In squadra, i problemi di uno sono problemi di tutti
“Sono italo-francese e mi sono iscritta in Bocconi perché con due amici avevamo fondato una startup, Hear and Know, per cui ci servivano competenze finanziarie.” Claire Lelièvre si laurea così in triennale in Economia e Management alla Bocconi diventando poi chief financial officer della società dopo un master in ingegneria finanziaria in Francia. Un’esperienza nel mondo tech, da startupper, che l’ha avvicinata al mondo in cui lavora oggi. Gestisce infatti gli investimenti in startup per un fondo governativo da centocinquanta milioni presso Investissement Québec, in Canada.
“Quando la startup ha iniziato a crescere – spiega – sono andata a San Francisco e ho vissuto negli Stati Uniti per un breve periodo di tempo, portando avanti fino al 2019 l’esperienza da imprenditrice. Poi ho cambiato tutto per amore e mi sono trasferita in Canada.” Ricominciando da zero o quasi.
“I primi tempi sono stati durissimi, non trovavo lavoro nonostante avessi un percorso di studio importante. Per un breve periodo ho lavorato anche in Ikea. Dopo tante ricerche ho trovato un incubatore per startup e ho iniziato a lavorare per Platform Calgary come supporto ad altri startupper.”
Per tre anni aiuta altri imprenditori a far crescere le loro idee. “Mi piaceva condividere quello che avevo imparato sulla mia pelle, soprattutto gli errori commessi” aggiunge. Lelièvre allarga intanto il suo network insegnando imprenditoria alla University of Virginia e al Pôle Universitaire Léonard de Vinci di Parigi. Dice: “Ho quindi iniziato a lavorare con alcuni fondi di investimento che mi chiedevano di fare la preselezione delle startup e sono così arrivata al mio attuale lavoro come direttrice di un fondo per il governo del Québec che investe in startup nella fase iniziale.”
È diventata in breve la persona di riferimento che decide se scommettere o meno sullo sviluppo di un progetto. “Un lavoro incredibile perché sei a contatto con imprenditori che sono molto appassionati. E poi vediamo le aziende crescere, passando magari in pochi anni da due a quaranta dipendenti con soluzioni che cambiano la vita alle persone.”
Da donna dice: “Ho avuto qualche difficoltà quando ero più giovane, da startupper è capitato che non mi prendessero sul serio. Nel mio ruolo attuale al contrario ho trovato un ambiente inclusivo, sono da poco mamma e niente è cambiato dal punto di vista professionale.” Lelièvre nel suo ruolo cerca di incoraggiare le imprenditrici: “Sono poche e noto spesso che si frenano da sole: prima di chiedere un finanziamento vogliono essere certe di ottenere risultati mentre i founder uomini si buttano, anche a sproposito alle volte.” Lelièvre oggi guida un piccolo team di persone. Racconta: “Non so se si può parlare di leadership femminile, so che il mio obiettivo è aiutare le persone con cui lavoro a fare bene, ad alzare l’asticella. Qualsiasi meeting io abbia, se c’è qualcuno della squadra che ha bisogno metto in pausa.” Per essere un buon capo Lelièvre si è data alcune regole che arrivano dall’esperienza di startupper. “Se c’è un problema da risolvere indipendentemente dalla gerarchia tutti devono provare a pensare a una soluzione. Poi: mai lasciare qualcuno indietro. Se vedo che un collega resta fino a tardi non faccio finta di niente ma cerco di aiutarlo. Come a dire che i suoi problemi sono i miei.”