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Persone Benedetta Arese Lucini

Startupper si nasce

, di Diana Cavalcoli
Benedetta Arese Lucini ha capito prestissimo che sarebbe diventata un’imprenditrice. Perché le cose è bello farle da zero

“Mi sono innamorata della tecnologia da ragazzina. Ero nell’ufficio di mio padre, imprenditore in ambito software, e ho visto per la prima volta la scrivania con il computer e la sedia girevole. Lì ho capito che avrei voluto fare l’imprenditrice, cominciare le cose da zero.”

E ci è riuscita Benedetta Arese Lucini, una delle startupper più conosciute nel panorama italiano. La sua ultima idea si chiama Otter Finance, piattaforma che permette di ottenere liquidità a un tasso di interesse bassissimo e senza un rate. Nel suo cv però si legge Rocket Internet e soprattutto Uber di cui è stata country manager per l’Italia e regional manager in Europa, assunta dal fondatore Travis Kalanick.

Gli studi in Bocconi sono il risultato della sua grande passione per la matematica. Dice: “Ho scelto il corso di finanza perché mi permetteva di applicare la matematica a 360 gradi. Ho iniziato il mio percorso nell’investment banking, si lavorava giorno e notte con colleghi di tutte le nazionalità. C’era chi sapeva che avrebbe fatto quel mestiere e chi sapeva sarebbe andato via. Io appartenevo al secondo gruppo”.

Arese Lucini decide così di continuare gli studi con un MBA a New York. “Erano gli anni della crisi Lehman Brothers e di quel periodo ricordo il panico dei compagni di classe ma avendo visto le proporzioni di quella crisi oggi ho meno paura, ho visto il mercato americano riprendersi e molte opportunità crearsi dopo quel disastro”. 

Il colpo di fulmine con il mondo delle startup avviene a San Francisco. Qui Arese Lucini, lavorando nel Technology Investment Banking Team di Credit Suisse, conosce founder e vede da vicino progetti, idee, imprese in volata. “Ho lavorato sull’IPO di Facebook nel 2012 e con tante startup che stavano muovendo i primi passi dopo la crisi come Dropbox e Airbnb”. In questi anni conosce Oliver Samwer che con Rocket Internet stava lanciando il mercato del Sud-Est asiatico. “Ho fatto le valigie e sono andata in Malesia per sviluppare l’e-commerce quando ancora i pagamenti con carta in Asia non c’erano. Sfidante ma ho imparato tantissimo.” Da Kuala Lumpur torna poi a Milano per gettarsi in una nuova avventura: Uber nel 2013. “Siamo passati dall’essere presenti in dieci città fino a 450 quando sono andata via tre anni dopo. Ho gestito da due dipendenti a cento”. Una sfida anche in termini di leadership. “Penso di aver fatto tanti errori soprattutto all’inizio, in parte perché venivo da un mondo bancario molto tradizionale. Ho capito col tempo che bisognava invece delegare, dare valore e fiducia alle persone: l’empowerment americano.”

Nel 2016 la decisione di smettere “di fare startup per altri e farne una mia”. Con l’idea di rendere la finanza accessibile a tutti, fonda a Londra Oval Money, una piattaforma per risparmiare e investire in modo automatico, partendo da un euro. Raccoglie capitali ma dopo qualche anno è costretta a vendere. “Quel fallimento è stato una grande lezione. Oggi cerco di fare mentorship per evitare che altri commettano i miei errori.” Tra le cose più preziose apprese, il saper chiedere aiuto, che è un atto di forza e mai debolezza. 
“Ho capito infatti che gli errori, quelli grossi, bisogna avere il coraggio di commetterli, perché vuole dire che si è provato a innovare fino in fondo.”