L’approccio femminile al business? È più circolare
“A volte certe esperienze occorre farle anche solo per capire che non sono per noi. A me è capitato con l’investment banking”. Da New York, dove ha fondato e gestisce un’agenzia di marketing e comunicazione che lavora per molti dei più noti brand del lusso e della moda, Laura Lanteri introduce così il racconto delle “sliding doors” della sua carriera professionale. “Durante gli anni del Des, in Bocconi, avevo seguito tantissimi corsi di taglio umanistico, da ermeneutica e filosofia della scienza, a storia dell’arte. Erano i corsi che mi appassionavano di più anche se, negli anni immediatamente successivi alla laurea, sembrava che non mi fossero utili. Invece sono stati quelli che hanno formato il mio approccio alla realtà e influenzato le scelte e i cambiamenti nella mia vita”. Come quello appunto di virare, dopo un secondo master ad Harvard e un primo impiego a Washington presso la Banca Mondiale, verso settori e posizioni più vicine alla propria sensibilità creativa, approdando prima in alcune agenzie pubblicitarie e poi come Head of Expansion in Oscar de la Renta, Head of Strategy in Gucci, Head of Strategy and Marketing in Louis Vuitton. “Quest’ultimo, in particolare, era un ruolo che sommava funzioni analitiche e quantitative ma anche di supervisione della parte creativa e per un periodo ci sono stata molto bene. Col tempo però ho cominciato a sentirmi stretta in un ruolo così rigidamente corporate e a maturare il desiderio di voler fare qualcosa per conto mio. Credo che le figure dei top manager nelle aziende siano modellate ancora troppo su un’interpretazione maschile del ruolo. Io avrei potuto lavorare quanto un ceo e anche di più, ma volevo avere più flessibilità, gestire il lavoro con i miei tempi, magari non sempre dall’ufficio, senza dover seguire percorsi rigidi e preimpostati. Avendo oggi tra i miei clienti molte aziende fondate e gestite da donne, mi sento di dire che l’approccio femminile al business procede con un’evoluzione più circolare, mentre quello maschile sembra seguire un percorso più lineare. Nelle donne vedo uno sguardo più ampio, che si muove su diversi livelli, si allarga, è più coinvolgente, più creativo”.
Il tema della flessibilità e della compatibilità tra gli impegni professionali e la gestione familiare è stato decisivo per spingere Laura Lanteri a lasciare gli incarichi manageriali per affrontare un’avventura più imprenditoriale. “Non mi vedevo a crescere due figli restando in un ambiente come quello tipico degli uffici corporate”, prosegue. “Per me, per esempio, si lavora quando si deve lavorare, ma poi si stacca. Non è stata comunque una scelta facile, anche perché certe consapevolezze maturano col tempo. Le ragazze delle nuove generazioni mi sembrano più avanti in questo, più decise nel delineare i propri obiettivi; ne ho incontrate alcune che, a poco più di 20 anni, sapevano già di voler diventare ceo o di volere quattro bambini, di volere una moglie o una carriera all’estero. Si vogliono tenere tutte le opzioni aperte e fanno bene, credo sia un elemento di progresso non accettare limiti e obiettivi che altri tradizionalmente hanno sempre pensato per noi donne, ma chiedersi noi che cosa vogliamo davvero, quali sono le nostre priorità. Inoltre, non so quanto sia così in Italia, ma qui a New York c'è sempre più volontà di creare, anche sul lavoro, ambienti che supportino queste ambizioni. Io quando ero in Bocconi non avevo queste sicurezze, ci sono arrivata col tempo, ma oggi sono felice di essermi costruita un ruolo tutto mio, che mi consente di curare diverse attitudini: ho le mie consulenze, insegno, sto girando un documentario. Ho in mente degli obiettivi chiari nel day by day, e mi godo la soddisfazione di raggiungerli un po’ per volta”.