Finanza e donne, si può. Anche nei posti di comando
La finanza e le auto classiche, non necessariamente in quest’ordine. E non auto da collezionare e accudire come preziosi reperti, ma da guidare in gare combattute e avventurose come il rally storico della Costa Smeralda, quello di Montecarlo, dove è stata l’unica pilota italiana ad avere vinto il trofeo femminile e l’unica donna ad essere arrivata tra i primi 10 classificati e, soprattutto, la Dakar Classic , con due edizioni già portate a termine con il marito Marco Leva, la prima a bordo di una Panda 4 X 4, la seconda con un Pajero prima serie (e una settima piazza assoluta). Alexia Giugni, laureata in Bocconi nel 1993 in economia aziendale, oggi manager di successo come Head of Client Coverage Division Emea di DWS, una carriera spesa nell’investment banking in società internazionali come JP Morgan, Citigroup e UBS, alla finanza ci è arrivata, se non per caso, certamente non pianificandolo. Non all’inizio almeno. “Alle superiori ho studiato ragioneria”, spiega Alexia Giugni, “e, come era d’uso allora, la scelta del percorso universitario avveniva quasi all’ultimo momento, nel periodo che va dalla maturità all’inizio dell’anno accademico. Io avevo optato per sociologia, fu la commissione d’esame a suggerire economia, visti gli eccellenti risultati. Ne parlai a casa e ne fummo tutti convinti, anche se a una condizione. Se economia doveva essere, l’unica opzione era la Bocconi. Scelta che, se la guardo adesso, mi cambiò la vita”. Perché frequentare la Bocconi voleva dire anche garantirsi la possibilità di esperienze all’estero altrove non ancora disponibili. E così fece: volò negli Usa e, al ritorno, ecco materializzarsi l’occasione di uno stage in JP Morgan, di fatto la sua prima presa di contatto con la grande finanza internazionale: “Io allora non sapevo niente del lavoro che sarei andata a fare”, racconta Giugni, “i ragazzi di adesso invece sono molto informati e consapevoli, hanno un approccio completamente diverso. A nessuno di noi all’epoca veniva in mente di mettere in discussione quello che ci veniva chiesto di fare, forse anche perché eravamo cresciuti in un ambiente scolastico top-down. Ora non è più così, mettono in discussione tutto e si rifiutano di svolgere mansioni che non valorizzano il percorso di studi svolto. Sanno esattamente quello che vogliono”. Una cosa positiva, si direbbe, anche se con qualche riserva: “Per me è fondamentale approcciarsi al mondo del lavoro con apertura. E’ giusto che i giovani mettano in discussione tutto, ma allo stesso tempo devono essere disponibili a mettere anche se stessi in discussione: è il modo per crescere professionalmente ”. Il mondo della finanza, da sempre, ha la fama di essere un habitat poco frequentato dalle donne. I casi come quello di Alexia Giugni, cioè una donna capace di arrivare al vertice, sono pochi. E’ ancora così? “Il mondo della finanza sta lentamente cambiando, anche se a volte ci si chiede se sia un cambiamento reale o di facciata. Detto questo donne in finanza adesso ce ne sono, la sfida è aumentare i numeri quelle che riescono ad arrivare in alto, creando una “pipeline” di talenti femminili da far crescere””, dice ancora Alexia Giugni. “Se io mi trovassi adesso a dover nominare il mio successore, per esempio, e dovessi farlo scegliendo solo tra i miei responsabili Emea, dovrei per forza nominare un uomo”. Un problema che si può risolvere, assodato che in quanto a capacità ‘tecniche’ non vi siano differenze tra uomini e donne, solo con un radicale cambiamento di mentalità. Sia in chi comanda, sia nelle donne stesse. “Ho molte collaboratrici donn: e la maternità non è un problema: sono pochi mesi nell’arco di una vita lavorativa, ai nostri livelli, il talento è quello che vogliamo tenere in azienda. Le donne però devono capire che possono ambire a posizioni di vertice”, continua la manager, “e devono soprattutto sapere comunicare questa loro ambizione. In questo c’è ancora grande differenza tra uomini e donne. Gli uomini sanno chiedere, le donne no”.