Il team building delle piccole cose
Il confronto e le discussioni sulle tematiche di genere, l’inclusione e la diversità hanno raggiunto una prima maturità, promuovendo un dibattito che è al contempo locale e internazionale. Si dovrebbe ora salire di livello, supportando e incentivando iniziative che abbiano riflessi concreti sia nel singolo territorio sia su scala più ampia. Questa duplice attenzione può infatti portare a superare stereotipi diffusi e, in parallelo, a mantenere l’attenzione verticale sulle peculiarità di ogni paese. “Personalmente e a dispetto di quanto si possa credere, per esempio, la società cinese non mi sembra che mostri aspetti tanto dissimili, nel mondo del lavoro, da quella europea”, dà la sua versione Violante di Canossa, chief economist and head of the strategic partnerships and policy team presso UNDP China (United Nations Development Programme). “Certo, restano differenze di genere come altrove ma, tra l’altro, le donne rappresentano qui una componente crescente tra chi studia le materie Stem e tra i giovani professionisti che si sono già specializzati in Science, technology, engineering and mathematics. Peccato che, poi, spesso non trovino un posto nei board delle società, come succede anche in Italia”.
Nel suo lavoro, di Canossa è impegnata ad analizzare ogni progetto anche e in particolare alla luce del contributo di genere che quell’iniziativa può apportare, perché “il programma di UNDP China ha un focus importante sulla transizione verde ma quest’ultima deve mantenere un’attenzione significativa al contesto sociale, pensando sia alle tematiche di genere sia ad altri temi come la tutela dei gruppi più vulnerabili delle comunità locali. Questa lente d’ingrandimento sugli aspetti sociali viene applicata in diversi settori, dall’edilizia al manifatturiero, e altrettanto in diversi percorsi di transizione green tra cui la tutela della biodiversità o la strategia per una minor dipendenza dal carbone nell’industria”, afferma la funzionaria.
Laureata in Bocconi in Economia Politica, con un master alla London School of Economics, di Canossa ha lavorato in precedenza presso il think tank svizzero Centro internazionale per il commercio e lo sviluppo sostenibile (Ictsd) e, prima ancora, è stata per dieci anni economista per il Credit Suisse a Londra. “Ho avuto modo di conoscere molti professionisti e alcuni sono diventati miei mentor”, ricorda dalla Cina di Canossa. “Potrei dire in generale che i miei punti di riferimento sono in certi casi colleghi, ex colleghi e amici, in altri sono stati e sono ancora oggi i miei capi. Due modelli distinti che assolvono a necessità distinte: ai primi chiedo di solito un consiglio su come orientare complessivamente la mia carriera, dai secondi posso trarre suggerimenti più puntuali sull’ambiente di lavoro, su come sentirlo maggiormente mio e anche su come contribuire a renderlo più coeso”, sottolinea l’alumna bocconiana che ha creato il suo modo per trasferire la propensione allo scambio di idee nel suo team di lavoro (una cinquantina di persone e solo cinque non cinesi).
Lo si può definire un team building delle piccole cose, imperniato su pranzi tutti insieme o su chiacchierate informali con singoli colleghi, per avere la giusta privacy e parlare anche della vita fuori dall’ufficio. “Il mio sforzo è costruire un ponte tra persone con storie, provenienze geografiche, età e genere diversi”, rilancia la funzionaria.
C’è una cosa che di Canossa ci tiene ad aggiungere: affrontare le tematiche di genere non serve solamente a colmare un gap ma anche ad abituarsi a una forma mentis che vada abitualmente oltre la scelta di assumere collaboratori o selezionare relatori dalle solite liste. E, se il dubbio di una lavoratrice può essere di essere stata scelta in quanto donna, “non è un gran problema, semmai l’occasione per trasformare quella situazione in una fonte di nuove opportunità, senza temere di non essere all’altezza del ruolo. Se ti richiamano, è chiaro che il genere non c’entra ma che prevalgono le competenze”.