispetto a quello maschile. L’Italia presenta i dati più critici: solo il 51% delle donne è occupato, un valore che evidenzia la necessità di interventi più incisivi e strutturali.

Un altro ostacolo significativo è rappresentato dalla distribuzione diseguale delle responsabilità di cura in ambito familiare. Secondo l’EIGE, il 34% delle donne nell’UE si occupa quotidianamente di bambini, anziani o persone con disabilità, contro il 25% degli uomini. Tra le coppie con figli, il divario si amplifica: il 65% delle donne e il 46% degli uomini si assumono il ruolo di principale caregiver.

Queste disuguaglianze affondano le radici in contesti storici e culturali, rendendole difficili da eliminare. Tuttavia, le politiche possono giocare un ruolo cruciale. Ad esempio, le quote di genere nei consigli di amministrazione non solo hanno incrementato la rappresentanza femminile nei ruoli di leadership, ma hanno anche migliorato la qualità complessiva dei board senza impatti negativi sulle performance aziendali. Accelerare il cambiamento richiede misure incisive per affrontare le disuguaglianze strutturali e culturali: un aumento dei posti negli asili nido, congedi di paternità più generosi, flessibilità lavorativa, iniziative per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, promozione di una leadership inclusiva e programmi di formazione per ridurre stereotipi e pregiudizi nelle aziende.

Nuove sfide emergono nel panorama attuale. 

Il raggiungimento della parità di genere sta diventando sempre più complesso nell’era dell’intelligenza artificiale (IA). Sebbene l’IA offra opportunità significative per uomini e donne, solleva preoccupazioni riguardo alla domanda di nuove competenze, più diffuse tra gli uomini che tra le donne, e al contesto economico in evoluzione, che potrebbe creare ulteriori ostacoli al progresso femminile. Per promuovere l’uguaglianza di genere, è essenziale comprendere le cause profonde e le conseguenze dei divari di genere e come questi evolvono di fronte ai cambiamenti tecnologici.

Inoltre, il panorama globale della diversità, equità e inclusione (DEI) si confronta con un clima politico più conservatore. Negli Stati Uniti, grandi aziende come Amazon e Meta hanno annunciato l’eliminazione dei loro programmi DEI, affermando che l’inclusione possa essere raggiunta senza “trattamenti preferenziali”. Questo arretramento, avvenuto all’epoca della rielezione di Trump, segnala un cambiamento significativo nell’orientamento aziendale su questi temi.

In Europa, l’approccio alla diversità, equità e inclusione (DEI) è storicamente meno polarizzato, con una presenza meno dominante della cosiddetta “cultura woke”. Tuttavia, i dibattiti sulle politiche DEI rimangono vivaci, con l’uguaglianza di genere spesso al centro dell’attenzione. Le istituzioni europee continuano a svolgere un ruolo cruciale nella promozione dell’uguaglianza attraverso direttive sulla sostenibilità e l’introduzione di quote di genere nella governance aziendale. Questi sforzi dimostrano l’impegno dell’UE nel favorire una società più equa tra gli Stati membri.

In questo contesto complesso e in rapida evoluzione, i role models sono sempre più riconosciuti come uno strumento potente e non controverso per affrontare le disuguaglianze di genere. Mostrando donne di successo in diversi campi, essi sfidano gli stereotipi culturali e ispirano le future generazioni. Insieme a politiche efficaci, come quelle che promuovono l’istruzione nelle STEM e supportano l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, i role models possono essere un motore potente per il cambiamento, garantendo che i progressi verso l’uguaglianza di genere siano sostenuti e accelerati.

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